1. La storia
Il santuario della Madonna della Grata, oltre
ad avere una rilevante importanza religiosa, presenta
una notevole valenza architettonica e paesaggistica.
Sorge nella fascia suburbana della città
bianca, in quella parte del territorio ieri
come in parte oggi destinata ad orti, denominata
Rosara, a margine della strada che da porta San
Demetrio dirigeva verso Brindisi.
Le prime notizie riguardanti tale luogo di culto
risalgono all’inizio del XVIII secolo; riferisce
il cappellano Francesco Tanzarella nella sua relazione
inserita negli atti relativi alla visita pastorale
compiuta dall’arcivescovo Luigi Maria Aguilar
(1875-92), il 1876, che la chiesa è stata
sempre di diretta pertinenza dell’ordinario
diocesano cui è riservato il diritto di
nomina dei responsabili. Oltre a dare questa indicazione
si descrive l’episodio che avrebbe portato
alla costruzione del primo nucleo del santuario:
“Nelle
vicinanze del paese esiste una chiesetta dedicata
alla Madonna della Grata. S‘ignora l’epoca
precisa della sua fondazione, che dovette avvenire
ai principi del secolo passato. La tradizione
dice che sul muro del giardino che mette sulla
strada pubblica vi esisteva un antico affresco
della Madonna col Bambino in braccio, come tuttora
può osservare verso la sommità dell’Altare
Maggiore, cui essendo andato a piegarsi un tale
che da molti anni soffriva forte dolore alla graticola,
per cui era obbligato andar curvo, fu risanato
da questa Madonna, che per questo ebbe il titolo
di Madonna della Grata. Questo miracolo indusse
vari divoti a circondare di muri l‘immagine
e su pubblico suolo dapprima fu fabbricata una
piccola cappelluccia. Appresso per altri miracoli
altri divoti aggiunsero al primo altro fabbricato
e fu allungata la navata; poscia finalmente aggiunsero
due piccoli bracci e le diedero quella forma a
croce che attualmente vi si scorge. In questo
secolo poi fu aggiunta la piccola sacrestia e
la casa per il sacrestano e il piccolo campanile.
In questa chiesa vi sono due altari di pietra,
uno dedicato alla Madonna rimpetto alla porta
d’ingresso, con la custodia di pietra; e
l’altro al lato dritto dedicato a S. Vincenzo
de’ Paoli”.
Il cappellano si sofferma sulla descrizione della
chiesa, degli altari e delle suppellettili, compiendo
una descrizione minuziosa e dettagliata. Dall’inizio
del XVIII secolo, la cappella sorta probabilmente
il 1747sul sito del rinvenimento dell’immagine
mariana, era divenuta meta di pellegrinaggio e
oggi, a distanza di tre secoli, rappresenta la
più venerata del territorio. Nel corso
della visita pastorale compiuta dall’arcivescovo
Luigi Morando (1906-9) il 4 gennaio 1909 si rileva:
“Visitato il Santuario
di S.M. della Grata fu trovato in condizioni deplorevolissime,
sia per la mancanza di sacre suppellettili sia
per l‘indecenza di quelle esistenti e sia
per la sporcizia della chiesa e della sacrestia.
Perciò molte cose dovrebbero ordinarsi
per riparare alle condizioni di questo Santuario;
ma in vista del nuovo tempio che sta per ultimarsi
si ordinano le seguenti cose di assoluta necessità…
”.
Il nuovo tempio, per la cui costruzione i lavori
si protrassero dal 1896 al 1910, come si ricava
da un atto del 10 luglio 1895 conservato nell’Archivio
mandamentale notarile di Ostuni, sorse per la
donazione di un suolo già destinato ad
orto.
Da tali fonti si può desumere che: l’attuale
santuario, solennemente consacrato dall’arcivescovo
Tommaso Valeri il 18 agosto 1912, è sorto
in adiacenza al vecchio, demolito dopo la conclusione
del nuovo; nelle immediate vicinanze vi saranno
i resti del santuario settecentesco; l’attuale
struttura sorge su di una cisterna utilizzata
per contenere le acque a servizio degli orti e
non su una grotta originaria sede dell’affresco
come qualche storico nel passato ha suggerito.
2. Valore paesaggistico ed architettonico
Il santuario è in posizione di rilievo,
determinata dal fatto che sorge isolato a valle
del centro storico di Ostuni, all’interno
della fascia degli orti, in una zona dove sebbene
l’abusivismo edilizio sia dilagato, sono
ancora riconoscibili i segni del passato agire
dell’uomo. Tale area sarà oggetto
di una serie di interventi infrastrutturali e
di riqualificazione ambientale già pianificati
dall’amministrazione comunale.
3. Descrizione
Il santuario della Madonna della Grata
sorge su una cavità naturale destinata
sin da tempi remoti a contenere acque necessarie
all’irrigazione degli orti vicini. A tutt’oggi
tali cisterne risultano colme di acqua arrecando
danni notevolissimi alla chiesa sovrastante. In
tali cisterne vengono convogliate le acque piovane
attraverso un sistema di canalizzazioni sia pubbliche
che private.
L’attuale santuario fu edificato a inizio
secolo e concluso intorno al 1910. Progettista
dell’opera fu l’architetto Gaetano
Jurleo (1860 – 1926), esecutore il maestro
muratore Francesco Ciraci. Esso sorgeva in adiacenza
all’antica chiesetta settecentesca che con
tutta probabilità assolse le funzioni di
sacrestia del nuovo santuario e con esso comunicava
tramite un passaggio di cui si intuisce la presenza
lungo la facciata est.
Tale chiesa probabilmente venne demolita allorquando
all’attuale santuario fu aggiunto un corpo
di fabbrica specificatamente destinato a sacrestia
e realizzato dietro la zona presbiterale.
Tanto la chiesa che la parte destinata a sacrestia
sorgono su delle cisterne utilizzate per contenere
acqua a servizio degli orti vicinali. Questo elemento
ha portato con se una serie di conseguenze rilevanti
anche dal punto di vista architettonico.
Lungo il lato est del santuario sono presenti
un pozzo e una vasca di raccolta realizzati dopo
la demolizione della vecchia chiesetta e un passaggio,
realizzato tra il corpo del 1910 e il corpo aggiunto
della sacrestia, che conduce a un’ulteriore
vasca di raccolta.
Il santuario presenta una pianta centrale sormontata
da una splendida cupola estradossata che si eleva
sul livello dei terrazzamenti degli orti e da
altre quatto piccole poste agli angoli della navata
unica e non visibili all’esterno.
L’accesso alla chiesa avviene tramite una
scalinata che porta al livello di Mt. + 1.60 rispetto
al piano della strada. L’ingresso alla chiesa
è caratterizzato da una porta bronzea,
opera dell’artista Sergio Marini (Foligno
1937), e da un piccolo atrio delimitato da una
struttura lignea di buona fattura. La pianta centrale
presenta una forma pressoché quadrata con
lato di circa Mt. 14,00; ad essa si collega il
corpo del presbiterio che termina con la zona
absidale semicircolare. Il presbiterio è
rialzato rispetto all’aula di due gradini;
in esso trovano posto l’altare centrale,
la sede del celebrante e il leggio.
Ai lati dell’altare centrale vi sono due
nicchie contenenti due statue, entrambe dedicate
alla Madonna della Grata, una delle quali viene
portata in processione dai fedeli. La pianta perfettamente
simmetrica presenta delle caratteristiche di rigore
e di proporzioni impeccabili; i pilastri e tutti
i muri perimetrali sono caratterizzati da un basamento
in pietra locale, da un fusto intonacato e tinteggiato
di bianco, da una successione di capitelli in
stile corinzio e una cornice per un’altezza
di circa Mt. 1,40.
Oltre all’altare centrale nell’aula
ne sono presenti altri due simmetrici rispetto
all’asse centrale e addossati ai muri laterali.
Semplici nelle forme e rivestiti con vari marmi,
entrambi fanno da base a due statue in cartapesta
di inizio secolo contenute all’interno di
due nicchie di notevoli dimensioni.
All’esterno la fabbrica appare compatta
ed estremamente proporzionata. Realizzata all’inizio
di questo secolo ripropone degli elementi diversi
ma ben composti tra loro.
La facciata simmetrica risulta composta in alzato
di due parti principali;
• la parte basamentale caratterizzata dal
portale d’ingresso e da uno zoccolo su cui
si impostano quattro paraste corinzie e quattro
nicchie con catino scolpito;
• la parte alta caratterizzata da un finestrone
semicircolare centrale sovrastato dallo stemma
con le lettere M. G. sorretto da due angioletti
e dalla chiusura del fronte tramite una balaustra
in pietra che segue l’andamento spezzato
del frontone. Risulta ripartita in tre parti dalla
presenza di semplici paraste prive di alcuna forma
di decorazione.
Le due parti sono separate da un cornicione estremamente
raffinato che si sviluppa lungo tutto il perimetro
del santuario e dalla scritta a rilievo con la
dedica del santuario:
“AFFLICTORUM CONSOLATRICI DICATUM”.
La scritta presenta un’elevata bellezza
dimostrando come all’inizio del secolo Ostuni
fosse ricca di eccellenti scalpellini. La pietra
impiegata nella realizzazione della chiesa e di
tutte le parti scolpite è la pietra bianca
locale utilizzata tanto per costruzioni religiose
che civili. Tale pietra presenta notevoli caratteristiche
di compattezza e resistenza a compressione ed
una buona resistenza all’aggressione degli
agenti atmosferici. Più bassa è
invece la capacità di resistenza agli urti;
per tale motivo notevole è il numero dei
pezzi spaccati e mancanti.
La parte alta della chiesa è caratterizzata
dall’alta cupola impostata su tamburo circolare
scandito da otto finestroni circolari che assicurano
una buona illuminazione dall’alto. La cupola,
rivestita anch’essa in pietra locale, presenta
otto costoloni e termina in una base che sostiene
una croce anch’essa in pietra. I prospetti
laterali presentano lo stesso linguaggio di quello
principale sebbene più sobri; ripropongono
i ricorsi di pietra, la separazione in alzato
in due parti e la presenza di un finestrone con
stemma nella parte centrale.
Il prospetto posteriore evidenzia come il corpo
della sacrestia attuale sia stato aggiunto successivamente
all’edificazione del corpo del santuario.
Da tale lato il santuario presenta nella parte
alta due torrette campanarie, anch’esse
simmetriche rispetto all’asse centrale della
chiesa, una delle quali risulta tompagnata perché
corrispondente alla scala circolare in pietra
che collega la zona presbiterale con il tetto.
Il tetto si presenta a falde, rivestito con lastroni
di pietra di notevoli dimensioni collocati per
sovrapposizione.
Grazie alla misura 2.2 POR Puglia 2000 –
2006, “Tutela e valorizzazione del patrimonio
rurale” è stato possibile l’intervento
di Restauro, consolidamento e adeguamento del
santuario della Madonna della Grata - Ostuni (Br)
finanziato da:
• Unione Europea attraverso il Fondo FEOGA
• Stato
• Regione Puglia
• Cofinanziamento arcidiocesi Brindisi –
Ostuni.
Il costo dell’intervento è stato
pari a Euro 299.411,00.
I lavori di restauro, diretti dall’arch.
Aldo Flore, hanno reso nuovamente possibile la
fruizione e l’uso del santuario. La fine
dei lavori è coincisa con la processione
dell’agosto 2005 quando i fedeli di tutta
la provincia raggiungono la contrada per partecipare
all’evento. Nello specifico i lavori finanziati
dal POR, hanno consentito:
• il consolidamento della struttura con
l’uso di tiranti in acciaio;
• la bonifica della cisterna sottostante
il Santuario la cui acqua serviva per irrigare
gli orti;
• la pulitura dei prospetti e trattamento
antivegetativo;
• il recupero degli intonaci, rifacimento
delle pitture e restauro dei dipinti parietali
delle volte;
• la messa a norma degli impianti;
• l’allestimento di locali per biblioteca
e vendita di oggetti sacri.
Oggi il Santuario è fruibile tutti i giorni
ai turisti e settimanalmente vengono celebrate
le funzioni religiose a cura dei frati Servi del
Cuore Immacolato di Maria.
Testo dell’arch.
Aldo Flore
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Torino: Utet, 1997.
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L. Roma, “Risposta aperta” alla
“lettera aperta” circa i fatti del
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