La chiesa della Madonna
della Catena, il cui titolo rimanda a precedenze
cultuali proprie dell’area siciliana, denominata
anche del Crocefisso, si trova al di
fuori del centro urbano, in una zona rupestre
a circa 800 metri dal centro città di Locorotondo.
La prima costruzione risale, secondo Montanaro,
al 1597. Si sarebbe allora diffusa la voce del
ritrovamento di un’antica effige rappresentante
la Madonna in una grotta fuori città. Ne
sarebbe derivato afflusso di devoti che si dissero
anche miracolati per la loro fede. Assecondando
la devozione popolare, gli ecclesiastici avrebbero
ordinato uno scavo nell’area; fu scoperto
l'accesso ad una grotta ma non si rinvenne alcuna
immagine sacra. L’affluenza dei pellegrini
non venne per questo meno e si decise l’erezione
di una chiesa. La prima costruzione era poco più
di una cappella scavata nella roccia, a cui si
accedeva da due scale. La parte costruita in muratura
era costituita dalla volta e dal tetto, che, insieme
ai due ingressi, si elevava di due metri rispetto
al piano stradale dell’epoca corrispondente
all'attuale piazzale sottostante a destra dell'odierna
chiesa. Poco tempo dopo la sistemazione della
chiesa, nell'anno 1600, fu eretto l'edificio che
tuttora esiste e che doveva servire come ospizio
ai pellegrini e abitazione per coloro che si prendevano
cura del santuario.
Giusto il manoscritto di Angelo Convertini, nel
1790 un giovane avrebbe avuto in sogno la visione
d’altre grotte adiacenti la chiesa. Iniziarono
allora nuovi scavi che portarono al rinvenimento
di tre grotte fra loro comunicanti; nell’ultima
grotta era una fonte. Convertini informa che don
Nicola Nardelli, celebrando messa nella cappella,
avrebbe visto sul lato destro dell’altare
un accenno d’affresco. Raschiando l’intonaco,
avrebbe rinvenuto l’effige della Vergine
con Bambino che ha tra le mani una catena; ne
sarebbe da ciò derivato alla chiesa il
titolo di Madonna della Catena. Accanto
all’effige della Vergine, sarebbe stata
scoperta l’immagine seicentesca di San
Donato e al di sotto di questa quella di
Sant’Antonio Abate.
Nel 1866 la chiesa divenne proprietà del
Demanio; nel 1886, ormai in gran parte crollata
fu acquistata dal signor Vittorio Aprile che,
nel 1890, la cedette ad un sacerdote, don Giuseppe
Serra (1843-1906) previo impegno relativo alla
riapertura al culto del sacro edificio.
Nel 1897 la signora Angela Sforza fece erigere
un nuovo santuario, costituito sia dalla restaurata
chiesa in grotta e da una superiore.
Internamente si scorge tale iscrizione: “Alla
pia memoria di Alessandro e Maria Curri questo
tempio sacro alla Vergine della Catena riedificò
Angela Sforza A.D. 1897”. In concomitanza
con tale rinnovamento fu istituito anche il culto
dei santi Cosma e Damiano per i quali oggi la
chiesa è anche nota.
Memoria della chiesa di Maria Santissima della
Catena è in due documenti dell’archivio
storico della chiesa di Locorotondo; nel primo
si ha rendicontazione delle spese sostenute per
la festa della titolare del 1895, nel secondo
è la richiesta del sacerdote Pietro Palmisano
relativa alla cappellania del santuario. La scarna
documentazione archivistica conferma che alla
cura della chiesa, con la nomina di un procuratore
o cappellano, provvedeva, per disposizione del
vescovo di Ostuni Giulio Cesare Carafa (1578-1603),
il capitolo di Locorotondo.
La chiesa superiore comprende un unico ampio vano
a croce greca, con cupola e abside. Il presbiterio,
fino a qualche anno fa, era valorizzato da un
vecchio altare; nell’abside è conservato
un frammento d’affresco raffigurante la
Madonna della Catena. Nella sagrestia
si conserva un frammento di nicchia proveniente
dal polittico della Pietà della
cinquecentesca rinascimentale chiesa madre diruta
per dar luogo all’attuale.
Nella chiesa in grotta è ancora visibile
la parte antica ben distinguibile da quella moderna
in cui sono evidenti i sostegni angolari dei quattro
archi strutturalmente coincidenti con quelli superiori;
di particolare suggestione è la volta a
vela ribassata.
Oltre al recente altare del Crocefisso,
è altro altare tardo - settecentesco, sulla
cui parete è una nicchia rinascimentale,
incorniciata da lesene. Notevole una statua della
Madonna con Bambino, in pietra policroma;
si tratta di recuperi di beni già nell’Ecclesia
Mater.
Accanto a quest’ultimo altare s’intravedono
tracce d’antiche pitture murali raffiguranti
un San Biagio; da qui fu asportato il
San Donato conservato, oggi, sulla parete
sinistra dell’arco d’ingresso alla
cappella del Santissimo Sacramento nella
parrocchiale di San Giorgio. Della vecchia
chiesa si conservano le acquasantiere sullo scalone
e un piccolo tondo a bassorilievo della Madonna
col Bambino, murato sulla porta d’ingresso,
esternamente allo scalone.
La festa della Santissima Vergine della Catena,
si festeggia la domenica dopo il 16 agosto. Così
la descrive il Convertini: “Bello è
il giorno di quella sacra festa, il vedere il
gran concorso per tutta la strada di mezzo miglio,
tutta piena di cavalcature, che sono servite a
trasportare la detta gente, e ognuno concorre
per i donativi e le messe, che il clero raccoglie
in quel giorno ed anche man mano in tutti gli
altri giorni e per tale occasione la festa si
rende la più bella che si celebra in queste
vicinanze”.
Testo di Antonella Golia
BIBLIOGRAFIA
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Locorotondo 1968.
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chiesa di Locorotondo, in La chiesa di
San Giorgio Martire in Locorotondo, Locorotondo
2004, pp. 403-18.
G. GUARELLA, La storia di Locorotondo nel
manoscritto di Angelo Convertini, Locorotondo
1985.
G. LIUZZI, V. DE MICHELE, P. CORDASCO, Ricerche
per una storia di Locorotondo, Locorotondo
1990.
P. MONTANARO, G. TURSI, Guida di Locorotondo,
Locorotondo 1991
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