La chiesa matrice di Guagnano,
dedicata a Santa Maria Assunta, a pianta
longitudinale, con navata mediana, due laterali
minori e transetto, lunga quaranta metri e larga
diciannove, si terminò di ricostruire nel
1798, con la facciata rivolta ad oriente, inglobando
un più antico sacro edificio eretto sul
luogo del ritrovamento di un’immagine della
Vergine del Rosario il cui altare poté
così essere conservato.
Il 20 maggio 1798 l’arcivescovo di Brindisi
Annibale De Leo dedicò la chiesa alla Vergine
e consacrò l’altar maggiore ponendovi
nella mensa le reliquie dei martiri Urbano, Donato,
Crescenzio. L’epigrafe posta a perpetua
memoria dell’evento è mutila delle
due righe in cui erano il nome e i titoli di Ferdinando
IV, re di Napoli; la cancellazione si ritiene
avvenuta o nel 1799, dai rivoluzionari della repubblica
partenopea o nel 1860, con la definitiva caduta
dei Borboni e la fine del regno delle Due Sicilie.
La
consacrazione della nuova chiesa, costruita dalle
fondamenta con il contributo economico degli abitanti
del luogo, si era avuta quando il campanile non
era ancora completato, per cui l’arcivescovo
esortò il popolo a contribuire per il compimento
dei lavori. Questi si erano protratti per più
di mezzo secolo, forse a partire dal terremoto
del 20 febbraio 1743. Allora, la vecchia parrocchiale,
del XIV o XV secolo, dové subire danni
che si valutò poco opportuno risarcire;
ciò in considerazione del fatto che essa,
avendo un’estensione di circa 120 metri
quadrati, era inadeguata per un centro che aveva
ormai superato i mille abitanti. Meglio parve
impegnarsi in una più vasta intrapresa
che rendesse a Guagnano una chiesa funzionale
ai bisogni di un centro urbano in continua crescita
demografica. Nel 1752 il cantiere era già
aperto ed erano già compiute le pareti
perimetrali; nel 1755 giunse a definizione il
fastigio della facciata e nel 1766 l’arco
trionfale del presbiterio. La copertura a volta
è degli ultimi del XIX secolo; avrebbe
determinato, in prosieguo, la necessità,
per tenere in piedi l’edificio, di costruire
archi rampanti al primo piano delle fiancate e
sistemare tiranti in ferro per legare le pareti
troppo esili per resistere alle spinte dell’ampia
volta. Nel 1898 furono promossi i primi restauri;
nel 1923 se ne avviarono di nuovi conclusi il
5 ottobre 1924 da una cerimonia cui presenziò
l’allora arcivescovo mons. Tommaso Valeri.
Nuovi interventi, su progetto del geometra Rodolfo
Palazzo, furono posti in essere tra il 1973 e
il 1977. Nel 1981 il decoratore Raffaele Murra
riprese, e in parte rifece, gli stucchi del XVIII
secolo nelle parti mancanti e rovinate.
Persistenze della vecchia cappella sono ben leggibili
all’interno della fabbrica settecentesca;
nel progetto d’ampliamento fu fatta particolare
attenzione perché l’antico muro sopra
il quale era l’immagine della Vergine, rimanesse
ancora a lato e vicino l’altare maggiore.
L’altare delle Anime del Purgatorio che,
secondo la leggenda, sarebbe stato costruito avanti
all’immagine scoperta da un bovaro che,
cercando un bue staccato dalla mandria, l’avrebbe
trovato lì genuflesso, avrebbe così
condizionato l’orientamento della nuova
chiesa, capovolgendola con la facciata ove prima
era stata la parte absidale. Restava così
l’altare con l’immagine antica nel
transetto in posizione privilegiata, impegnato
come capialtare destro del transetto. La fiancata
sinistra dell’antica chiesa divenne lato
terminale destro del nuovo transetto e della sacrestia;
l’altra fiancata coincise con la parete
divisoria del coro dalla sacrestia. La facciata
rimase nella parte a ponente della sacrestia stessa
ove sono ancora ben visibili dall’interno
il vano dell’ingresso e dall’esterno
le tracce di due finestre monofore.
Il dipinto mariano si presenta oggi mutilo su
tutti e quattro i lati; si può presumere
che la Vergine vi fosse riprodotta a figura intera.
L’attuale sua collocazione, al centro di
una tela in cui sono dipinti i misteri del Rosario,
non è da considerarsi originaria. L’opera,
una pittura parietale a intonaco asciutto sul
tipo della tempera a calce, segue il consueto
schema della Madonna in trono con Bambino
e due angeli. Cronologicamente sembra ascrivibile
agli ultimi del XIV secolo o primi del XV. Essa
infatti, rilevò Paolo Agostino Vetrugno,
“sembra far parte di tutta una serie di
opere che testimonia storicamente il persistere
inTerra d’Otranto di un diffuso carattere
bizantino che si protrae anche oltre il medioevo.
Costituisce, perciò, uno dei numerosi esempi
che contribuiscono a definire e a formare quel
clima che in Puglia e particolarmente nel Salento
garantisce un proseguimento, anche in pieno rinascimento
e talvolta oltre, della cosiddetta maniera greca”.
Notevoli, all’interno della chiesa, l’organo
e gli altari settecenteschi sotto il titolo del
Crocefisso, già con tela coeva
della Convito in casa di Levi sostituita,
perché trafugata, con la Cena in Emmaus
di Umberto Colonna, San Francesco Saverio,
Sant’Oronzo, Madonna del Carmine,
Santi Cosma e Damiano, San Francesco
d’Assisi, San Giuseppe; rinascimentale
è il battistero recentemente restaurato.
Bibliografia
R. JURLARO, Guagnano. Chiesa e società,
Brindisi: ed. Amici della biblioteca A. De Leo,
1988.
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Foto (Umberto
de Vitti per l'Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici):
in alto a destra: Chiesa Matrice. Interno
1 - Altar Maggiore
2 - Altare Maggiore. Tabernacolo
3 - Altare Maggiore. Puttino
4 - Battistero
5 - Vergine del Rosario
6 - Campanile
7 - Dettaglio del Fonte Battesimale
8 - Planimetria della chiesa
9 - Sezione della chiesa
10 - Disegno del campanile
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