Mesagne è una città
composita dal punto di vista urbanistico e architettonico.
Il centro storico, che ne costituisce il cuore
antico, è attorniato dai quartieri sorti
nel secondo dopoguerra che, come quello denominato
Seta, si articolano su costruzioni moderne, circondate
dal verde, poco estese in altezza. In questo contesto,
pertinenza della vasta parrocchia di San Giuseppe
Artigiano allora retta da don Angelo Galeone,
nella seconda metà degli anni settanta
del ‘900, si decise di costruire una nuova
chiesa. Doveva questa essere punto di riferimento
per i numerosissimi fedeli, oltre che del quartiere
Seta, degli altri denominati Arco Ferraro,
Centrale Elettrica, Campo Sportivo,
Distilleria.
Nel 1976 il comune concesse il suolo necessario
per l’edificazione del complesso; inizialmente
l’incarico di progettazione fu affidato
all’arch. Decio de Mauro. Nel 1996 fu adottato
definitivamente il progetto dell’ing. Luigi
Giorgino e dell’arch. Franco Cutrì.
Il 22 luglio del 1997 i lavori furono affidati
all’impresa Edil- Mesagne s.r.l.
Si
pensò di dotare la nuova chiesa, di ambienti
finalizzati all’accoglienza e all’ospitalità,
di centri sportivi e di biblioteca. Fu previsto
anche l’alloggio per il parroco. Un piccolo
edificio fu adibito a cappella, per assolvere
temporaneamente le funzioni di culto più
importanti per gli abitanti del quartiere Seta.
La chiesa, inizialmente denominata di San Giuseppe
e il 10 ottobre 2002 dedicata a San Pio da Pietrelcina,
proclamato santo il 16 giugno 2002 in piazza San
Pietro da papa Giovanni Paolo II, fu completata
nell’anno giubilare del 2000, esattamente
il 29 maggio; qui fu trasferita la sede della
parrocchia di San Giuseppe Artigiano
già nella chiesa con lo stesso titolo,
ora trasformata in rettoria e compresa nell’ambito
territoriale della Chiesa Madre.
La titolatura parrocchiale di San Giuseppe Artigiano
fu convertita in quella di San Pio da Pietrelcina
il 17 giugno 2010. Ne fu data comunicazione ufficiale
ai fedeli, in quell’anno, dall’arcivescovo
mons. Rocco Talucci nel giorno dell’anniversario
della morte del santo cappuccino il 23 settembre.
La chiesa, moderna e funzionale, presenta una
facciata tripartita rivolta a est. L’ingresso,
cui si accede per una scalea semicircolare, composta
da quattro gradini, impostato al centro della
facciata, è sormontato da un profondo protiro
curvilineo, che poggia su semipilastri, emergenti
dallo spessore del muro. Lo sovrasta un oculo
chiuso a vetrata, su cui è rappresentata
una croce da cui si dipartono in diagonale quattro
fasci di luce.
Ai fianchi dell’ingresso sono due strette
vetrate che, rincorrendo l’altezza della
facciata, le danno movimento, facendone emergere
le profondità, i vuoti e i pieni.
Caratterizzano la facciata due moderne ali stilizzate
svettanti nel cielo; esse innalzandosi sopra il
coronamento simboleggiano le braccia dell’uomo
che cercano Dio, uomo che attraverso la preghiera
si unisce a Lui.
All’esterno, sul lato sinistro, è
posta in un’aiuola fiorita una statua di
San Pio da Pietrelcina.
L’interno, semicircolare, ha il suo punto
focale nel Crocefisso che rimanda, nelle forme
e nello stile, a precedenze medievali; i progettisti
hanno voluto proporre una forma aperta, a ventaglio,
in cui fosse evidente il senso della centralità
affidata al Cristo e all’Altare. Dalla mensa,
il Messia, col suo sacrificio, è pronto
ad abbracciare tutta la comunità dei fedeli;
le pareti laterali si propongono quali braccia
ideali che accolgono i fedeli, ricreando così
senso della comunione. L’involucro che si
fa contenuto; la forma architettonica assurge
a linguaggio che comunica la percezione del sacro.
La chiesa è formata da due elementi distinti:
l’aula e la cappella feriale, collegati
da una porta a destra dell’entrata.
Nell’aula si percepisce il senso di spiritualità
trasmesso dalla purezza delle forme architettoniche
e dalla luce che la inonda penetrando sia da un
oculo aperto sulla parete absidale che da piccole
finestre che corrono su un corpo ribassato della
volta, a sua volta sorretto da colonne che definiscono
la ripartizione degli spazi. Pannelli in muratura,
bianchi, delimitano l’area presbiterale;
al centro è il Crocefisso cui è
anteposto l’altar maggiore. Alla base è
il seggio per il presbitero; l’insieme è
inquadrato da due colonne a tutta altezza.
L’altar maggiore, con mensa in pietra di
Trani, è ornato da un paliotto realizzato
il 2002 dallo scultore Carmelo Conte di Latiano.
In esso è espresso molto bene il mistero
della morte e resurrezione di Cristo. Una sfera,
simbolo del Trascendente, è alle spalle
del Cristo con i dodici apostoli ai suoi fianchi.
Fra essi è Giuda che indirizza lo sguardo
fuori campo. Due angeli, posti agli estremi, spiriti
messaggeri di Dio, con quattro ali come le figure
descritte da Ezechiele (Ezechiele, 1,
23), reggono la Pietra Sacra. L’opera è
in bronzo, realizzata con la tecnica della cera
persa. Le sole ali degli angeli, traforate e semoventi,
sono in acciaio.
Il pannello sulla sinistra ha innanzi un ambone
in pietra e bronzo. A sinistra dell’ambone
è un piccolo fonte battesimale. Tre colonne
di diverse altezze, sono poste ai lati dei pannelli;
movimentano gli spazi e delimitano la zona absidale.
Una porta con tamburo immette nell’aula.
La controfacciata è inquadrata su due livelli.
Quattro colonne, a livello inferiore ne segnano
gli spazi e sorreggono la superiore cantoria,
delimitata da semplice balaustra in metallo; è
inondata di luce che arriva sia dalle finestre
a vetrata sia dall’oculo centrale.
Un mosaico pavimentale, a forma circolare, rimanda
al simbolo del Giubileo del 2000, anno in cui
fu completata la chiesa. Il simbolo rappresenta
bene l’universalità del messaggio
cristiano: la parte centrale, in colore azzurro,
indica il globo su cui, quasi a fasciarlo, domina
la croce. Le cinque colombe, di colore diverso,
rappresentano i cinque continenti. Dal centro
della croce si sprigiona una luce, simbolo di
Cristo “vera luce del mondo“, come
indicato dalle parole: “Christus heri,
hodie, semper”: “Cristo ieri,
oggi, sempre”. L’intrecciarsi delle
colombe significa lo spirito di unità dei
figli di Dio e di riconciliazione tra i popoli.
La croce ricorda che Cristo è morto per
la salvezza di tutti e le tre linee multicolori
che la compongono richiamano il mistero della
Trinità. Al centro un nugolo di colombe,
dai colori tenui, si susseguono in maniera circolare.
All’esterno, nel penultimo anello, è
la data A.D. 2000 JUBILEUM.
Sulla parete di sinistra sono i simulacri aventi
a soggetto: Santa Rita da Cascia, in
resina, Sacro Cuore di Gesù, San
Pio da Pietrelcina, in legno di Ortisei,
San Giuseppe, in cartapesta, già
in San Giuseppe Artigiano come la Madonna
con Bambino in gesso.
In quest’area ha collocazione una reliquia
a contatto del santo titolare della chiesa.
È contenuta in un sacro vaso di vetro,
con coperchio sormontato da una piccola croce,
poggiante su un piattino. Il reliquiario, sigillato,
è sostenuto dalle mani di due angioletti
dorati, che poggiano su una base circolare. Il
tutto è in una teca di vetro che alla base
reca il seguente cartiglio: “Pezzuola
con la quale San Pio si asciugava la ferita sanguinante
del costato”.
La parete destra dell’aula è posta
in comunicazione, attraverso due porte, con gli
ambienti di servizio della parrocchia: uffici
e sagrestia.
Una porta in vetro immette nella cappella feriale,
custodia del Santissimo Sacramento; gli arredi
liturgici sono opera degli artisti della ditta
Nuova Ecclesiart di San Ferdinando di
Puglia (FG). L’altare è di pietra
bianca; sul paliotto è presente il simbolo
dell’Agnus Dei all’interno
di una mandorla mosaicata su fondo oro. Le tessere
della croce dell’Agnello appaiono come pietre
preziose. La mandorla è circondata dai
simboli dei quattro evangelisti, leggermente scolpiti
nella pietra, ai quattro angoli del riquadro che
contiene il tutto. La mensa, perfetta nella sua
forma, presenta una decorazione mosaicata, multicolore,
a figure geometriche che la circonda nel perimetro.
I colori delle tessere sono lucenti, brillanti.
La pasta vitrea si alterna alla pietra. Alla sua
sinistra un ambone, anch’esso in pietra
viva. Dietro l’altare, un alto pannello
a tutta altezza comprende in sé il tabernacolo
in cui s’intersecano il rosso del sangue
del sacrificio, il blu della purezza, l’oro
della santità e il verde della speranza!
Le linee curve hanno il loro punto focale al centro
del pannello, lì dove deve contenersi l’Eucarestia,
un Bronzeo Santuario, incastonato al centro di
questa mistica rappresentazione.
Sulle vetrate della parete laterale sono rappresentati
i simboli dell’Eucarestia. A don Angelo
Galeone si deve la committenza delle opere presenti
nella cappella in cui pure sono le icone di Maria
con Bambino e di Gesù.
Sulla parete a destra dell’entrata è
posto un grande crocefisso in cartapesta, originariamente
collocato nella zona absidale, realizzato da Santino
Merico di Lecce. Il perizoma del Cristo, legato
sul fianco destro, richiama alla lontana gli stilemi
dei crocefissi seicenteschi. La drammaticità
del volto è appena accennata.
Due epigrafi, incise su marmo, poste a sinistra
e a destra dell’ingresso, ricordano momenti
fondamentali per la chiesa di San Pio. La prima
riguarda la dedicazione del tempio a San Pio da
Pietrelcina, parroco don Giuseppe Laghezza, il
10 ottobre 2002; la seconda, con pari data, esprime
il ringraziamento della comunità parrocchiale
a don Angelo Galeone, senza la cui infaticabile
opera e senza il cui impegno il tempio non sarebbe
potuto sorgere.
Testo
e foto di Carmela Gentile
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