La
chiesa concattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta,
dichiarata monumento nazionale nel 1902, iniziata
a costruire mentre era vescovo Nicola Arpone (1437-70),
raffigurato ai piedi della Vergine nella lunetta
dell'ingresso principale, non era ancora completata
nel 1495 e lo fu probabilmente soltanto nel primo
ventennio del secolo successivo.
La sua facciata sembra copiata infatti da quella
della chiesa di Santa Maria Jemale di Milano ove
era stato sepolto il marito di Isabella d'Aragona
che fu duchessa di Bari e signora di Ostuni e
che nel palazzo che ora è vescovile, alloggiò
per certo tempo quasi esiliata. Si può
pensare che sia stata lei a dare il modello della
facciata o, per lo meno, del fastigio curvilineo
poi ripetuto nella chiesa di Mottola.
La sua facciata, rivolta a ovest, con elementi
del linguaggio gotico e persistenze ancora romaniche,
tripartita da agili lesene, ha il suo fulcro,
si direbbe. nel grande rosone centrale in cui
l'irradiamento muove dal Cristo Salvator Mundi
attorniato da sette cherubini.
Dal ritmo del sette della ghiera più interna
si passa a quello del dodici sulla mediana e del
ventiquattro sull'esterna con chiari riferimenti
simbolici e rimandi allegorici sui temi del tempo,
delle umane opere, dei giorni intersecantesi con
altri riferibili alla numerologia vetero e neo
testamentaria. Sulle lunette degli ingressi laterali
sono i bassorilievi, sulla destra, di San Giovanni
Battista e, sulla sinistra, di San Biagio che
ha nella destra Ostuni rimarcando la sua funzione
di defensor urbis.
Nell'interno,
a croce latina, essa era, come oggi è ancora
la matrice di Torre Santa Susanna, divisa in tre
navate da colonne con capitelli scolpiti rozzamente,
con spirito ancora medievale. Nei secoli essa
ha avuto, ma solo all'interno, una trasformazione
che l'ha completamente variata nelle proporzioni,
nelle linee e nei volumi. Le colonne furono murate
nei pilastri, il soffitto fu coperto con tele
dipinte da pittori locali, il coro fu allungato
e il tutto fu sovraccaricato dagli stucchi del
leccese Antonio Lozzuppone. Radicali furono gli
interventi voluti dai vescovi Francesco Antonio
Scoppa (1747-82) nel 1750 e Salvatore Palmieri
(1893-1905) nel 1898. Le rade persistenze possono
riassumersi negli affreschi aventi a soggetto
Il rinvenimento della Croce, Santa Caterina d'Alessandria,
la Madonna della Salute. Sul soffitto del transetto
sono le tele de La predicazione di Sant'Oronzo,
Gesù e il paralitico alla piscina probatica,
Il martirio di san Biagio;su quello della navata
Gesù e l'adultera, Gesù che scaccia
i mercanti dal tempio, Gesù tra i dottori.
Si tratta di grandi tele volute dal vescovo Bisanzio
Filo (1707-20) alla cui iniziativa si debbono
gli altari in pietra disposti sulla destra.
Nella concattedrale, procedendo
da sinistra sono il fonte battesimale in marmo
di bottega partenopea, gli altari del Sacro Cuore
e di San Gaetano da Thiene, con tela datata 1773 di Domenico Antonio Vaccaro (1678-1745),
la cappella ottocentesca dell'Immacolata in cui,
oltre quella della titolare, è la statua
in cartapesta di Sant'Agnese realizzata da Raffaele
Caretta, l'altare ligneo, definito il 1734 in
cui sono i busti dei santi Oronzo, Biagio e Agostino.
Questo altare, come l'altro dedicato alla Santissima
Trinità con l'inserto dell'affresco della
Madonna della Salute che chiude la navata destra,
fu voluto dal vescovo Cono Luchini dal Verme (1720-47).
Sull'altar maggiore, alle cui spalle è
lanciato il secentesco coro ligneo, è la
tela dell'Assunta. Nella navata destra è
l'ottocentesca cappella del Santissimo Sacramento
e gli altari della Sacra Famiglia, con memoria
della sepoltura del vescovo Bisanzio Filo (1707-20),
della Presentazione di Gesù al tempio e
di Sant'Antonio da Padova.
Sull'antifacciata in una nicchia
si osserva una grande statua del Cristo, circondata
da sei cherubini, risalente agli ultimi anni del
XV secolo ed appartenuto alla cappella della famiglia
Martucci. Di gran pregio sono le otto tele custodite
in sacrestia, sul cui soffitto è un dipinto
parietale avente a soggetto la Natività,
risalenti al XVI-XVII secolo. Il tema sviluppato
è quello dell'Eucarestia svolto attraverso
le rappresentazioni de: L'Angelo che sveglia il
profeta Elia; Zaccheo sull'albero del sicomoro;
Invocazione del centurione per la salvezza del
servo paralitico; I discepoli di Emmaus; Davide
che chiede i pani della proposizione; Melchisedech
accoglie Abramo con offerta di vino e pane; Mosè
addita la manna; L'angelo monda dalla lebbra il
profeta Isaia; e gli argenti tra cui spicca la
statua di Sant'Oronzo, alta circa un metro e dieci
centimetri, realizzata nel 1794 dal cesellatore
napoletano Luca Baccaro, su commissione del ricco
mercante di oli Pietro Sansone, e da pochi anni
donata dagli eredi alla concattedrale.
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