La
chiesa di Maria Santissima Vergine del
Monte Carmelo sorge in Pascarosa, frazione
di Ostuni, da cui dista km 12,38, nel cuore della
Valle d’Itria. Il borgo rurale è
immerso, quasi, tra vigneti e uliveti; si usa
qui la varietà oliarola, l’equivalente
del cultivar frantoio toscano, che ha diritto
alla Dop Collina di Brindisi. Nei pressi sono
la specchia Satia e il trullo sovrano, costituito
da tre trulli affiancati di grandi dimensioni
a due piani: il piano terra è destinato
al bestiame e a fienile, il piano superiore ad
abitazione e a deposito di derrate alimentari.
La piccola stazione ferroviaria rende Pascarosa
punto di partenza o arrivo di itinerari cicloturistici;
in effetti, il visitatore rimane colpito dalla
particolare atmosfera, a metà tra sogno
e realtà, che ancora oggi vi si respira.
Ogni muretto a secco, ogni casa, i colori, i profumi
e la chiesetta stessa paiono narrare una propria
storia. In passato la chiesa non corrispondeva
alla struttura attuale ma ad altra, situata sul
lato sinistro, aldilà della strada, oggi
adibita ad abitazione privata. Nel 1947 l’ex
chiesa fu venduta ai coniugi Mario e Cosima Argentiero
e, con i fondi ricavati dalla vendita, fu allestita
la nuova chiesa nell’abitazione di Francesca
Custodero. Lo conferma l’iscrizione posta
a sinistra dell’ingresso: “CUSTODERO
MARIA FRANCESCA GIOIA FILOMENA E CUSTODERO LUCIA
DONARONO PERCHÈ QUESTA CASA DIVENTASSE
CASA DI DIO E LUOGO DI PREGHIERA PER IL POPOLO
DI PASCAROSA”. In basso a destra compare
la data “9-11-947” appunto riferita
all’anno di donazione della casa, poi trasformata
in chiesa. Negli anni successivi Salvatore Ligorio,
vedovo di Francesca Custodero, donerà i
trulli adiacenti la chiesetta, in seguito adibiti
a sagrestia. La tipologia costruttiva del sacro
edificio rappresenta un unicum nel territorio
di Ostuni; in comune con altre chiesette rurali
ha l’essere il risultato della generosità
dei numerosi fedeli del luogo che nel corso del
tempo hanno sacrificato una parte dei propri beni,
anche in un periodo difficile quale fu il secondo
dopoguerra, prima per realizzare e poi per abbellire
il proprio luogo di culto. La facciata, definita
da un frontone culminante in una croce, è
preceduta da una veranda quadrata, costruita negli
anni successivi al 1947, con funzione di sagrato;
vi si accede da una scalinata delimitata da due
aiuole alberate. All’interno la chiesetta
è costituita da unica navata voltata a
botte; l’altare di marmo fu voluto da Carmela
Argentiero, figlia di Giuseppe Argentiero, meglio
conosciuto come Seppe li Sierre come
ricordato da un’iscrizione sull’altare
stesso: “ARGENTIERO CARMELA FECE DONAZIONE
DEL MARITO GIUSEPPE ARGENTIERO”; il testo
conferma che Carmela, rimasta vedova del marito,
tra l’altro omonimo di suo padre, donò
alla chiesa l’altare che, nel corso del
tempo, ha subito modifiche. Inizialmente era addossato
alla parete di fondo della navata; in seguito,
il piano, sorretto da quattro colonnine di marmo
colorato, sarà staccato dalla parete, dove
ancora è visibile la struttura di marmo
bianco cui era legato, per essere posto in posizione
frontale rispetto ai fedeli. Sul lato sinistro
della navata vi sono due nicchie. Nella prima
è posta una statua in cartapesta dipinta
raffigurante San Giuseppe, risalente al primo
quarto del XX secolo circa, realizzata dalla bottega
di Luigi Guacci (Lecce, 1871 - 1934), donata da
Giuseppe Argentiero detto Seppe li Sierre; nella
seconda, è il gruppo scultoreo con rappresentazione
dei Santi Cosimo e Damiano, anch’essi
risalenti al primo quarto del XX secolo circa
e provenienti dalla medesima bottega del San
Giuseppe, donati da Salvatore, Nicola e Fedele
Argentiero, cugini di Seppe li Sierre.
Sulle pareti della navata si snoda una suggestiva
Via Crucis, risalente agli anni trenta
- quaranta del Novecento circa, donata da Filomena
Gioia in memoria del fratello defunto, il parroco
Massimino Gioia. Lo testimonia un’iscrizione
in sito: “La via del calvario è la
sola via del Paradiso, salitela con la vostra
Croce voi benedetti! Sac. Mons. Gioia Massimino
che con tali parole esortava benedicendo. I familiari
la Via Crucis donano 1947”. La
chiesa conserva tre dipinti raffiguranti rispettivamente
Sant’Antonio da Padova, Sant’Anna
e la Madonna di Pompei, voluti da Francesca
Ciniero negli anni trenta del Novecento. Nei locali
della sagrestia è conservato un manichino
processionale, con testa e mani di legno, rappresentante
l’Addolorata. La macenula fu donata
nel 1935 da Nicola, Salvatore e Fedele Argentiero
alla vecchia chiesa da cui proviene insieme all’antica
campana donata, invece, da Maria Rosaria Argentieri
all’incirca nello stesso arco temporale.
A destra dell’altare è stata posta
nel 2003 una statua raffigurante la Madonna del
Carmine, donata da Grazia e Alfonso Argentiero,
autore tra l’altro del dipinto raffigurante
l’Ultima Cena, posto sul tabernacolo.
Il 16 agosto 1965, con il titolo della chiesa,
fu costituita una parrocchia rurale, riferimento
per 1250 persone disseminate in più di
50 contrade, con quattro chiese ubicate nelle
contrade: "Galante" ove è la
sede centrale, appena ristrutturata, sulla strada
provinciale Ostuni - Martina Franca; "Pascarosa",
centro storico, con il calvario, opera d’arte
di artisti locali quali Argentieri e Francesco
Bagnulo (1911-1991) e una nuova Via Crucis
monumentale sulla strada d’accesso; "Sottoilmonte"
sulla provinciale Ostuni - Cisternino in direzione
Martina Franca. La chiesa, prossima alla ristrutturazione,
è ospitata nella scuola comunale; "Cavallerizza
- Chiobbica", sulla strada provinciale Ostuni-Cisternino.
Testo di Erika Andriola
BIBLIOGRAFIA:
AA.VV., 25° Parrocchia Maria SS. Vergine
del monte Carmelo, Fasano 1992
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