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LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA

IL TELEFONO A BRINDISI
Il primo agosto Nel 1905, con due anni di anticipo, si inaugurò la linea telefonica tra Brindisi e la capitale, la prima chiamata avvenne tra il sindaco Balsamo e l'on. Chimienti, il principale promotore del servizio

Uno dei principali "mali italiani" è indubbiamente il forte ritardo con il quale di solito vengono realizzate le opere pubbliche, lentezza causata quasi sempre dall'ordinaria burocrazia. Fortunatamente non è sempre così. Una singolare eccezione è rappresentata dal completamento e l'inaugurazione della linea telefonica proprio nella nostra città, attività ultimata con un anticipo di circa due anni sulla data prestabilita, grazie soprattutto al costante interessamento da parte del parlamentare brindisino l'on. Pietro Chimienti, "che fece bruciare i tempi, al fine di dotare al più presto Brindisi di sì importante servizio" (A. Del Sordo, 1978).


Palazzo Pinto Barnaba, prima sede dell'Ufficio Postale e Telegrafico

Il sistema telefonico venne inaugurato martedì 1° agosto 1905 sulla linea interprovinciale che metteva in comunicazione Brindisi a Roma attraverso Bari, Barletta, Foggia, Benevento, Avellino e Napoli, poi dalla capitale il collegamento avanzava sino a Reggio Calabria e Messina. La manifestazione è riportata sulle cronache locali come particolarmente emozionante e ricca di numerosi invitati: oltre alle locali autorità civili e militari, parteciparono il "Corpo Consolare, i vari Capi Ufficio e una larga rappresentanza del Commercio". A fare gli onori di casa Ottavio Fiori, capo servizio dell'Ufficio Postale e Telegrafico che all'epoca aveva sede nei locali del piano terra di Palazzo Pinto-Barnaba (edificio storico sito sul vertice dei corsi Roma e Umberto I), a cui da quel giorno si aggiunse il servizio Telefonico. Il primo ad intervenire fu il cav. Flores, Direttore Provinciale delle Poste, che al termine dell'orazione inviò il saluto della città ai Sovrani e al ministro Gismondo Morelli Gualtierotti; seguì un ampio contributo sulla storia della telefonia da parte dell'ispettore delle costruzioni cav. uff. Archimede Montella, che oltre a spiegare i dettegli tecnici del funzionamento, volle ricordare l'illustre figura di Antonio Meucci, il vero ideatore dell'innovativo modo di comunicare.

Antonio Meucci
Graham Bell

La storia di questa rivoluzionaria conquista scientifica è stata alquanto controversa e densa di equivoci per circa un secolo e mezzo: già nel 1854 Meucci aveva sperimentato un primo prototipo di apparecchio telefonico definito "telettrofono", utilizzato nella sua abitazione di Cuba, dov'era esiliato, per comunicare con la moglie costretta a letto da una malattia. Le precarie condizioni finanziarie non gli permisero di brevettare l'apparato, che fu invece registrato nel marzo del 1876 dall'americano Alexander Graham Bell, poi sospettato di aver copiato i disegni dell'italiano. Vi fu una lunga disputa giudiziaria vinta dallo scienziato di origini britanniche, solo l'11 giugno del 2002 il Congresso degli Stati Uniti ha ufficialmente riconosciuto l'esclusiva paternità dell'invenzione ad Antonio Meucci.

Torniamo all'entusiasmante cerimonia di quella calda giornata di agosto, dove parteciparono anche l'ispettore distrettuale cav. Joni, il sig. Alberto Monticelli in qualità di Direttore del Telefono Urbano di Brindisi, l'ispettore Cesare Tenderini, direttore dei lavori dell'impianto nell'ufficio brindisino e il sig. Cugini, il "proprietario della Rete telefonica di Taranto e Brindisi, il quale, non badando a sacrifici ha fatto già iniziare i lavori per collegare il telefono urbano con quello dello Stato, a tutto vantaggio dei suoi abbonati". Terminati i discorsi di rito si passò alla sperimentazione telefonica, tutti i partecipanti all'evento si accostarono all'apparecchio, dove prestava servizio in qualità di ufficiale telegrafico il sig. Giampietro, inviato da Bari per istruire gli impiegati brindisini sulla parte tecnica ed amministrativa del nuovo servizio. L'esperto rispose a tutte le domande e ai numerosi chiarimenti che gli vennero rivolti dai presenti.

Pietro Chimienti
Il Palazzo Pinto Barnaba

Dopo qualche minuto dall'avvenuto collegamento con il centralino di Bari, il sig. Fiori si rivolse agli intervenuti enunciando con enfasi: "abbiamo Roma in linea", ma il momento più emozionante fu quando dalla capitale avvisarono che in linea c'era l'onorevole Pietro Chimienti, il vero artefice dell'opera compiuta prima del previsto: "Brindisi risponde facendo intuonare da un fonografo il nostro magico inno nazionale che si ripercuote per i settecento chilometri di linea - raccontano le cronache di quel giorno - salutato da tutti gli uffici intermedi e da Roma e da Brindisi, con grida Viva il Re! Viva l'Italia!". Quindi seguì la prima conversazione tra il sindaco Federico Balsamo e il deputato brindisino, futuro Ministro delle Poste e Telegrafi (23 giugno 1919 - 13 marzo 1920): il primo cittadino volle porgere il saluto della sua città natale, "la quale ricorda in questo momento come, mercè la sua opera, usufruisce così presto di un servizio tanto importante". Il cav. Balsamo chiese inoltre di porgere, a nome della cittadinanza, un caldo saluto al Sindaco ed alla città di Roma. Anche il cav. Montella si congratulò con l'on. Chimienti, il quale commosso volle ringraziare tutti i partecipanti. Seguirono altre brevi conversazioni telefoniche, con saluti e ringraziamenti tra le autorità romane, baresi e brindisine, non mancarono scambi di battute tra la stampa locale e i giornalisti delle città collegate, quindi gli invitati si spostarono nella "sala delle macchine, dove vennero serviti dei squisitissimi rinfreschi".

Il compimento di questa straordinaria prestazione, utile allo sviluppo delle comunicazioni, all'economia e al commercio di tutto il Mezzogiorno, con notevole anticipo sui tempi programmati, lo si deve non solo al parlamentare e docente universitario di Diritto costituzionale, ma anche al "compianto De Bernardis", entrambi e con l'aiuto del giornale politico popolare "Il Pungolo" portarono a termine "una riuscitissima campagna in proposito, ottenendo per il 1905 ciò che doveva essere fatto nel 1908".

Telefono a candela
Telefono a manovella

Il servizio telefonico pubblico entrò in funzione già il giorno successivo, con un collegamento sperimentale attivato con Roma attraverso uno dei nuovi apparecchi dell'Impresa dei Telefoni Urbani, successivamente forniti ai primi abbonati alla rete di comunicazione interprovinciale. Il 20 gennaio 1907, questa volta nei tempi stabiliti, fu aperta al pubblico la linea telefonica Brindisi-Taranto, la tariffa per ogni conversazione, della durata di tre minuti, era stata fissata a lire 0,50. Due mesi dopo fu inaugurato il tratto tra Brindisi e Lecce, sul quale venne applicato il medesimo costo per chiamata. Nel febbraio del 1908 ci fu la prima denuncia per il furto di un cavo telefonico ad opera di "diversi ignoti arrampicatesi sui pali telegrafici", costoro tagliarono e asportarono ben centotrenta metri di filo, "arrecando allo Stato un danno di lire quaranta".


I palazzi della SIP (poi Telecom) al rione Santa Chiaa di Brindisi

Il telefono entrò nelle prime case degli italiani solo dopo il primo conflitto mondiale, ma il vero boom si ebbe negli anni Cinquanta. Nel decennio successivo vi fu un aumento significativo delle chiamate interurbane determinato soprattutto dall'imponente flusso migratorio interno, dalle regioni meridionali verso il triangolo industriale del nord Italia. Nel 1964 il processo di unificazione del sistema telefonico nazionale portò alla fusione delle cinque concessionarie e alla nascita della Sip (Società per l'esercizio telefonico), di cui restano i due imponenti - e da anni inutilizzati - edifici "rossi" al rione Santa Chiara, compagnia trasformata in Telecom Italia nel 1994. Tra gli anni '70 e '90 presero vita i primi accessori, come la segreteria telefonica, fax, cercapersone e il vivavoce, oggi i cellulari hanno soppiantato quasi del tutto le linee fisse, sono praticamente scomparse le postazioni pubbliche (ricordiamo quella di via XX settembre, attiva sino alla metà degli anni '80) e le cabine telefoniche pubbliche, tipici box prefabbricati in materiale metallico e pareti in vetro trasparente, che divennero elementi consueti nel paesaggio italiano, con apparecchi funzionanti a gettone e a scheda. Le tecnologie digitali continuano ad evolversi ad una velocità esponenziale, nessuno però è in grado di prevedere come sarà la telefonia del futuro, anche prossimo.

Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.202 del 4/6/2021

Bibliografia:
» A. Del Sordo, Vecchia Brindisi tra cronaca e storia, 1978

Documenti correlati
» Palazzo Pinto Barnaba


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