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Erika Andriola

IL CICLO DEI MISTERI E IL SIMULACRO DELL’ADDOLORATA NELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI IN OSTUNI

Le statue in cartapesta riferentesi al ciclo dei Misteri che sono nella chiesa di San Francesco d’Assisi in Ostuni fanno parte di un insieme, attestato nel 1879, comprendente anche le sculture di Ponzio Pilato, il trombettiere, i due fustigatori, Giuda e la Veronica [1]. Essendo già allora degradate a causa della mancanza di un idoneo luogo di conservazione, il priore dell’arciconfraternita dell’Immacolata Concezione Francesco Cavallo ne propose il restauro [2]. Antonio Todisco riferisce di “una serie del ciclo dei Misteri, in legno e cartapesta, scolpiti e dipinti, di notevole valore, opere di una bottega leccese della metà del XIX secolo” [3]. Il simulacro di Gesù nel Getsemani (141 x 48 x 51 cm circa) rappresenta Cristo che, inginocchiato su una roccia nell’orto degli Ulivi, prega con le mani giunte e con lo sguardo pietoso rivolto verso il cielo, in vista della vicina Passione. La scultura, eseguita in legno e cartapesta, è vestita con una tunica bianca con bordi dorati realizzata in tela che, durante il restauro eseguito dalla bottega Lorenzoni di Bari negli anni ’80 del Novecento [4], è andata a sostituire la precedente veste in panno gessato; la vita è cinta con un cordone dorato. La statua di Gesù flagellato (123 x 40 x 65 cm circa) rappresenta Cristo con il corpo dilaniato dalle ferite della flagellazione e le mani legate da una fune alla colonna su cui è leggermente ripiegato. Nella postura è evidente il senso di pacatezza e abbandono al tragico destino che lo attende. È vestito con un perizoma in tela annodato su un fianco con un cordoncino dorato e nel 2001 è stato affidato ad Antonio Laquintana per essere sottoposto a restauro, “Perciò la statua appare fredda e priva della nota di calore, caratteristica della devozione popolare” [5]. La statua dell’Ecce Homo (144 x 48 x 47 circa) rappresenta Cristo nel momento in cui, davanti al popolo, è condannato alla crocefissione. È raffigurato con la corona di spine e regge, tra le mani legate da una fune, lo scettro che gli fu dato dai Giudei e dai soldati romani: un’umile canna; indossa un perizoma in tela grezza annodato su un fianco con un cordoncino dorato ed “esprime grande pathos dalle laceranti cinque piaghe oltre quella sul petto che, secondo la tradizione, fu ispirata dalle rivelazioni private di Santa Brigida” [6]. La statua di Gesù che porta la croce (153 x 47 x 46 circa) rappresenta Cristo lievemente chinato sotto il peso della croce di legno, mentre si reca al Calvario dove a breve terminerà la sua esistenza terrena. Indossa una lunga tunica in lino grezzo, con i bordi decorati da un nastro dorato, stretta in vita da un cordone anch’esso dorato. Anche in questo caso, durante l’intervento di restauro eseguito dalla bottega Lorenzoni di Bari, l’originale tunica in panno gessato è stata sostituita dall’attuale tunica in lino [7]. Nell’espressione del volto di Gesù si nota la sofferenza mista a rassegnazione per la vicina tragica morte che lo attende. Il valore storico artistico del gruppo scultoreo risulta compromesso dagli inopportuni interventi di restauro. Si notano evidenti sovrapposizioni di colore, stese in numerosi e successivi strati, che hanno alterato l’originale eleganza stilistica e formale delle sculture. Le ridipinture sono molto evidenti sia negli incarnati, che appaiono appiattiti, che nelle gocce di sangue nei volti e nei corpi, esageratamente accentuate, secondo una pratica molto diffusa in passato, allo scopo di rendere più eclatante e vivo il pathos delle raffigurazioni sacre di fronte ai fedeli. Questi interventi impropri, tra l’altro, ostacolano una corretta attribuzione della paternità di queste opere. Si rileva la grande affinità iconografica, stilistica e formale riscontrabile tra le quattro statue dei Misteri della flagellazione di Cristo prese in esame, sia con le sculture, in legno e cartapesta, raffiguranti i medesimi soggetti del Ciclo dei misteri della chiesa di Maria Santissima del Carmine di Ostuni [8] che con il pregevole gruppo dei Misteri della Passione, in legno e tela gessata, della chiesa di Santa Maria della Vittoria a San Vito dei Normanni, realizzati da un ignoto intagliatore meridionale tra la fine del ‘700 e l’inizio del secolo successivo [9].

La statua di Maria Addolorata, (158 x 61 x 56 cm circa ) realizzata in cartapesta dipinta, rappresenta la Vergine con le mani giunte in preghiera e lo sguardo, pervaso dal dolore, rivolto al cielo. È vestita con il manto blu con bordino dorato e sul capo indossa il tipico velo bianco.

Gli inappropriati strati di sovrapposizione di colore hanno alterato in modo molto evidente l’originale cromia dell’opera, rendendo difficile l’identificazione della paternità della stessa. In merito al simulacro Antonio Todisco parla di una “statua processionale novecentesca dell’Addolorata[10]; considerata “Di bottega leccese fu realizzata interamente in cartapesta, probabilmente agli inizi del secolo XX[11]. Nonostante i pesanti rifacimenti, è evidente l’influenza dell’Addolorata del Maccagnani (1807-1892), conservata nella chiesa di Sant’Angelo a Lecce [12], della quale riproduce, quasi fedelmente, la posa con le mani giunte e soprattutto lo sguardo interrogativo e permeato di dolore rivolto verso l’alto. In questo contesto sono importanti le riflessioni di Salvatore Polito a proposito dell’Addolorata di Giuseppe Manzo (1849-1942), opera del 1911, collocata nella chiesa di Santa Chiara a Manduria. Egli scrive: “Il simulacro dell’Addolorata, qui sapientemente ripresentato dal Manzo secondo l’iconografia più nota, può essere annoverato tra le numerose copie della più famosa Addolorata del Maccagnani[13]. Si potrebbe attribuire a Raffaele Caretta (1871 - 1950), che “fu allievo apprendista dapprima di Antonio Maccagnani e successivamente divenne discepolo e poi capo giovane nella bottega di Giuseppe Manzo, dove operò fino al 1895” [14] .

 

Note

  1. Per approfondimenti si veda E. ANDRIOLA, Sculture in cartapesta nel territorio di Ostuni: Aspetti tecnici e stilistici, Tesi di laurea in Storia delle tecniche artistiche. Relatore Chiar. mo Prof. R. Casciaro, Università del Salento, anno accademico 2007-2008, scheda di catalogazione n. 21.
  2. Archivio dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione, chiesa di San Francesco, Ostuni, Registro delle conclusioni iniziato sotto il priorato di D. Alessandro Porcelli nel 1869, p. 64, riunione del 16 marzo 1879.
  3. P. LISIMBERTI - A. TODISCO, Il bel San Francesco e l’arciconfraternita dell’Immacolata Concezione di Ostuni, Fasano 2000, p.116
  4. Eloquenti Silenzi Immagini- Riti-Tradizioni della Settimana Santa di Ostuni, Latiano 2003, p.25
  5. Eloquenti, cit., p. 29.
  6. Eloquenti, cit., p. 31.
  7. Eloquenti, cit., p.32.
  8. Per approfondimenti si veda E. ANDRIOLA, cit., schede di catalogazione n. 37, 39,40,41.
  9. A. CHIONNA, Beni culturali di San Vito dei Normanni, Fasano 1988, pp. 254-7.
  10. LISIMBERTI – TODISCO, cit., p.111
  11. Eloquenti, cit., p.45.
  12. C. RAGUSA, Guida alla cartapesta leccese. La storia i protagonisti la tecnica il restauro, a cura di M. CAZZATO, Galatina 1993, p.87.
  13. S. P. POLITO, La cartapesta sacra a Mandria, (secc. XVIII-XX) Aspetti tecnici e riconoscimenti formali del valore artistico della statuaria cartacea, Manduria 2002, p. 68.
  14. RAGUSA, cit., p.55.


Fotogallery

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1 - Raffaele Caretta ?, Addolorata, XX sec. (primo quarto)
2 - Scultore meridionale, Gesù che porta la croce, XIX sec. (seconda metà)
3 - Scultore meridionale, Gesù flagellato, XIX sec. (seconda metà)
4 -Scultore meridionale, Gesù nel Getsemani, XIX sec. (seconda metà)
5 - Scultore meridionale, Ecce Homo, XIX sec. (seconda metà)

-> La Chiesa di San Francesco d'Assisi in Ostuni

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