La
chiesa di Santa Maria della Misericordia
sorse, con la denominazione di Madonna degli
Olivi, "entro un territorio olivato,
a mezzogiorno di Mesagne", forse ai primi
del XVI secolo per munificenza della famiglia
Castriota Granai di cui permane nel sacro edificio
l'impresa araldica. L'arma, inquartata, contiene
nella sinistra l'aquila bicipite doppiamente coronata
e sormontata da triangolo e stella a sei raggi
nel centro; nella destra è un leone rampante
che brandisce la spada contro un giglio. Il 26
agosto 1578, per volontà dell'arcivescovo
Bernardino de Figueroa (1571-86), la chiesa fu
affidata al Capitolo della Collegiata di Mesagne.
La decisione si spiega con la necessità
di assicurare adeguata assistenza religiosa ai
pellegrini che si recavano a venerare un'icona
ritenuta miracolosa in conseguenza di quanto accaduto
il 19 maggio 1578; scrive il Mavaro "che
giocando vicino alla detta cappella un giorno
alcuni libertini giovinastri alle palle e che
uno di quelli per la perdita fatta di tutto il
denaro che portava, mosso dalla disperazione,
quasi che quella Sacra Immagine ne fosse la causa,
sacrilegamente le scagliò sulla faccia
una palla, la quale vi fece la miracolosa impressione,
lasciandovi una lividura di color rosso oscuro;
che il sacrilego percussore restò subito
attratto nel suo braccio, di cui più non
si poté prevalere; che indi arrestato dalal
giustizia fosse stato condannato alle forche:
onde si avvenne che il titolo che pria quell'immagine
aveva delli olivi le fu mutato in quella di Vendetta,
per causa dell'instantaneo miracolo operato".
Risultando il 19 maggio 1578 lunedì di
Pentecoste ne derivò l'uso della processione
e pellegrinaggio capitolare in quella ricorrenza.
Il titolo della chiesa fu mutato, per disposizione
arcivescovile, da Madonna di Giustizia,
quale si era imposto dopo l'accaduto, in Madonna
della Misericordia.
Chiesa di Santa Maria della
Misericordia.Esterno
ph. Antonio Pasimeni per Ufficio Beni Culturali
Arcidiocesi di Brindisi - Ostuni.
Già nel 1579 si decise
l'avvio di lavori per il radicale rifacimento
della cappella accanto a cui era sorto, a levante,
l'anno precedente, un ricovero per i pellegrini;
nel 1581 l'intrapresa fu affidata al mastro Jaco
D'Amato de Santo Pietro. Nel 1600 il rustico
poteva ritenersi completato; Serafino Profilo,
nel 1760, riassume i fatti riferendo:
"Radunate adunque alcune elemosine incominciorno
l'edificio del tempio sontuosissimo in tre vani,
come oggi si vede, secondo il modello appunto
della chiesa nella quale si adora la Vergine detta
di Leuche, o finibus terrae, in quel piano
medesimo circondato dall'olive, ove era l'antica
cappella. Questa chiesa oggi l'adorna un solo
altare con un nobil cappellone situato all'opposto
della porta maggiore aperta verso settentrione.
Ivi è un quadro grande dipinto ad oglio
rappresentante angioli e santi; e questo essendo
alla parte inferiore aperto, dà luoco alla
venerazione di detta immagine la quale sta dipinta
sul muro non avendosi smossa da quel luoco, ove
sortì il miracolo".
Nel 1868 la chiesa, già
danneggiata dal terremoto del 1743, crollò,
salvo la parte comprendente le strutture della
chiesetta preesistente l'ampliamento; si può
affermare perciò la coincidenza dell'attuale
chiesetta con l'originaria.
La chiesa, recentemente restaurata, ha, inglobate,
nel prospetto, due colonne in carparo, uniche
superstiti delle otto preesistenti al crollo del
1868. Al suo interno, sulle pareti laterali, quattro
imprese in bassorilievo riferibili ai Castrista-Granai,
forse elemento del sepolcro costruito per Giovanni
Castriota morto in Mesagne il 1514; alle città
di Taranto e Mesagne, questo fiancheggiato dalle
personificazioni delle dea dell'Abbondanza e della
dea Flora; all'agro di Mesagne. Lo stemma del
Capitolo di Mesagne è sulla cuspide del
timpano della pala d'altare e sulla chiave di
volta della copertura in tufo.
L'icona della Madonna della Misericordia si articola
e si lega ai simboli della melagrana e del pettirosso,
memorie della funzione salvifica della Chiesa.
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