La
chiesa di San Lorenzo fuori le mura di Mesagne,
si considerò, da Diego Ferdinando, rifacimento
o adattamento di un tempio dedicato a Giano bifronte.
Si tratta in realtà di una basilichetta
a tre navate ed abside tricora , costruita in
opus quadratum su misure multiple del piede tardo
- romano. La parte absidale, all'esterno, è
stata murata coprendo gli estradossi dei catini.
Le calotte sono perfettamente emisferiche e all'esterno,
nonostante le ampie finestre, la muratura non
presenta rinforzi di sorta. Può essere
associabile al distrutto martyrium di San Leucio
in Brindisi o alla basilica di San Paolino a Cimitile;
l'uso di chiese paleocristiane terminanti a tricore
fu comune in ogni epoca ma, in particolare, fino
al VI secolo. Dalle dimensioni dei conci, riconducibili
al piede tardo romano di mm.300, dall'area che
ricopre, dall'altezza e dai rapporti tra i vari
elementi risulta la sua appartenza a età
tardo romana piuttosto che protobizantina. È
interessante rilevare che l'altezza della cupola
corrisponde a quella dell'altezza del triangolo
equilatero avente per base la lunghezza dello
stesso monumento. Come rilevò Rosario Jurlaro,
"quest'ultimo interessante rapporto tra base
ed altezza pone la chiesa di San Lorenzo di Mesagne
al di sopra delle comuni costruzioni artigianali,
progettata quindi con quel rigore geometrico così
caro agli architetti dei primi secoli cristiani".
Probabile che la struttura a trifora possa essere
reimpiego o reinterpretazione di un manufatto
collocato in un piccolo centro rurale lungo l'Appia.
All'interno
sono pitture parietali; secondo lo studio condotto
da Manuela Andreano nella conca di sinistra guardando
verso l'altare è una Santa Marina attribuibile
all'XI secolo, un Santo Apostolo del XIII, un
Santo del XIV-XV; nella conca di destra un Santo
Monaco e frammenti di una Scena Narrativa del
XIV secolo.
Nel 1575 la chiesa, già
di rito greco e in possesso della diocesi almeno
dal 1260, venne ceduta dall'arcivescovo Bernardino
de Figueroa al capitolo della collegiata di Mesagne.
L'abbandono dell'edificio nel corso del XVI secolo
e il suo riuso nel successivo, può legarsi
al rapporto fra città e territorio, al
progressivo espandersi dell'abitato nella fascia
suburbana dei giardini.
Evidenti
sono, sulla chiesa, tali interventi e reinterpretazioni;
essa, infatti, risulta alterata nei volumi dall'ampliamento
delle navate laterali operato nel XVII secolo;
era sicuramente fruibile nel 1731. La chiesa aveva
allora un altare "con nicchia nel mezzo e
con quadro ad olio rappresentante la B. Vergine,
S. Lorenzo e S. Marco Evangelista" nonché
un beneficio di famiglia Capodieci con l'obbligo
della celebrazione di alcune messe. Indizio del
culto verso il santo è, in questo periodo,
la fiera che si celebrava il 10 agosto di ogni
anno nella piazza che ora è denominata
Vittorio Emanuele II.
Segue una nuova fase d'abbandono; nella seconda
metà del XIX secolo la basilichetta fu
adattata a macello comunale. Dopo i restauri avviati
nel 1986 la chiesa è stata riconsacrata
e riaperta al culto nel 1998.
Ad essa si dirigeva la processione della domenica
di Palme; come avveniva nella vicina Brindisi
la meta era un edificio già di rito greco.
Segno forse, a volerlo leggere per ciò
che avviene in Calabria, ove la stessa processione
pone in relazione parrocchiale latina e greca,
di ecumenismo, di un seme di pace che viene quindi
da molto lontano.
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Pianta |
Spaccato |
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Sezione
longitudinale |
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