Il primo documento attestante
la presenza della chiesa di Santa Maria delle
Grazie in Ostuni in località Foggia
risale al 1541; il 26 luglio di quell'anno, vescovo
Pietro Bovio (1530 - 1557), Angelo di Jacopo de
Carella dona un podere in località Petroni
a favore della chiesa di Sanctae Mariae de
la Gratia, molto probabilmente eretta e dotata
dallo stesso. È la prima volta che è
menzione della chiesa ubicata nella contrada di
Puzzovivo poi denominata Foggia
(L. PEPE, Memorie storico
diplomatiche della Chiesa Vescovile di Ostuni,
Pompei: ed. Scuola tipografica Bartolo).
Gli atti di Santa Visita di mons. Vincenzo Meligne
del 25 agosto 1629 informano che la cappella,
extra suburbium, retta dall'abate Riccardo
Clemente, aveva una cancellata di legno innanzi
l'altare maggiore, a sua volta sovrastato dalla
venerata immagine della Beatissima Vergine
dipinta sulla parete; la sacrestia era "quindici
piedi lunga e dodici larga", e dal cancello
lunga "venti piedi e larga sedici".
La chiesa con copertura a lamia aveva innanzi
un atrio "diciotto piedi lungo e trentadue
largo" (Visita pastorale
di Mons. Meligne, 1629, in Archivio storico diocesano
di Ostuni).
Nel diciottesimo secolo la chiesa rurale delle
Grazie era anche nota con il titolo di "Santa
Maria prima e dopo il parto" ed era un santuario
molto frequentato dalle donne incinte (ARMANDO
SAPONARO, Figli di nessuno, Fasano: ed. Schena
, 1994, pp. 67-68). La stessa chiesa era
denominata anche Ruota Orfanotrofio perché
la ricevitrice provvedeva alle prime cure e necessità
dei bambini qui abbandonati. Questa limitata assistenza
era possibile grazie alle rendite che la chiesa
ricavava dai beni immobili di cui era proprietaria.
Secondo i dati offerti dal settecentesco Catasto
Onciario di Ostuni possedeva uliveti a San
Cusmano e al Trappeto del Monte, nonché
vigneti a Donnagnora.
Questa piccola chiesa rurale divenne parrocchia
con regio decreto del 30 giugno 1831 di Ferdinando
II staccando a tal fine una porzione di territorio
da quella dello Spirito Santo. Erigendo quest'ultima,
il 1637, il vescovo Meligne aveva espresso auspici
al riguardo per maggior comodità degli
abitanti del borgo (PEPE,
cit. p. 150).
Ai primi del XIX secolo, su progetto dell'architetto
Domenico Ciraci, si passò a costruire la
chiesa tuttora esistente sul sito della precedente.
Sono state varie le fasi che hanno portato alla
definizione dell'attuale edificio; dalle conclusioni
decurionali custodite presso l'archivio storico
del comune di Ostuni si rileva infatti che:
1. Il 23 aprile 1828 ci fu l'accettazione
della richiesta di Vitantonio Greco intesa ad
ottenere la cessione di un suolo pubblico occorrente
per l'ampliamento della chiesa della Madonna delle
Grazie (Copie deliberazioni
del consiglio comunale, in Archivio comunale di
Ostuni, busta 1 vol 1).
2. Il 13 maggio 1833 si cedette al parroco
della parrocchia di Santa Maria delle Grazie una
porzione di suolo pubblico pari a "ventiquattro
palmi di lunghezza per sedici di larghezza"
per consentire la costruzione della sacrestia
e si diede autorizzazione "a tagliare le
pietre vicino alla chiesa stessa con espressa
condizione di non recare pregiudizio alla strada
medesima (Copie deliberazioni
del consiglio comunale, in Archivio comunale di
Ostini, busta 1 vol 2).
3. Il 4 ottobre 1839 al parroco della chiesa
fu concesso un contributo di duecento ducati per
la riedificazione della chiesa. Nel 1840 si ha
da parte della civica amministrazione dichiarazione
di impossibilità a concedere ulteriori
contributi al parroco a causa dei "tanti
obblighi che l'aggravano".
Contribuirono all'edificazione del tempio, come
attesta l'epigrafe in sito, il cantore Michelangelo
Incalzi "mentre ricorreva il secondo anno
del suo canonicato" e mons. Diego Planeta,
arcivescovo di Brindisi e amministratore apostolico
di Ostuni (1841 - 1848) che diede disposizione
di "versare nelle mani del parroco della
stessa [chiesa di Santa Maria delle Grazie] tutta
la somma da doversi per mio conto ritrarre tanto
dalla vendita del fondo olivato di Conca D'Oro,
che è di mia pertinenza, quanto dalle ultime
annualità di gabella dovute dall'affittatore
Sig. Calcagni, che forse tuttora non si sono esatte"
(La Chiese delle Grazie
ed il suo architetto attraverso documenti del
XIX secolo, in "Lo Scudo", 24 gennaio
1995).
La cappella primitiva e la nuova chiesa sorgevano
sul luogo denominato Foggia, termine dialettale,
derivante dal latino foveo, indicante il
grande serbatoio d'acqua che con le sue tre cisterne
provvedeva a dissetare la popolazione. A fine
ottocento però questo era ormai pieno di
rifiuti e sterpi tanto che se ne decise il colmamento.
Il dieci gennaio 1917 il sindaco Oronzo Quaranta
inaugurò qui la villa comunale anche se
la voragine era ancora aperta. Del fossato, che
correva nelle immediate adiacenze della chiesa
cui poteva accedersi solo per il tramite di una
gradinata, non è attualmente traccia.
Il patrimonio storico artistico comprende la statua
della Madonna delle Grazie, restaurata
nell'agosto 2002 dalla ditta Rita Cavaliere, databile
al XVIII secolo, di ignoto autore. Durante il
restauro sono state ricostruite le dita del bambino
ed è stato sostituito il trespolo di pessima
fattura con uno in legno di abete; anche i capelli
e le corone non sono le originarie che a causa
dell'umidità erano ormai irrecuperabili
(R. CAVALIERE, La statua
della Madonna S. Maria delle Grazie,in. "Lo
Scudo", agosto 2002). Altra opera
restaurata è il gruppo della Natività
ora nella cappella del Santissimo Sacramento.
Le statue, in cartapesta, furono recuperate circa
venti anni fa allorché, nel corso di lavori
in chiesa, si scoprirono dopo aver rimosso un
quadro avente pure a soggetto la Natività
(R. CAVALIERE, Il restauro
della "Natività" della Chiesa
delle Grazie, in. "Lo Scudo", gennaio
2003). Le statue dei Santi Cosma e Damiano,
in passato oggetto di innumerevoli ridipinture,
e coperte con tela di canapa celando gli abiti
originali le cui forme e modelli sono stati ripresi
per la realizzazione dei nuovi, sono state oggetto
di un attento restauro (R.
CAVALIERE, Restaurate le preziose statue dei S.S.
Medici, in "Lo Scudo", settembre 2005).
Altre statue hanno a soggetto Santa Lucia,
l'Addolorata, Sant'Antonio, attualmente
in restauro, Cristo Risorto, prossima al
restauro, e Cristo deposto dalla Croce,
dono della parrocchia dell'Annunziata. Di notevole
interesse è la tela di Santa Maria delle
Grazie; opera tardoottocentesca, recentemente
restaurata (R. CAVALIERE,
Restaurata la tela di S. Maria delle Grazie,in.
"Lo Scudo",ottobre 2004). Nell'
altare dedicato ai caduti in guerra è quella
della Pietà realizzata da Mario
Prayer (1887-1959). L'organo installato dalla
ditta Strozzi di Ferrara alla fine degli anni
sessanta ha circa ottocento canne; fu in origine
posizionato dietro il vecchio altare maggiore,
poi sostituito dal nuovo, consacrato il 9 agosto
1969 da mons. Orazio Semeraro. Attualmente sono
in corso lavori di restauro e trasferimento del
corpo d'organo dal presbiterio alla cantoria appositamente
costruita sul tamburo del portale d'ingresso della
Chiesa. Prezioso è il tabernacolo del Santissimo
Sacramento, d'ottocentesca scuola napoletana,
la cui porta è realizzata in argento.
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Testo
di Ezia Nacci
Foto (Ufficio
Beni Culturali Ecclesiastici):
1 - Ignota bottega locale. Santa Maria delle Grazie
2 - Mario Prayer. Pietà
3- Interno. Cupola
4 - Ignoto argentiere napoletano. Tabernacolo
5 - Ignota bottega salentina. Santa Maria delle
Grazie
6 - Ignota bottega salentina. Natività
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