.:. SANTI

San Pompilio Maria Pirrotti

Ricorrendo il terzo centenario della nascita di san Pompilio Maria Pirrotti (1710- 1766), beatificato il 26 gennaio 1890 da Leone XIII e santificato il 19 marzo 1934 da Pio XI (1922-39), il relativo giubileo ha coinvolto Brindisi e i luoghi in cui viva è stata l’operosità del grande scolopio definito dal pontefice Pio XI (1922-39) "perfetto educatore della gioventù, santificatore di anime nell'esercizio aperto infaticabile del Ministero Sacerdotale".
Domenico Pirrotti, in religione Pompilio Maria da San Nicolò, nacque a Montecalvo Irpino, diocesi di Benevento, il 29 settembre 1710. Il 1727 si ascrisse ai chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie nel collegio di San Nicola in Benevento. Tra l’ottobre e il novembre 1732, fratel Pompilio fu trasferito a Turi come insegnante; nell’autunno del 1733 fu assegnato alle Scuole Pie di Francavilla Fontana quale «maestro di retorica». Acquisita una vasta erudizione e una buona maturità umana e religiosa, fu presentato e ammesso alla sacra ordina-zione sacerdotale, che gli fu conferita da mons. Andrea Maddalena, arcivescovo di Brindisi (1724-43) il 20 marzo 1734 nel monastero femminile di San Benedetto. Scrive al padre il 13 giugno 1734: “Io fui ordinato Sacerdote con la dispensa il 20 di marzo dall’Arcivescovo di Brindisi Mons. Andrea Maddalena e cantai poi la prima messa il 25 marzo, giorno della Vergine Annunziata”. Sempre in Brindisi, dallo stesso presule, aveva ricevuto, nello stesso 1734, con dispensa degli interstizi, il suddiaconato, in forma privata, il 28 febbraio e il diaconato il 7 marzo. Pirrotti fu, da mons. Maddalena, invitato quell’anno a tenere la predica per il Santo Nome di Maria nella cappella dell’Episcopio di Brindisi; l’arcivescovo apprezzava il suo invito alla comunione frequente, apertamente in contrasto con le prescrizioni della dottrina giansenista sostenuta da una parte cospicua del clero di quegli anni.
Nell’ottobre-novembre del 1736 fu trasferito nelle Scuole Pie di Brindisi dove permarrà sino al 1739 ricoprendo gli incarichi di insegnante di lettere, prefetto della scuola e bibliotecario. Il 6 dicembre del 1736 scrive da Brindisi al padre: “Avevo scritto che volevo certe notizie intorno e al giorno del mio nascimento e della mia fanciullezza e intorno allo stato della casa. E ora soggiungo che oltre di esse bramerei notizia intorno alla fondazione di Montecalvo”. Non è da escludersi che questa passione per la storia municipale possa essergli derivata dai contatti avuti in Brindisi, città in cui la memorialistica antiquaria aveva grande tradizione. La notte di Natale del 1737 scrive, per proprio uso, una protesta, ossia una forte dichiarazioni dottrinale, unita a fermi propositi per il futuro, per la buona morte. Afferma Osvaldo Tosti: “Il mese che corre dalla metà di dicembre del 1737 al 19 gennaio 1738 nella vita del giovane P. Pompilio dovette accadere qualche cosa che … lo portò ad un’interiorizzazione più profonda … del pensiero della morte, che, del resto, aveva informato tutti i suoi atti più significativi fin dall’adolescenza … E intendiamoci, non nel suo aspetto triste, luttuoso, ma come stimolo a vivere più intensamente la vita cristiana, come un faro luminoso alla cui luce riconoscere che tutto quanto accade nella nostra vita è disposto da Dio, per il nostro bene, e da affrontare serenamente perché l’essenziale per il cristiano è cercare e eseguire la volontà di Dio”. Scrive Giuseppina Luongo Bartolini: “Ed ecco che, durante la notte del primo giorno [16 dicembre 1737], la cella di fratel Pompilio, si colora di rosso intenso; ai piedi del Crocifisso egli emette la confessione generale dei suoi peccati: di pensiero, di parole, opere, contro i Comandamenti di Dio, i cinque precetti della Chiesa, i voti. Chiede misericordia. Conclude: O pietoso Gesù, per il tuo amore, per i tuoi dolori, abbi pietà di me e salvami. Nella serata del 19 dicembre [1737], genuflesso ancora davanti al Crocifisso, rinnova il dolore e il proposito. Sprezzo tutto il mondo. Sprezzo ogni cosa al mondo. Deus meus et omnia. Patimenti voglio, in questa vita, sì, caro Gesù. Il Signore lo prenderà in parola. Ecco, nella notte di Natale, la sua vibrante protesta: Ti prometto, Gesù mio, che io del mondo altro non ne voglio se non quello avuto da Te, cioè patimenti e disprezzi…. Il 19 gennaio [1738]: ... rinuncio al demonio, al mondo, alla carne... m'abbraccio con Voi, mio Dio. D'ora innanzi, più che nel passato, P. Pirrotti passerà dalle strutture dell'uomo vecchio a quelle di Dio. Trasformerà le energie intime in amore e le utilizzerà a servizio della fraternità.
Nell’aprile del 1738 vi è la visita del padre Felice Arduini, preposito generale delle Scuole Pie dal 1736 al 1742, alla casa di Brindisi. Nel marzo del 1739 termina la sua permanenza nella città salentina col trasferimento alla nuova fondazione di Ortona a Mare; sarà poi a Chieti e Lanciano. Dovunque si distinse soprattutto per la sua attività di apostolo e missionario, che esercitò largamente in Napoli, in Abruzzo, in Ancona, nella Romagna, in ultimo, dal 1765, a Campi Salentina, dove fu superiore esemplare e terminò i suoi giorni il 15 luglio 1766. La sua predicazione piana e semplice, accompagnata talvolta da miracoli, esercitava gran fascino tra le popolazioni. Come affermò Leone XIII, "la salutare influenza che quest'umile figlio del Calasanzio, con la sola forza dell'apostolico zelo suo e nell'attrattiva celeste delle sue virtù, poté esercitare sopra gran parte dei popoli meridionali d'Italia" lasciò un retaggio ancor vivo.

Giacomo Carito

Si riproduce, con l’autorizzazione dell’autore, la relazione svolta il 20 marzo 2010 in Brindisi, nelle chiese di San Michele o delle Scuole Pie e di San Benedetto nell’occasione del pellegrinaggio a Brindisi dei fedeli di Campi Salentina ricorrendo il terzo centenario della nascita di san Pompilio Maria Pirrotti.

link consigliato

<- indietro