La
prima menzione di una chiesa col titolo di San
Rocco, nel sito dell'attuale, risale al 1568.
Si trattava di una cappella posta fuori dalle
mura, di circa sette metri per quattro, coperta
da una lamia a spiculo, cioè da
una volta a crociera e dalle caratteristiche architettoniche
locali.
L'introduzione e la diffusione del culto di san
Rocco a Locorotondo e la conseguente fondazione
di una chiesa in suo onore si vuole siano avvenute,
con evidente anacronismo, in seguito allo scampo
dalla peste scoppiata tra il 1690 ed il 1691 in
alcuni centri costieri poco distanti.
Il Baccari scrive:
"della chiesa di San Rocco non si hanno notizie
dell'anno in cui fu costruita. Io però
ho fondata ragione di credere che essa sia sorta
dopo il 1691 partendo dal fatto che lo storico
Sampietro ci fa conoscere che della peste che
infierì in Fasano tra la fine del 1690
ed i primi due mesi del 1691, Locorotondo ne rimase
immune. Ritengo perciò che, per tali immunità,
i locorotondesi si votarono a san Rocco ed eleggendolo
a loro protettore gli eressero la chiesa. Altre
ragioni avvalorano questa mia idea: lo stilo architettonico
moderno della chiesa, assimilatesi a quello della
chiesa Madre (eretta dopo il 1779); il fatto che
la bella statua di San Rocco esistente
nella stessa chiesa fu costruita a Napoli nel
1782; ed infine la grande ed antica devozione
che i fasanesi hanno sempre avuta per il nostro
santo protettore che nel 1690- 1691 aveva salvato
Locorotondo dalla peste che colpì Fasano".
Secondo
una credenza popolare la chiesa si dovrebbe all'iniziativa
di un devoto locorotondese, cui sarebbe apparso
san Rocco presso una cappellina sulla via di ritorno
da un pellegrinaggio compiuto presso la chiesa
del santo in Ceglie.
Nel 1804 la primitiva chiesa venne demolita per
far posto alla nuova, a croce greca cupolata ed
absidata, dalle forme più classiche. Angelo
Convertini (1771- 1831) rilevò:
"Passando per le mura si trova, dopo il largo
Bonifacio, la chiesa di San Rocco, fatta a buon
gusto su disegno della Rotonda di Roma. Vi sono
in essa due belli altari, uno a San Rocco
e l'altro a Sant'Irene. In cornu evangelii
vi è la statua dell'istesso, fatta in Napoli
nel 1792 e vestita di buon gusto. Vi è
la porta della sagrestia in cornu epistolae".
Nel 1872 il nuovo edificio venne alterato con
un avanzamento della parte anteriore di pochi
metri oltre il filo stradale di via Cavour, allora
detta Borgo San Rocco. Ciò, se da
un lato procurò un lieve aumento di spazio
all'interno e la conseguente possibilità
di erigere una cantoria giusto sopra l'ingresso,
dall'altro significò la perdita dell'originaria
facciata e, con essa, delle quattro statue degli
evangelisti qui collocate dopo lo smembramento
del cinquecentesco polittico liteo della Pietà,
già nella vecchia Matrice.
L'intervento
fu contestato dal Baccari:
"Verso il 1872 si cercò di ingrandire
la Chiesa abbattendosi l'antica prospettiva (sulla
quale vi erano i quattro evangelisti che erano
stati presi nella vecchia chiesa Madre) e se ne
rifece un'altra, avanzandola sulla strada. Ciò
non fu opera lodevole, sia perché di quella
antica chiesa non si sarebbe dovuta alterare la
prospettiva, sia perché l'ingrandimento
che si è ottenuto è insignificante".
Sulla scorta delle affermazioni del Convertini
si può immaginare che la facciata del 1804,
precedente l'ampliamento realizzato nel 1872,
fosse caratterizzata da uno schema classico a
timpano impostato su un colonnato, d'altezza inferiore
all'attuale, in modo da lasciare in vista la retrostante
cupola su tamburo.
Considerevole
il patrimonio storico-artistico del San Rocco:
a destra dell'ingresso è una tela del 1854
raffigurante San Rocco fra gli appestati, del
pittore locorotondese Antonio Vito Semeraro; più
avanti, sempre a destra è una tela avente
a soggetto San Francesco da Paola e, di fronte,
un'immagine di Sant'Irene sullo sfondo di una
città costiera.
Ai lati del presbiterio sono due statue in pietra
smaltata di fattura settecentesca di Sant'Eligio
e Sant'Oronzo. Nella nicchia sovrastante l'altare
è collocata la statua lignea di San Rocco,
scolpita a Napoli il 1792.
Attualmente il più vecchio vestito della
statua esistente nella chiesa di San Rocco risale
al 1909, come testimonia uno scritto all'interno
dello stesso:
"la
veste è stata fatta dalla famiglia De Bernardis
nel 1909". La famiglia De Bernardis alla
quale si fa riferimento è quella di Francesco
De Bernardis che provvide a sostenere tutte le
spese. Il manto, detto ora il "vecchio",
fu pronto nel 1912 per opera di don Michele De
Bernardis il quale in cambio del manto nuovo confezionato
a sue spese, ottenne in cambio quello vecchio
risalente alla fine dell'800. Attualmente questo
si trova in casa della professoressa Natalia De
Bernardis abitante a Fasano che, come sua nonna,
conserva tutt'ora il manto in un fazzoletto tessuto
a mano in mezzo ai materassi del proprio letto
matrimoniale. Il manto si compone di due ferse
cucite l'una a fianco all'altra per una larghezza
di cm..91 e per una lunghezza di cm.306. Il bordo
è ricamato in oro zecchino, così
come in oro è il festone di ghirlande floreali
che si distende parallelamente a esso. Le corolle
e alcuni pistilli che lo compongono sono a sbalzo
ottenuto con la cucitura di alcune paillettes;
il tutto in perfetta armonia, semplicità
e bellezza. La devozione di don Michele verso
san Rocco durò tutta la vita, tant'è
che, alla fine della prima guerra mondiale, memore
di distruzioni e morti, si affrettò a donare
al santo un anello con incastonato un rubino,
preso direttamente dal tesoro di famiglia. Dopo
la seconda guerra mondiale vi fu un nuovo fervore
intorno alla chiesa e alla statua di San Rocco.
Questa volta fu don Vito De Bernardis a provvedere
per i nuovi vestiti di san Rocco. I coniugi Maria
e Mito Basile si prodigarono per la realizzazione
della nuova base, piedistallo su cui poggia la
statua durante le processioni a San Rocco, scolpita
nel 1958. Quest'opera è compendio di un'arte
finissima e nobilissima qual è stata quella
in Locorotondo degli intagliatori e intarsiatori
del legno.
Particolari
sono i festeggiamenti in onore di san Rocco aperti
dai cosiddetti lattatori, cui incombeva
l'onere di imbiancare le case prospicienti sulle
strade costituenti percorso per la processione
del santo. Il portale della chiesa viene illuminato
a indicazione del fatto che inizia la novena.
La sera del 15 agosto c'è attesa per l'accensione
dell'illuminazione, convenzionale segnale d'inizio
della processione, configuratesi quale rito di
trasferimento del santo dalla chiesa a lui dedicata
alla Matrice all'uopo addobbata. Inizia allora
la lunga notte di san Rocco. I più anziani
vanno subito a letto per essere svegli al passaggio
della diana ossia dell'esecuzione bandistica
mattutina, una nenia dolcissima che da il tono
a tutta la festa, attesa invece dai giovani in
veglia nella villa comunale.
Al termine dei tre giorni di festeggiamenti il
santo torna nella sua chiesa accompagnato da un'interminabile
fila di ceri che si snoda per tutto il paese.
Al rientro si intona il Te Deum di ringraziamento
e si bacia il reliquario contenente un frammento
di osso del santo degli appestati, dono del papa
Pio X, allorché era ancora patriarca di
Venezia.
Rilievi
della chiesa di San Rocco in Locorotondo
eseguiti dall'arch. Domenico Sasso |
|
|
|
|
|
Prospetto |
Pianta
piano terra |
Pianta
piano interrato |
Sezione
longitudinale |
Sezione
trasversale |
|
|
|
|
|
Bibliografia
F. BASILE, Il culto di san Rocco a Locorotondo
fra storia devozione e folklore, Locorotondo:
Amministrazione Comunale, 1987.
G.GUARELLA, La storia di Locorotondo nel manoscritto
Convertini", Locorotondo:Amministrazione
Comunale, 1985.
G. BACCARI, Memorie storiche di Locorotondo, Locorotondo:
Biblioteca del Lavoratore, 1968.
G. SAMPIETRO, Fasano, indagini storiche. A cura
di ANGELO CUSTODERO, Fasano: Schena ed., 1979.
Tutti i rilevamenti
relativi alle iscrizioni dei vestiti e della base
di San Rocco sono stati effettuati dalla sig.na
Pasqua Renna- sagrista della Chiesa di San Rocco-
il 13.05.1987.
Testo di Annalisa
Marsella
Non è
consentito l'utilizzo non autorizzato delle immagini
e dei testi
|