STORIE DI ARCHEOLOGIA
PARCO
ARCHEOLOGICO DI SAN PIETRO DEGLI SCHIAVONI
2^ parte
Caratteristiche dall’area
archeologica
Alla luce di queste scoperte archeologiche si è
potuto affermare che l’area era al centro della
Brindisi Romana di epoca medio-imperiale. La zona, di
forma quadrangolare di circa 4.800 mq, racchiude una
parte di un quartiere attraversato da una strada basolata
(lastricata) ampia complessivamente poco più
di sei metri e carreggiabile per circa quattro metri
e mezzo, scavata per una lunghezza di circa 100 metri,
che rappresenta uno dei quattro cardini (strada con
orientazione nord-sud) parallela agli altri tracciati
viari individuati al di sotto delle attuali via Marco
Pacuvio, via Duomo, nei pressi di vico Seminario e via
de Muscettola, via Lauro e tra via San Benedetto ed
Armengol.
Questi cardini si intersecavano con i decumani (tracciati
viari orientati in direzione est-ovest) corrispondenti
alle attuali via Santabarbara - via Tarantini a nord
e con le attuali via Palma e via Casimiro a sud, racchiudendo
così la civitas che si affacciava sulle fortificazioni
del porto, area dell’attuale chiesa di San Paolo,
e sul canale della Mena, che si sviluppava sull’odierna
Corso Garibaldi.
L’impianto ortogonale della civitas, racchiuso
tra i cardini e i decumani, formava delle “isole”
abitative larghe settanta metri e lunghe il doppio.
Il
cardine scoperto nell’area archeologica, “in
ampiezza e dimensioni rapportabili a quelle di molte
città greche e italiote” [2],
è limitato da crepidini (marciapiedi), costituiti
da massi isodomici che riportano scolpiti alcuni interessanti
simboli di derivazione arcaica, come il pesce, la bipenne
e lettere preromane o latino arcaiche. Questi segni
sono stati impressi probabilmente nelle cave di provenienza
dei materiali. Su alcuni lastre della strada si possono
scorgere i solchi dei carri.
Ai lati della via si trovano alcuni “edifici pubblici
e privati con aree scoperte e ambienti coperti caratterizzati,
sopratutto a est, da pavimenti a mosaico o a lastre
di marmo, ad ovest da pavimenti più semplici
in opus spicatum (mattoncini in terracotta disposti
a spina di pesce), e in opus signinum (crustae marmoree),
peculiari quest’ultime delle zone di servizio
che costituivano la parte più bassa di abitazioni
popolari o la parte più esposta delle case ad
atrio, tipiche dell’età repubblicana e
aperte sull’atrio centrale” [3].
Sulla base dei diversi eleganti elementi costruttivi
ritrovati nell’area, come i marmi, gli stucchi
di decorazione colorata ed i mosaici, si ipotizza un
quartiere romano elegante non lontano dal foro, probabilmente
situato dove oggi è Piazza della Vittoria.
A sud-est un ampio ambiente scoperto, un possibile peristilio
di una abitazione patrizia con pareti intonacate e dipinte,
circondato da un portico di colonne in carparo, il cui
ingresso doveva risultare sul decumano a sud. Si affiancano
altri ambienti più ridotti, probabili aree di
servizio della domus romana.
Adiacente a nord l’interessante complesso termale,
visibile solo nella sua parte posteriore che si affacciava
sul cardine, mentre l’ingresso originario doveva
essere sulla parte opposta, in corrispondenza della
strada parallela al cardine individuato nell’aera
archeologica. E’ stata la prima parte scoperta
dell’intero parco e mostra un impianto di riscaldamento
del tipo suspensurae, ovvero con pavimento sospeso su
tipici pilastrini in mattoni quadrati o circolari, utili
alla circolazione dell’aria calda, insieme ai
tubi in cotto incassati nelle pareti laterali utili
a diffondere il calore all’interno degli ambienti
termali. Rinvenute anche alcune tracce delle vasche
in marmo.
Numerosi gli oggetti ritrovati durante le fasi dello
scavo: sculture marmoree, oggetti ornamentali, statuette
e ceramiche, molte delle quali sono esposte nel Museo
Provinciale “F. Ribezzo” di Brindisi. Altri
importanti reperti furono depredati quando l’area
del cantiere non era adeguatamente sorvegliata e protetta.
Le indagini condotte nelle zone circostanti l’area
di scavo, basate su saggi stratigrafici e sondaggi a
diversa profondità, hanno confermato la presenza
di reperti sovrapposti di epoche e di civiltà
diverse: da quella precedente la colonizzazione romana,
individuata con il ritrovamento nel 1984 della tomba
del IV secolo a.C. nella parte a nord dell’area
archeologica a circa tre metri di profondità
dal piano stradale, contenente un semplice corredo funerario
compresa una tipica trozzella messapica, alla medievale,
con lo scavo del 1986 di un’area di circa 500
mq tra via De Balzo e via Casimiro, che ha permesso
anche l’individuazione di strutture abitative
di età medievale, visibili nella piazzetta prospiciente
l’ingresso del teatro.
Della stessa epoca gli abbondanti ritrovamenti di materiale
ceramico rinvenuto durante un saggio di terreno per
la costruzione di un muro di contenimento limitrofo
il teatro. Le ceramiche, di fattura modesta e di probabile
produzione locale, sono collocabili tra il IX e il XII
secolo e riguarda vasellame domestico di uso comune
(ceramiche da fuoco, da cucina e da tavola), decorato
e dipinto [4].
Oggi l’area si presenta con un forte contrasto
di stili: il moderno rappresentato dal nuovo teatro,
realizzato con una struttura in acciaio rivestita da
lamiere in doghe verticali, e l’antico delle diverse
epoche, che sembra avvolgere in ogni parte l’edificio
contemporaneo.
Attualmente è in fase di completamento la sistemazione
dell'area archeologica, novità su nuovi ritrovamenti
saranno esposti alla riapertura prevista per l'autunno
del 2007.
Immagini (dall'alto):
- La strada basolata
- Immagine degli scavi negli anni '70 (Comune di Brindisi)
- Pavimento a mosaico
- Stada basolata e l'area archeologica sotto il nuovo
teatro
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