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Brindisini illustri - MARCO LENIO FLACCO

Non esiste avvenimento della storia di Brindisi che non abbia attinenza con il suo porto. In virtù della strategica posizione geografica e per la sua conformazione, è stato da sempre classificato come il più sicuro del basso Adriatico e per questo utilizzato, sin dai tempi più remoti, come scalo privilegiato per gli scambi commerciali con i popoli d’oriente e dell’intero Mediterraneo. Durante i secoli di dominazione romana, quando divenne una colonia di diritto latino e agli abitanti fu riconosciuta la cittadinanza romana, Brindisi oltre a confermare il proprio ruolo strategico, si elevò a snodo fondamentale nelle relazioni internazionali e nelle missioni militari verso oriente, furono quelli i periodi più floridi dell’economia e dell’urbanizzazione dell’intera storia brindisina.


Brindisi. Piazzale Lenio Flacco (ph. Mario Gioia - 2002)

Anche nel primo secolo avanti Cristo furono tanti i personaggi illustri che transitarono e sostarono nella nostra città, alcuni furono ospitati presso le abitazioni di noti esponenti dell’aristocrazia locale, tra questi Marco Lenio Flacco, persona molto colta appartenente alla nobile famiglia patrizia dei Laenia. La sua celebre dimora era costituita da un edificio di grande prestigio situato sulle colline settentrionali del porto, nell’area corrispondente tra l’attuale piazza Duomo e piazza Santa Teresa, ricco di orti e di giardini, un luogo di ritrovo e di frequentazione di artisti e letterati dell’epoca.
In questo “cenacolo di cultura” si sono trattenuti scrittori del calibro di Quinto Orazio Flacco, poeta latino originario di Venosa che definì la nostra città come il “balcone del cielo”, privilegiato per i suoi possibili rapporti di parentela con il nobile brindisino. Il viaggio più importante che lo condusse a Brindisi avvenne nella primavera del 37 a.C. quando il poeta lucano, all’epoca vent’ottenne, faceva parte della delegazione diplomatica inviata dall’imperatore Ottaviano e capeggiata dall’influente consigliere Gaio Cilnio Mecenate, con lo scopo di incontrare i rappresentanti di Antonio per risolvere i dissidi e attutire le tensioni fra i due cognati rivali. Della delegazione facevano parte anche Gaio Fonteio Capitone, seguace e delegato di Antonio, ed i poeti Publio Virgilio Marone, Plozio Tucca e Lucio Vario Rufo, tra loro legati da grande amicizia. Non è da escludere che l’incontro di questi autorevoli diplomatici sia potuto avvenire proprio negli ampi e freschi giardini o nella comoda ed ospitale residenza di Lenio Flacco.
Nei testi di Orazio si possono leggere anche gli elogi alla cucina brindisina, dalla frutta all’olio e al vino, alle ostriche reali ma soprattutto l’eccellente sarago brindisino, pesce decantato per le sue qualità già due secoli prima dal drammaturgo e scrittore Quinto Ennio, nativo di Rudiae.


Stefan Bakalovich. Orazio legge davanti al circolo di Mecenate, di cui faceva parte anche Vario Rufo. 1863 (fonte: web)

Un altro importante ospite del mecenate brindisino è stato Marco Tullio Cicerone, una delle figure più rilevanti di tutta l'antichità romana. Il politico, oratore e filosofo romano era stato costretto all’esilio per effetto dalla legge “Clodio”, fuggì da Roma precipitosamente per rifugiarsi, nell'aprile del 58 a. C., proprio nella casa dell’amico brindisino. Qui fu accolto fraternamente, nonostante la legge appena emanata prevedesse pesantissime sanzioni per chi dava ospitalità agli esiliati. Ma Lenio Flacco non si curò di queste disposizioni e, rischiando persino la pena di morte, accolse l’illustre ospite sino a quando non trovò una nave comoda e sicura che lo portasse in salvo a Durrachium (Durazzo). Di questa sincera dimostrazione di affetto non si dimenticò l’oratore romano, così scrisse alla moglie nel suo “Ad Familiares” (XIV, 4): “Sono rimasto a Brindisi, presso Marco Lenio Flacco, tredici giorni. Persona ottima, egli trascurò, per salvarmi, il rischio di perdere i beni e la testa, e non si lasciò dissuadere, dalla pena che commina una legge iniquissima, dal compiere i sacri doveri dell'ospitalità e dell'amicizia”. Il 30 aprile l’ex console romano salpò da Brindisi con l’intenzione di recarsi a Cizico, ma si fermò a trascorrere l’esilio, protetto da numerosi amici, prima a Salonicco e poi a Durazzo, comunque ad una distanza da Roma inferiore alle 500 miglia imposte dalla legge.
L'anno dopo qualcosa a Roma cambiò e fu deciso di richiamare in patria Cicerone. Questi approdò a Brindisi il 5 agosto dove trovò ad accoglierlo non solo l’amico Lenio Flacco con la sua famiglia e tanti amici brindisini, ma anche l’amata moglie Terenzia e la figlia Tullia, giunte da Roma ed ospitate dallo stesso Flacco non appena informate delle decisioni del Senato. Fu un giorno di grande gioia, oltre a celebrare il suo ritorno e il compleanno della figlia, Cicerone festeggiò con i convenuti anche l’anniversario dell’avvento della colonia romana in Brindisi e la solennità del tempio della dea Salus, "con grandissimo compiacimento dei brindisini". Nella città sostò per altri tre giorni prima di far ritorno a Roma.


Brindisi. Piazzale Lenio Flacco (ph. G.Membola 2017)

Anche in questa occasione l’oratore volle ricordare l’accoglienza e l'ospitalità ricevuta dal suo caro amico brindisino e scrisse nella sua opera “Pro sextio oratio” parole di profonda stima e riconoscenza: “Chi ignora quale sia stato il mio ritorno? Furono i Brindisini che al mio arrivo mi porsero l'amica destra come se fosse stata quella di tutta Italia e della patria... allorché la medesima casa di Lenio Flacco, di suo padre e di suo fratello, uomini ottimi e dottissimi, mi accolse con grande letizia; quella stessa casa che nell'anno precedente mi aveva ricevuto piangente e mi aveva, con la sua protezione, difeso dal pericolo”. Rese un ulteriore elogio pubblico all’amico brindisino dinanzi al senato ed al popolo romano, dedicando parole di grande riconoscenza anche per la città: “Venni a Brindisi, o piuttosto mi accostai alle sue mura, scansai di entrare in città singolarmente a me amicissima, la quale, sono sicuro avrebbe scelto più facilmente di essere smantellata, anziché farmi strappare dal suo grembo. Mi recai negli orti di M. Lenio Flacco […] colla scorta di costui, del suo prudentissimo ed ottimo vecchio, padre, e di tutti e due i figli, fui imbarcato su una nave sicura e fedele”.

Cicerone parla ancora di L. Flacco otto anni dopo questi eventi in una lettera a Publio Silio, propretore della Bitinia e del Ponto (provincia asiatica dell'impero romano), presentando e raccomandando l’amico fraterno che lì si recava per affari. Descrive questo nostro personaggio brindisino come modesto e persona ottima e dottissima, raffinata, saggia e piacevole nel conversare. Secondo alcuni studiosi Flacco fu cavaliere dello stato maggiore di Cicerone, e poi - probabilmente - agente d'affari alle dipendenze, ad Atene, dell’illustre Attico.

A lui è intitolato l’ampio piazzale sul lungomare e l’Istituto Tecnico Commerciale della città.

Testo di Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.27 (22-28 dic. 2017)

Bbibliografia
- Vito Antonio Sirago. Brindisi al tempo di Augusto.1980
- Pasquale Camassa. Guida di Brindisi. 1897
- Alberto Del Sordo. Ritratti Brindisini. 1983
- Alberto Stano Stampacchia. Cicerone a Brindisi. 1972

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