La
chiesa di Tutti i Santi, collegiata valde
insignis et cospicua, che attualmente occupa il
lato ovest di Piazza IV Novembre, fu edificata,
nella sua attuale dizione, a seguito del crollo
verificatosi il 31 gennaio 1649, tra il 1650 ed
il 1660, su progetto dell'architetto mesagnese
Francesco Capodieci, con integrazioni del frate
Francesco da Copertino e del chierico leccese
Antonio Leccisi.
Secondo lo storico Cataldo Antonio Mannarino la
precedente chiesa intitolata ai tre santi Eleuterio
vescovo, Anthia e Corebo sarebbe stata eretta
lì dove era la cappella bizantina di San
Nicola Vetere. In seguito ridefinita e dedicata
a Tutti i Santi avrebbe subito un nuovo intervento
nel 1580 con la proposizione dell'ingresso rivolto
a levante.
Le statue di sant'Oronzo, indicato come Eleuterio,
Anthia e Corebo sono sul portale cinquecentesco,
recuperato nella nuova struttura; nelle nicchie
visibili sulla facciata sono i dodici apostoli.
Nel terzo ordine è un bassorilievo raffigurante
la Madonna del Carmine, protettrice della città.
Sul timpano, in cui è lo stemma di Mesagne
in bassorilievo segno di un diritto di patronato
tuttora attivo, si innalzano gli angeli che un
tempo affiancavano la grande statua del Cristo,
andata perduta.
Gli
interni dell'insigne monumento furono realizzati
dopo più di un secolo dalla ricostruzione
della chiesa, nel periodo compreso fra il 1766
ed il 1770. Fu il napoletano Nicola Carletti,
con la collaborazione di Giacomo Magliani, a progettare
l'attuale volta in pietra e il maestoso colonnato
posto a sostegno della massiccia copertura. Disegnò
anche gli ornati, le rifiniture e gli stucchi
eseguiti dai mastri Pasquale Failla, Michele Garofano
e Saverio Mazzarella, tutti partenopei. Merito
dell'ingegnere Giuseppe Palmieri, originario di
Monopoli, fu quello di evitare nell'occasione
lo smantellamento della secentesca facciata.
L'altare maggiore e la balaustra sono opera di
Pasquale e Pietro Antonio Sabastiani, mastri marmorari
napoletani. L'organo, realizzato nel 1648 da Tommaso
Mauro di Muro Leccese, ha l'aspetto dovuto al
più tardo intervento del 1710.
I dipinti collocati sugli altari laterali sono
per la maggior parte opera del pittore locale
Domenico Pinca (1746-1813) cui sono riconducibili
La crocifissione di san Pietro del 1770, La cacciata
dei mercanti dal tempio pure del 1770, La Vergine
del Carmine e L'ultima cena. Di particolare rilievo
sono la pala della Madonna del Carmine, di Giuseppe
Bonito (1707-89), collocata nel transetto di destra,
l'Adorazione dei pastori, di Gian Pietro Zullo
(1557-1619) e del nipote Andrea Cunavi (1586 -
post 1626), ampliata da Domenico Pinca nel 1782,
l'Assunzione di Maria Vergine di Saverio Lillo
(1708-89) del 1772, Sant'Oronzo che protegge Mesagne,
circa 1660, riconducibile ad ambito di Giovanni
Andrea Coppola.
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