Remoto appare il culto ostunese
per la Madonna della Stella. Una relazione
inviata dal vescovo Bisanzio Filo (1707-1721)
a padre Serafino Montorio (1647-1729) e da questi
inserita ne Lo zodiaco di Maria (Napoli,
1715) informa che una vedova povera, madre di
tre figlie, ogni giorno, per un mese, avrebbe
avuto cura di un’immagine della Madonna
dipinta in una nicchia aperta nel muro di una
porta secondaria della città, la Porticella.
Il nobile gesto sarebbe stato gratificato col
dono di una moneta e di una pagnotta, che la donna
avrebbe trovato per un mese nella nicchia.
Il
luogo divenne immediatamente meta di pellegrinaggio
e l’edicola votiva oggetto di venerazione;
con le somme provenienti da elemosine e da lasciti
per le grazie concesse, si decise di costruire
una piccola cappella nella quale collocare in
maniera più idonea l’immagine della
Vergine miracolosa. Santa Maria della Porticella
e Santa Maria della Stella furono i titoli
referenti della struttura consacrata. Si tratta
di due termini popolari, così profondamente
radicati nella devozionalità locale, da
oscurare la vera dedicazione della chiesetta;
un documento del 1711, citato successivamente
nel testo, come pure altri dati riscontrabili
in alcune visite pastorali (Archivio Capitolare
Ostuni poi A.C.O., cart. XI, fasc. I, 1851, c.41r
e cart. XII, fasc. III, c. 62r) e la testimonianza
resa dall’erudito Stefano Jurleo (in Silvio
Jurleo, Ostuni città messapica Preistoria
e storia, Fasano:ed. Schena, 1993, p. 303),
inducono a ritenere che inizialmente la cappellina
fosse intitolata alla Madonna della Visitazione.
Questo spiegherebbe la coincidenza della festività
ostunese con la celebrazione della Visitazione
di Maria a Santa Elisabetta, solennizzata
il 2 luglio. L’immagine dell’edicola
era stata visitata per un mese dalla
pia donna a somiglianza della lunga frequentazione
intercorsa tra la Vergine e la cugina. Non è
un caso che nella narrazione del vescovo Filo
venga precisata la durata delle attenzioni prestate
dalla pia donna alla sacra immagine, del tutto
ininfluente ai fini della grazia ricevuta. A sostegno
di quanto proposto, va detto che la doppia titolazione
della Visitazione e della Stella,
contrassegna anche la confraternita, da tempo
immemorabile indissolubilmente legata alla storia
della chiesa.
La mancanza di riscontri documentari
non consente di conoscere esattamente quando sia
sorta l’antica cappella della Madonna
della Stella. Esisteva certamente nel 1533
come riferimento toponomastico, nella doppia indicazione
Santa Maria della Porticella seu della Stella,
nella donazione di case e di terreni concessi
dalla regina Bona Sforza al monastero di San Benedetto.
Una ricostruzione si rese necessaria negli ultimi
decenni del XVI secolo per favorire in una sede
più spaziosa ma anche più agevolmente
accessibile la devozione sempre crescente verso
la Vergine della Stella. La narrazione
di padre Serafino, riferendo di eventi anteriori
di circa due secoli, accenna alla concessione
da parte dell’autorità cittadina
dell’area urbana riguardante la porta che
venne chiusa definitivamente per pubblica utilità.
È probabile, in realtà, che tale
permesso abbia riguardato solo l’occupazione
di una parte di suolo pubblico. Lo si deduce da
un atto emanato il 29 ottobre del 1580 dal magnifico
Timoteo Sant’Angelo, che in qualità
di portolano di Ostuni, avendo competenza in materia
di edilizia pubblica e privata, autorizzava per
la costruzione della fabbrica solo un palmo di
suolo pubblico pro fortilizio, vale a
dire per rinforzare il muro esterno verso la strada
pubblica, 26 cm circa ( A. C. O., Atti del Portolano,
c. 84r).
Completate le strutture murarie dell’edificio
ecclesiastico, alla ricca borghesia locale spettò
il compito di provvedere alla decorazione interna
con apparati liturgici e cappelle private. Pietro
Antonio Urselli innalzava l’altare a Santa
Maria d’Andria, l’arcidiacono
Nicola Antonio Anglano quello dedicato allo Spirito
Santo e alla Madonna delle Grazie;
l’altare della Madonna di Loreto
era cappella gentilizia di Donato Melleo, che
per affrescarla, chiamava nel 1582 Emanuel Chirico,
pittore cretese, residente a Galatina ma domiciliato
in quell’anno in Ostuni ( A. S. B. Notaio
Antonio Melleo vol. 1581-1583, c. 70v ). Il pittore
s’impegnava a dipingere la Madonna di Loreto
con due santi laterali e stelle tutt’intorno
alla cappella. A consolidare e a radicare questo
culto mariano nella spiritualità cittadina,
dovette concorrere certamente la confraternita
della Stella, documentata a partire dal 1613 ma
sicuramente di più antica istituzione.
In una relazione del 1851 il rettore don Antonio
Cellie affermava: abbenchè la Congregazione
della Stella sia di origine la più antica
delle Congreghe poste in Ostuni, pur tuttavia
è mancante di titoli di fondazione.
Sostenuta da cospicue elargizioni fondiarie e
da un costante gettito di elemosine, la confraternita
della Stella, detta anche della Visitazione, ha
esercitato un ruolo sostanziale all’interno
della chiesa, venendo incontro ai bisogni materiali
e morali della numerosa comunità urbana
che si è raccolta intorno ad essa.
Mutamenti sostanziali si registrano nell’edificio
nel corso del XVIII secolo. Nella Visita Pastorale
del 1707 compiuta dal vescovo Bisanzio Filo una
diversa intitolazione delle cappelle: Santi
Pietro e Paolo, Sant’Antonio,
Santa Teresa e San Leonardo, è
indice di un rinnovamento apportato alla chiesa,
forse anche nella veste decorativa, che non è
possibile documentare più precisamente.
L’ambito urbano di più prossimo riferimento
per il sacro edificio, situato in una zona periferica
del centro urbano, esposto ai freddi venti di
tramontana, era il quartiere dello Spessito, il
più popoloso ma anche il più povero
di Ostuni. Le difficoltà affrontate da
questi cittadini per raggiungere la Cattedrale
a causa delle strade cattive, fangose, montuose,
disastrose e d'inverno pericolose, spinsero
la confraternita a chiedere nel 1711 il riconoscimento
del titolo di parrocchia vicariale per la Venerabile
Chiesa della Beatissima Vergine della Visitazione
detta della Stella. Il crescere della popolazione
determinerà, il 1831, la decisione di mons.
Pietro Consiglio, arcivescovo di Brindisi e amministratore
apostolico di Ostuni (1825-39) di elevare Santa
Maria della Stella a parrocchia pleno jure.
Il fenomeno inverso, l'esodo della popolazione
dall'area entro le mura verso nuovi spazi urbani,
spingerà l'arcivescovo Settimio Todisco
(1975-2000), il 1985, a sopprimere la parrocchia
trasferendone il beneficio all'istituita Santa
Maria Madre della Chiesa.
Il Capitolo ratificò la richiesta stabilendo
che la chiesa sarebbe stata diretta da un rettore
remunerato dalla confraternita per la celebrazione
di 100 messe all’anno, assistito da un secondo
sacerdote al quale sarebbero spettate 80 messe
annuali. Investita di questo nuovo ruolo, foriero
di un ulteriore prestigio e di notevole autorità
per la comunità spirituale, la confraternita
si attivava per far approvare, come giorno di
precetto, la festività della Madonna
della Stella, celebrata il due luglio sin
dal 1668. Dopo l’autorizzazione civile ottenuta
dall’Università cittadina, la civica
amministrazione dell’epoca, il 3 giugno
del 1717 il Capitolo Cattedrale confermava il
decreto; per solennizzare l’evento venne
commissionato un gruppo statuario raffigurante
la Vergine con il Bambino, ancora oggi
custodito in chiesa, da portare trionfalmente
in processione (A. C. O., Concl. Cap. vol. XIII,
cc. 48v-49r). Lasciti testamentari e legati a
favore della chiesa e della confraternita incrementavano
nel corso del XVIII secolo un patrimonio fondiario
già cospicuo, testimonianza concreta delle
attenzioni rivolte dalla devozionalità
locale a questo culto mariano. Erano anche maturi
i tempi per una ristrutturazione dell’edificio,
probabilmente compromesso e dalla vetustà
delle strutture murarie e dai danni provocati
dal terremoto del 1743. Malgrado alcuni interventi
realizzati nel 1812 alle volte e alla sagrestia,
la chiesa nel 1835 venne chiusa al culto. Precauzione
quanto mai saggia dal momento che crollò
subito dopo.
Tra il 1835 e il 1838 si innalzò la nuova
fabbrica: l’onere finanziario più
cospicuo fu affrontato dal parroco Melchiorre
Trinchera con una spesa di 700 ducati, in gran
parte derivante dagli introiti di offerte e di
lasciti; l’Università vi concorse
con 500 ducati.
Materiali lapidei furono recuperati dall’abbattimento
contemporaneo di altre due chiese ostunesi ormai
fatiscenti : quella di Sant’Antonio
abate e quella di San Giovanni detto
de lo Vento. Duranti i lavori di demolizione
del vecchio edificio il parroco Trinchera ritrovò
una pietra recante la cifra 165, forse riferibile
all’epoca della fondazione della primitiva
chiesa o, come suppone Stefano Jurleo, riguardante
la costruzione della cinta muraria ( Stefano Jurleo,
Saggio storico della città di Ostuni,
p. 113): quel parroco pago soltanto di segnare
nel registro delle sue memorie la detta cifra
165 stimando più la materia della pietra,
che il pregio della sua antichità, la gittava
nel corpo del fabbrico senza avvertire , che Egli
seppelliva nell’oblio una gemma preziosa,
che illustrava tanto la Chiesa, quanto la Città.
Semplice e lineare nelle forme,
la facciata dell’edificio ecclesiastico
prospetta su viale Oronzo Quaranta, interrompendo
la continuità delle mura cittadine. Il
portale inquadrato da una doppia cornice modanata
è concluso da un timpano spezzato al culmine
del quale si colloca la statua in pietra della
Madonna della Stella. Il medesimo fastigio
si riscontra nella terminazione della facciata.
La chiesa, ad aula unica, è divisa in due
campate separate da un’arcata contrassegnata
centralmente da un medaglione con una plastica
stella a otto punte. La zona presbiteriale è
coperta da volta a crociera con angoli smussati;
la navata è sovrastata da una volta a botte
lunettata, retta da semipilastri in pietra a vista,
che risaltano sulla candida intonacatura delle
pareti.
Entrando a destra, subito dopo l’acquasantiera
semicircolare, segnata da ampie e morbide scanalature,
si incontra il settecentesco Fonte Battesimale
in pietra, dipinto a finto marmo, probabile recupero
della chiesa preesistente.
Sono gli unici arredi liturgici ad avere conservato
la collocazione primitiva all’interno della
chiesa, sottoposta nel corso del XX secolo a numerosi
mutamenti relativamente alla disposizione delle
immagini sacre. Restauri riguardanti tanto l’apparato
architettonico quanto l’arredo interno si
segnalano nel 1933, tra il 1939 e il 1943 e il
più recente in occasione dei restauri delle
mura cittadine tra il 1998 e il 2000.
La parete sinistra è attualmente dedicata
a San Francesco da Paola, santo francescano
particolarmente venerato in Ostuni e in questa
chiesa onorato con una processione che si è
svolta nelle strade del rione della Stella fino
agli anni ’40 del secolo scorso. L’ottocentesca
statua processionale in cartapesta è inserita
in una nicchia archivoltata posta a una notevole
distanza dal pavimento ed è affiancata
a sinistra da una tela coeva di stampo meramente
devozionale, sempre raffigurante San Francesco
da Paola. Questo dipinto inizialmente rifinito
da una cornice dorata è stato restaurato
nel 1993 e faceva da pendant ad un’altra
tela, raffigurante i Santi Medici. Entrambe
queste tele, erano poste ai lati dell’altare
addossato alla parete destra dell’aula,
inizialmente dedicato al santo calabrese. Lo si
deduce dall’emblema dell’Ordine dei
Minimi con la scritta CHARITAS, svettante sull’ancona.
A partire dal 1851 ha mutato intitolazione, dedicandosi
all’Immacolata (A.C.O., cart. XI,
fasc.I, c. 41r) e attualmente accoglie la statua
del Cuore di Gesù. Negli atti
relativi alla visita pastorale effettuata da mons.
Tommaso Valeri, arcivescovo di Brindisi e amministratore
apostolico di Ostuni (1910-42) il 1911, si legge
che nel paliotto dell’altare, successivamente
eliminato, era rappresentato uno scudo scolpito
con l’iscrizione a div. di don Giovanni
Cellie A.D. 1842 (A.C.O., cart. XV, fasc.
1, n. 17).
A destra della nicchia del santo fondatore dei
Minimi è una riproduzione della Madonna
e Sant’Anna di Leonardo da Vinci, donata
dalla Confraternita.
Un altare verticale in pietra della prima metà
dell’800, dedicato alla Madonna della
Stella o alla Vergine Santissima della
Visitazione è disposto nella parete
successiva ed è oggi occupato dalla ottocentesca
statua processionale in legno dell’Addolorata.
Di gusto vagamente baroccheggiante, l’altare
è composto nel piano inferiore da due mensole
a volute che inquadrano il vano dove è
deposto il simulacro ottocentesco in legno di
Cristo Morto. La mensa sostiene due colonne
arricchite da avvolgenti rami con foglie lanceolate
sui quali si posano plastici volatili. Un altro
motivo scultoreo di carattere naturalistico si
dipana da un cherubino posto al centro del fregio
della sovrastante trabeazione. La conclusione
dell’opera scultorea è affidata a
un medaglione con la scritta PAX. A sinistra dell’altare
è collocata la statua in legno dell’
Ecce Homo donata da don Elio Antelmi
negli anni ’70 mentre a destra si posiziona
la statua del Cristo Portacroce in legno,
antica proprietà della famiglia Calamo,
databile al XIX secolo. Un quadro eseguito da
Luigi Pappadà nel 1881 completa la decorazione
della parete e rappresenta la Deposizione
di Cristo dalla Croce. Inizialmente l’altare
ospitava il simulacro della Madonna della
Stella ed era affiancato da due nicchie contenenti
le statue lignee di Santa Filomena e
di Santa Lucia, quest’ultima ancora
oggi presente nella chiesa.
L’altare maggiore, a sviluppo
verticale, risulta dalla sovrapposizione di due
parti di diversa epoca e materiale Un altare in
marmo di fattura moderna è sormontato da
un’ancona in legno, databile agli inizi
del XVIII secolo, trasferita nel 1843 in questa
chiesa dalla cappella del Santissimo Sacramento
della Concattedrale ostunese. Una tela di grande
formato completava l’alzata e raffigurava
l’Ultima Cena, soggetto conclusivo
di un ciclo di otto dipinti, originariamente posti
a decorazione della cappella del Sacramento, attualmente
custoditi nella sacrestia della maggiore chiesa
cittadina. La tela del Cenacolo, perduta
tra gli anni ‘50 e gli anni ‘60 del
1900, è ancora viva nella memoria di alcuni
devoti della chiesa della Stella. La struttura
lignea dell’alzata, restaurata nel 1993
da Roberto Bellantuono, con il recupero dell’originaria
cromia verde del fondo e dell’argento meccato
dei rilievi, si compone di pilastri e di colonne
tortili riccamente intagliati e pullulanti di
rilievi vegetali, delimitanti l’area dove
anticamente era situato il dipinto. La trabeazione
ornata da flessuosi elementi naturalistici è
sormontata da un’articolata sequenza di
elementi vegetali dorati, piegati in sinuosi avvolgimenti
ai lati dell’emblema della Confraternita
della Stella, campeggiante la stella a sei punte.
Oggi nella nicchia dell’alzata troneggia
la statua lignea della Vergine della Stella
con Bambino, databile al secondo decennio
del XVIII secolo, realizzata da Giacomo Colombo
(1663 - 1731) forse il 1717, nell'occasione dell'ufficiale
riconoscimento della festa di precetto della Madonna
della Stella.
La mensa è stata realizzata nel marzo del
1972 dallo scultore ostunese Francesco Bagnulo
(1911-1991), quando fu eliminata quella marmorea
inclusa nell’altare retrostante.
Nella parete destra del presbiterio si osserva
il dipinto della Madonna della Stella,
secondo una pia tradizione, fedele riproduzione
dell’immagine affrescata nell’edicola
della Porticella. Come risulta dalla
proposta di restauro avanzata nel 1993 della restauratrice
brindisina Francesca Marzano, l’opera odierna,
pur proponendo i lineamenti di un’ antica
immagine, appare fortemente ridipinta. Alcuni
cherubini e l’iscrizione dipinta A.D.
1526, probabilmente segnata inizialmente
sul retro della tela ed oggi illeggibile per il
supporto ligneo postovi successivamente, sono
arricchimenti recenti. Risulta invece ricalcata
sull’originale l’altra scritta presente
sul quadro S.M. DELLA STELLA. La rappresentazione
è ispirata ad una tipica iconografia bizantina
della Vergine: si tratta della Madonna Glikophilousa,
la Madonna affettuosa che sostiene amorevolmente
il Bambino sul braccio sinistro. Il motivo della
stella, peculiare di questa tipologia rappresentativa
allude alla verginità della Madonna prima,
durante e dopo il parto e non è improbabile
che la denominazione della Stella tragga
ispirazione proprio da tale attributo.
Sulla parete destra dell’aula
l’altare del Cuore di Gesù,
già di San Francesco da Paola,
ripropone con leggere varianti la struttura dell’altare
che lo fronteggia. La nicchia ospita la statua
in legno del Cuore di Gesù donata
dal compianto mons. Elio Antelmi, parroco della
chiesa dal 1967 al 1980, nominato nel 2000 vicario
generale della arcidiocesi Ostuni Brindisi, prematuramente
scomparso nel 2004. Dal 1851 il vano archivoltato
dell’altare ha ospitato la statua in cartapesta
dell’Immacolata, anch’essa
commissionata da don Giovanni Cellie e oggi issata
su una mensola nell’angolo destro della
parete. Nello spazio che si apre al di sotto della
mensa trova posto un artistico presepe con statuine
in terracotta della seconda metà del Novecento.
A sinistra, come già riferito precedentemente,
è posto il dipinto dei Santi Medici.
La parete successiva è contrassegnata dal
simulacro ligneo di Santa Lucia e da
quello di Sant’Antonio Abate anch’esso
in legno, databile alla prima metà del
XIX secolo, inserito in una nicchia rettangolare
scavata nel muro. Nella controfacciata al di sopra
del tamburo in legno che avvolge il portale si
innesta una cantoria ugualmente lignea, di gusto
settecentesco, dalle morbide linee bombate, illeggiadrita
da racemi vegetali dorati su fondo azzurro tempestato
da stelle ugualmente dorate. In un riquadro centrale
è scolpita la Madonna della Stella, con
il divino fanciullo retto sul braccio sinistro.
Testo di ENZA AURISICCHIO
Foto di Stefano REVES (clicca sull'immagine
per ingrandirla)
Riferimenti bibliografici
Tutte le notizie quando non diversamente indicate
sono tratte dall’esaustivo volume La chiesa
e la confraternita di Santa Maria della Stella,
a cura del CRSEC e della confraternita di Santa
Maria della Stella, Fasano di Brindisi: Schena
ed., 1994.
Non è consentito l'utilizzo
non autorizzato delle immagini e dei testi
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