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BRINDISI ATTRAVERSO LA STORIA

I MESSAPI (1^ parte)

Dopo l'età del bronzo (1200 a.C.) la Puglia ospitò una popolazione chiamata Iapigi, un’etnia costituita da Messapi (Puglia meridionale), Peucezi (Puglia centrale), e Dauni (Puglia settentrionale).

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Particolare della "Map of Ancient Italy, Southern Part" (da The Historical Atlas by William R. Shepherd, 1911)

LA STORIA
I Messapi furono un popolo dedito all’agricoltura ed alla pastorizia, riconosciuti anche come abili domatori di cavalli, tenaci combattenti a cavallo ed arcieri.
La scarsità delle fonti storiche non permette di conoscere con certezza le origini di questa etnia e degli Iapigi in generale. La prima fonte documentata fu scritta da Esiodo (poeta greco vissuto a cavallo fra l’VIII e il VII secolo a.C.), naturalmente più che di notizie storiche si tratta di tentativi di legittimare le origini degli Iapigi. Infatti il poeta identifica la derivazione del nome Iapigi da Ipeto (figura mitologica greca). Mentre secondo Erodoto (485-425 a.C.) i Messapi provengono dai Cretesi che in seguito ad un naufragio si stanziarono in Puglia prendendo successivamente il nome di Iapigi-Messapi.
Alcuni studiosi ritengono che il nome Messapi significhi popolo fra i due mari, altri credono che derivi dal nome del re Messalo.
In realtà le ipotesi storico-archeologiche sulle loro origini sono differenti e discordanti. Una cosa sembra essere certa, gli Iapigi sono frutto di mescolanze di popolazioni indigene presenti sul territorio sin dal Paleolitico con i vari flussi migratori che si susseguirono nel tempo nella penisola: micenei, popolazioni provenienti dall’Anatolia , dall’Epiro ed infine gli Illiri (popolazione proveniente dai Balcani).

Strettamente influenzati dalla cultura greca, gli Iapigi, ed in particolare i Messapi, furono in grado di mantenere una propria identità ed autonomia.
Paradossalmente, all’inizio del IV sec a.C., a pochi anni dalla battaglia delle Termopili che vide Leonida morire per difendere la libertà dei greci, i nostri antenati si ritrovarono a combattere per gli stessi ideali, ma questa volta gli oppressori furono proprio uomini di origine spartana (i nipoti ribelli di uomini spartani che nel VIII secolo abbandonarono la città natale in cerca di nuove terre fondando cosi Taranto).
Epica fu questa resistenza delle bellicose popolazioni iapigie al tentativo dei tarantini di recuperare schiavi. Nel 473 a.C. infatti i cavalieri Messapi e i combattenti Peucezi e Dauni inflissero agli ex spartani una tremenda sconfitta che determinò anche la caduta dell’aristocrazia tarantina. Erodoto racconta che fu la più grande strage a sua memoria. Causa di ciò fu l’invasione di Carbinia, (l’attuale Carovigno) da parte dei tarantini che, dopo averla devastata, rastrellarono donne e bambini, li denudarono, li ammassarono nei templi e gli esposero agli sguardi e alle angherie di chiunque avesse voluto soddisfare le proprie voglie.


Sagoma del Guerriero Messapico in ferro nel sito archeologico “Parco dei Guerrieri” di Vaste (LE) - ph. Enrico Massaro

Successivamente nel 338 a.C. Archidamo III (re spartano) attaccò Manduria, ma fu sconfitto.
I tarantini pensarono così di chiamare Alessandro Molosso di Epiro (zio di Alessandro Magno) ma questi, invece di combattere i Messapi, riuscì a far conciliare le due parti.
L’avanzamento delle popolazioni osche (indoeuropei di ceppo sannitico della Campania antica pre-romana) spinse i Messapi, i tarantini e romani, ad una alleanza al fine di fermare i Sanniti. Le prime due guerre Sannitiche (343 -304 a.C.) si conclusero con un accordo di non belligeranza fra romani e tarantini, con il quale i romani si impegnavano di non oltrepassare il Capo Lacinio . Ma nel 303 a.C. i romani non rispettarono il trattato ed entrarono con una nave nel porto di Taranto, scatenando così una guerra fra Taranto e Roma. Nel 280 a.C. i Messapi si allearono con Taranto e Pirro (nipote di Alessandro Magno) giunse in difesa dei tarantini con 30.000 uomini e 20 elefanti. Tutto ciò non fu sufficiente, infatti nel 275 a.C. i romani sconfissero le armate del re dell'Epiro. I messapi, nonostante la sconfitta dei tarantini, continuarono la lotta contro Roma fino al 266 a.C. anno in cui il Salento fu annesso allo stato di Roma ed i romani si impossessarono del porto di Brindisi.

SECONDA PARTE: Le civiltà e gli insediamenti messapici a Brindisi
(con foto, bibliografia, link utili a documenti e video)

Testo di Danny Vitale e Antonio Mingolla (Gruppo Archeologico Brindisino)

Documenti correlati
» I Messapi, gli antenati dei brindisini

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