Leucio,
è, si direbbe, alle origini dell'esperienza
cristiana nel Salento. Buona parte delle sedi
episcopali di Terra d'Otranto lo esige, pur con
palesi anacronismi, quale protagonista delle rispettive
leggende di fondazione quasi a significare l'originario
rapporto di filiazione con la cattedra di Brindisi,
nei primi secoli primaziale nella regione.
Le vicende del santo sono trasmesse dalla Vita
Leucii che, quale testo agiografico, è
letteratura di edificazione spirituale utilizzabile
solo con molta cautela quale fonte storica. Come
altre vite di santi, eliminati i topoi comuni
a questo tipo di documento, può utilizzarsi,
in particolare, per i riferimenti alla topografia
della città, Brindisi in questo caso, e
dei suoi edifici di culto.
La diffusione del culto di san Leucio in Italia
meridionale si ebbe in coincidenza con la conversione
ufficiale dei longobardi del ducato di Benevento,
in cui Brindisi fu compresa dal tardo VII secolo
alla prima metà del IX, al cristianesimo
ad opera di san Barbato (+680) e della duchessa
Teoderada (+706). È in questo periodo che
il corpo di Leucio, il cui martyrium come informa
Gregorio Magno già nel VI secolo è
meta d'intensi pellegrinaggi, è traslato
da Brindisi a Trani, per essere riposto nel sacello
che è sotto la Cattedrale, da dove, in
seguito, sarebbe stato trasferito a Benevento
centro del culto dei santi appartenenti all'Italia
meridionale o in essa venerati.
Leucio sarebbe nato in Alessandria d'Egitto da
Eudecius ed Euphrodisia che gli avrebbero imposto
il nome di Eupressius. La prima formazione di
Leucio, seguita la morte della madre, avvenne
in una comunità monacale egiziana nel cui
titolo è espresso collegamento alla presenza
o alla memoria di sant'Ermete che si sa martirizzato
con Efrem dagli ariani in un periodo di poco posteriore
all'esilio atanasiano del 356 e vissuto in un
monastero dell'alto Egitto.
È
evidente dunque come il titolo stesso del monastero,
seriore ovviamente rispetto alla morte del santo
dedicatario, offra un primo importante referente
cronologico. Unico, possibile riferimento diretto
a Leucio potrebbe, in questo periodo, intendersi
la partecipazione di un diacono omonimo, e con
cui potrebbe identificarsi, partecipante al sinodo
di Mariut e difensore anche lui dell'ortodossia
nicena che poté pienamente trionfare solo,
potrebbe dirsi, con l'editto di Tessalonica del
380.
Una visione celeste, ricorrendo la festa dell'Assunzione
della Vergine, avrebbe fatto mutare nome ad Eudecius,
ora Eudechius, e ad Eupressius, ora Leucius. Sempre
una visione, già ordinato vescovo, lo muove
verso Brindisi per il suo apostolato missionario;
vuole restituire la città all'ortodossia
liberandola da errate interpretazioni cristologiche
e riscattarla pienamente dal paganesimo; qui non
vi era, verosimilmente la stessa tensione presente
in Alessandria ove, ancora in età teodosiana,
erano molto forti i contrasti tra cristiani e
pagani. Salpato da Alessandria, si ferma ad Adrianopoli,
forse da intendersi come Andria, quindi ad Otranto
per giungere infine, grazie ad una nave dalmata,
a Brindisi.
Atanasio era morto nel 373 ed è difficile
pensare a una possibilità di trasferimento
di Leucio da Alessandria in connessione a iniziative
appunto di Atanasio per assenza di riferimenti
nella letteratura coeva e appena posteriore. Leucio,
monaco, probabilmente vicino alle esperienze di
Ermete ed Efrem, difensore dell'ortodossia a Mariut,
potrebbe essere giunto nel Salento più
tardi, forse ai primi del V secolo, profugo o
visitatore dei confratelli.
Questo è comune negli scritti che narrano
le vicende del santo: Egitto e Alessandria appaiono
in preda al caos. Le forze del bene e del male
si fronteggiano ovunque e Leucio deve offrire
continue conferme a un popolo che segue facilmente
le vie dell'errore. Conferme è costretto
ad offrire anche alla popolazione di Brindisi;
sbarca nel seno di ponente, "non longe ab
urbe". Si rende presto conto dell'esistenza
di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco,
che ha come essenziali riferimenti cultuali il
sole e la luna; è Antioco a chiedere e
ottenere, per la conversione, un segno ossia la
pioggia che non cadeva da due anni. Si tratta
di un topos ricorrente; la conversione è,
in molte vite di santi, legata al prodigio. Leucio,
che sino a quel momento aveva predicato poco fuori
la porta occidentale della città, presso
l'anfiteatro, può promuovere l'edificazione
"in media civitate" di una chiesa dedicata
alla Vergine e a San Giovanni Battista. Seguita
la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della
necropoli pagana di Brindisi, attuale quartiere
Cappuccini, "ubi sanctus primo appedavit,
et de navi descendit". Sarebbe morto l'11
gennaio o sotto l'imperatore Teodosio I (379-385)
o, molto più verosimilmente, Teodosio II
(408-50).
S.Leucio - urna delle ballotte del Capitolo (XVIII
secolo)
Leucio avrebbe operato in una
Brindisi in cui, se il cristianesimo doveva pur
essere conosciuto, è possibile non fosse
largamente condiviso. Diffusi, viceversa, appaiono
ancora culti astrali, riferibili al Sole e alla
Luna; più precisamente, si può pensare
al culto del dio Mitra, il sole invincibile, i
cui misteri, celebrati in ipogei, prevedevano
una complessa iniziazione che, al pari di quella
gnostica, si articolava in sette gradi. Commistioni,
somiglianze e analogie fra cristianesimo e mitraismo,
anche sul piano cultuale, furono per tempo rilevate
da Giustino ciò che, di fatto, potrebbe
aver reso maggior efficacia all'azione evangelizzatrice
di Leucio dalla cattedra brindisina. Alla chiesa
locale dovette il santo conferire una strutturazione
forse prima sconosciuta e che i documenti del
V secolo lasciano intravedere; da qui la seriore
convinzione che Leucio avesse fondato la sede
episcopale di Brindisi sposata all'altra, questa
non errata, che a lui si dovesse la prima massiva
evangelizzazione del Salento.
Il culto del santo si diffuse molto per tempo
in tutta la regione, raggiungendo anche Roma ove
era un monastero sotto il suo titolo già
nel VI secolo. Ha avuto e ha venerazione a Benevento,
Caserta, Capua e negli Abruzzi. In Atessa gli
è dedicata la chiesa episcopale. Vi si
conserva un fossile cui è legata una leggenda
leuciana. Il vescovo di Brindisi avrebbe ucciso
un drago che da tempo terrorizzava la popolazione
e a testimonianza della sua opera ne avrebbe donato
loro la costola. Ne sarebbe seguita la sua proclamazione
a protettore della città e l'erezione in
suo onore della Cattedrale tra i due colli di
Ate e Tixa, i primitivi rioni di San Michele e
Santa Croce, là dove dimorava il drago.
Nella basilica Cattedrale di Brindisi gli fu dedicato
nel 1771 l'altare che chiude la navata sinistra,
ove è rappresentato in una tela dipinta
da Oronzo Tiso (1726-1800). Vi si conserva la
reliquia del braccio, ottenuta dal vescovo Teodosio,
nel sec. IX, perché fosse riposta nella
grande basilica eretta allora, dove era stato
il martyrium, ad onore del santo.
Immagine in alto a sinistra:
Brindisi. Basilica Cattedrale. Reliquiario di
san Leucio
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