.:. CHIESE

SANTUARIO DI SANTA MARIA DI BELVEDERE - Affreschi
Carovigno

AFFRESCHI CRIPTA SUPERIORE

Affresco, ora staccato, già nella nicchia dell'edicola Loffreda
Nella cripta superiore, orientata N/S, è presente l'immagine di una Maternità all'interno di un ciborio eretto nel 1501, data riportata dall'iscrizione dedicatoria, ad opera del maestro Giovanni Lombardo, su commissione della famiglia Loffredo.
L'edicola contenente l'immagine votiva (foto) si trova sulla parete occidentale. L'immagine misura cm. 83 di altezza ma in origine, prima dell'erezione del ciborio, aveva sicuramente una lunghezza maggiore in quanto l'affresco risulta tagliato alla base per la sovrapposizione dell'edicola stessa, e cm. 52 di larghezza. La profondità della nicchia è di circa 30 cm. L'affresco riproduce, su uno sfondo scuro, una Madonna odeghitria ("Colei che indica la via"): tiene infatti accanto a sé il piccolo Gesù, seduto sul suo braccio sinistro, mentre con la destra lo indica.
I colori sono luminosi, con sfumature molto delicate, la Vergine infatti è coperta da un mantello bianco con lumeggiature azzurre e con bordo giallo/arancio pastello; la veste è di colore rosso con bordo dorato. Gesù bambino indossa una veste bianca con lumeggiature celesti e mantello giallo.
Il viso della Vergine, circondato da una grande aureola dorata, è di forma triangolare con mento sfuggente; gli occhi sono grandi, neri, sporgenti, ovoidali, le sopracciglia sottili e lunghe: l'espressività, nel complesso, tradisce serenità, benevolenza e consapevolezza.
Il naso è lungo e con un certo spessore, al contrario la bocca è piccola e stretta. La carnagione è diafana con lieve rossore sulle guance.
Il Fanciullo ha una capigliatura bionda, riccioluta che gli copre le orecchie; il viso è tondeggiante, con fronte alta, sopracciglia sottili e dritte, occhi lunghi, neri, leggermente rigonfi, naso pronunciato, bocca piccola ma carnosa e mento tondo. La carnagione è chiara e le guance rosate. Il viso di Gesù bambino è sereno ma serio. Intorno al collo è una collana di perle rosse.
La tunica indossata è molto semplice, senza alcun ricamo. Il braccio destro è sollevato verso il viso della Madre, la mano è aperta e mostra il palmo; la sinistra sorregge un uccellino marrone e bianco con ali spiegate. Nella parte inferiore del dipinto si scorge un piedino.
La datazione di questo affresco è riconducibile alla fine del XVII o inizio del XVIII secolo.

Gli altri affreschi della cripta superiore
Nello spessore di circa 30 cm. esistente tra l'immagine della Vergine e l'altare vero e proprio, lateralmente, vi sono 4 figure maschili, ormai quasi del tutto impercettibili.
Sui pilastrini che si trovano ai lati dell'immagine della Vergine, al di sopra dell'altare, vi sono altre due figure: sul pilastrino sinistro ) quello che sembra un angelo (116 cm. di altezza, 29 cm. circa di larghezza), mentre su quello destro Maria Vergine (foto - 116 cm altezza, circa 33 cm. larghezza).
Entrambe le figure sono molto erose e parzialmente obliterate dai rimaneggiamenti effettuati all'altare nel corso dei secoli.
Si tratterebbe di immagini risalenti al secolo XV. La tipologia riproduce lo stile diffuso in quegli anni soprattutto a Firenze.
Già un secolo prima, tra la fine del XIII e l'inizio del XIV le Vergini cominciano ad essere ricoperte, quasi ovunque, da un mantello blu che circonda sia il capo che le vesti. Inizia anche a designarsi una sorta di flessuosità della figura: la frontalità ed impassibilità dello stile altomedievale viene sostituita da una certa dinamicità che si manifesta soprattutto nella rappresentazione del capo e delle mani, che diventano il mezzo espressivo più efficace, mentre i tratti del volto non fanno ancora trasparire alcun sentimento. Emerge somiglianza tra la figura riprodotta a Belvedere e le celebri del Cimabue o del Buoninsegna soprattutto per quanto riguarda i tratti del viso.
La figura di sinistra, riprodotta su un fondo giallo con cornice rossa, ha i capelli chiari, riccioluti, lunghi fino alla base del collo e la pelle rosata; intorno al capo presenta una grande aureola dorata con bordo scuro. È una figura riprodotta di profilo, con lo sguardo rivolto in direzione della Vergine riprodotta sul pilastrino destro.
Indossa una tunica rossa nella parte superiore, mentre la parte inferiore del corpo è avvolta dal mantello blu che parte dalle spalle. In basso si intravede una mano sinistra che risulta di proporzioni inesatte rispetto al resto del corpo che è riprodotto senza ulteriori difformità anatomiche. Il braccio destro è portato in avanti e con la mano fa un gesto rivolto alla Vergine, forse la benedice ma la mano è scomparsa lasciando spazio solo ad ipotesi. Nelle vesti sono visibili delle pieghe.
Se si tratta di una Annunciazione il personaggio dovrebbe essere identificato con san Gabriele Arcangelo.
In origine l'affresco continuava nella parte inferiore fino ai piedi dei due personaggi oggi tagliati all'altezza delle gambe.
La Vergine è riprodotta su un fondo di colore rosso brillante con tripla cornice di colore blu/bianco/rosso. Il corpo è quasi del tutto frontale, il capo è chino in direzione del personaggio angelico. La sua aureola segue il profilo del capo ma non sembra perfettamente centrata.
Ella indossa un mantello blu scuro che le avvolge il capo e parte del corpo lasciando intravedere, al di sotto, una veste di colore rosso. La mano destra è portata verso il viso ed è aperta rivolgendo il palmo verso chi osserva. L'altra mano scende lungo il corpo e stringe un evangelario con foderina dorata e decorazione a rombi.
Il viso della Vergine è triangolare con mento sfilato, occhi grandi e neri, sopracciglia arcuate, naso dritto e lungo, labbra piccole e serrate. La carnagione è dorata e le guance rosa. La Vergine riprodotta riprende tratti stilistici di affreschi rupestri presenti nelle terre di Puglia già nel XIII secolo quando, rispetto ai secoli X e XI in cui la Puglia è di fatto una vera e propria provincia bizantina, si assiste alla presa di Costantinopoli da parte dei crociati e al conseguente frazionamento dell'impero in despotati e piccoli regni indipendenti. La pittura che aveva fino ad allora seguito le tendenze bizantine inizia a ripiegare su sè stessa e ad accogliere, sia pur con lentezza, impulsi della pittura occidentale (FALLA CASTELFRANCHI 1998, p. 140): Si veda, tra gli esempi analoghi, La presentazione di Gesù al tempio nella cripta della Candelora a Massafra, dove la Vergine presenta le medesime caratteristiche stilistiche delle Vergine riprodotta al santuario di Belvedere.
Tutto intorno, sulle pareti adiacenti, vi sono altre immagini di Vergini (foto), santi e probabilmente anche i racconti di alcune storie, purtroppo di difficile interpretazione poiché gli affreschi sono stati tagliati, obliterati o scialbati e sovrapposti. Risulta molto interessante quello ubicato in alto sul muro di sinistra prima delle scale che conducono alla cripta inferiore. Risulta di difficile lettura dal momento che la luce in questo punto è scarsa. Secondo alcune fonti (FILOMENA 1983, p. 49) si tratterebbe di un arcangelo, con infula (fascia bianca o scarlatta con nastri, usata dai sacerdoti greci o romani) intorno al capo e nimbo di colore giallo e rosso, vestito come un funzionario bizantino con loros decorato a rombi e dotato anche di due grandi ali azzurre.
Non sorprenderebbe ritrovare la figura di un arcangelo in un simile contesto poiché essi sono molto frequenti in ambiti rupestri e subdiali avendo la funzione di custodi dell'area sacra, su modello delle chiese orientali. Molto diffusa è la loro rappresentazione in abiti imperiali, dal momento che con l'ufficializzazione della fede cristiana come religione di stato, alla fine del IV secolo, essi entrano a far parte di uno schema iconografico che istituisce, secondo il cerimoniale imperiale, un parallelo tra la corte terrena e quella celeste (PALANO 2004, p. 124 e segg.).
Ciò che si riesce ancora a distinguere a occhio nudo è la cornice rossa e bianca cui segue uno sfondo giallo/arancio e quella che probabilmente è una veste di colore blu.

AFFRESCHI CRIPTA INFERIORE

Descrizione affreschi cripta inferiore
Entrambi gli affreschi presenti nella cripta mostrano dei precedenti ritocchi, probabilmente risalenti al XVI/XVII secolo, colpevoli del loro snaturamento. Il restauro del 2004 ha cercato di vanificare le opere antecedenti, al fine di riportare alla luce le originarie caratteristiche. I due affreschi mariani si trovano sul muro settentrionale dell'ipogeo; il santo vescovo su quello S-E. La cappella è orientata secondo l'asse O-E.

Madonna di tipo "ODEGHITRIA"
L'immagine (94 cm. di altezza e larghezza variabile da un massimo di 94 ad un minimo di 63 cm - foto) presenta una doppia cornice gialla e marrone mentre lo sfondo è rosso con una scritta nella parte superiore di cui si riesce a distinguere solo una serie di 4 lettere a destra della Vergine: TRIA (le lettere potrebbero essere la parte finale dell'iscrizione "odeghitria" ovvero la Vergine che indica la Via presentando ai fedeli suo figlio, la Salvezza eterna).
Oltre la cornice gialla, quella più esterna, è visibile del colore rosso. Sembra che l'altare costruito intorno all'immagine, l'abbia in parte obliterata anzi, molto probabilmente l'intera grotta, in origine, era affrescata.
L'aureola di Maria è perlinata e centrata, si riescono a scorgere anche delle piccole decorazioni bianche lungo tutta l'estensione dell'aureola. Il capo e parte del busto sono avvolti da un lungo mantello marrone al di sotto del quale fuoriesce una capigliatura castana con pettinatura a trecce. La veste della Vergine è rossa con grandi bordature dorate ricamate. La dita della mano sinistra sfiorano la dita della mano del Divino Figlio; la mano destra è nascosta, ma con tutta probabilità reggeva il corpicino del piccolo Gesù, che le siede sulle ginocchia. Il volto è tondeggiante, con pelle diafana, naso dritto e lungo reso con una sottilissima linea nera, le labbra sono piccole, rosse e ben serrate. Gli occhi sono grandi, scuri, allungati, rigonfi, con borse ed ombreggiature. L'arcata sopraccigliare segue la lunga forma dell'occhio con sottilissimo tratto nero. La fronte è piccola mentre il mento è imponente. Ciò che colpisce maggiormente è lo sguardo pensieroso. La Vergine èvita gli occhi di tutti: guarda davanti a sé ma non guarda niente e nessuno, è rapita dalle sue riflessioni, con occhi contemporaneamente malinconici e dolcissimi.
Il Fanciullo sembra una vera e propria bambola di porcellana: il viso è splendente con sguardo fiero che contrasta con quello della madre. Egli ha un'aureola giallo-oro perlinata e riccamente decorata; la capigliatura è bionda e lievemente riccioluta. La veste indossata è celeste con lumeggiature bianche, bordo superiore largo e dorato. Al centro sembra esserci la rappresentazione di una croce.
Al collo parrebbe avere un laccio rosso. La mano destra sorregge un libro mentre la sinistra, portata in avanti, sfiora le dita della Madre. La fronte del piccolo Gesù è alta, le sopracciglia lunghe e rivolte verso l'alto, l'orecchio piccolo, così come il naso e la bocca di colore rosso, le guance invece sono rosa.

Madonna di stile senese
L'affresco (foto), di dimensioni cm. 127 di altezza e 85 di larghezza, presenta una spessa cornice rossa con bande laterali bianche e gialle mentre la parte inferiore presenta due linee parallele alla cornice, di colore nero. Una terza cornice racchiude l'immagine della Vergine: è di colore marrone sottolineata da una sottile linea bianca vicino al bordo interno. Il fondo dell'affresco è rosso.
La Vergine appare assisa su un sedile giallo che funge da trono, con decorazioni sulla parte anteriore. La parte inferiore del sedile è divisibile in tre zone: la prima, di colore marrone, riproduce una decorazione a pigna, cui segue un blocco giallo decorato come la parte superiore, ancora una zoccolatura a pigna, infine il basamento di colore giallo.
Ai lati del viso della Vergine un'iscrizione parzialmente comprensibile; alla sua sinistra si distingue la dicitura: I/OM SALE, mentre sulla testa di Gesù, oltre ad altre scritte illeggibili, si distingue il suo monogramma: IC XC (Gesù Cristo).
La Madonna presenta un'aureola gialla perlinata, decorata con fiori bianchi e punti di colore nero; indossa un mantello marrone con due tipi di decorazioni: al centro della fronte un grande fiore bianco reso nel dettaglio, mentre tutto il resto ha decorazioni di fiori bianchi puntinati. Il mantello (sottolineato anch'esso da una linea chiara) avvolge il capo ed il corpo della Vergine con pieghe che intendono sottolinearne la volumetria del corpo con decorazioni che ricoprono sia la parte superiore che la parte inferiore, mentre sono assenti nella parte centrale che avvolge il corpo della Beata Madre.
Sempre il mantello ondeggia in corrispondenza dei lati del viso, creando del movimento. I capelli della figura sono chiari, leggermente ondulati, il viso di colore chiaro con gote rosate ed ombreggiature.
Una sottile linea scura rimarca le sopracciglia ed alcuni particolari del viso come il naso, gli occhi, i capelli. La bocca è piccola a rosa. Gli occhi, di colore verde acqua, si presentano rigonfi con leggere borse e lo sguardo è come perso nel vuoto, dandole un'aria assorta, come se meditasse o fosse rapita da un pensiero fugace.
Indossa una veste rossa con scollo tondo sottolineato da ricami a punti bianchi e geometrie scure. Il resto della veste ha le stesse decorazioni a fiori puntinati del mantello e presenta ripetute pieghe.
La mano destra sorregge il corpo del Bambin Gesù mentre la sinistra sostiene delicatamente il suo braccio sinistro. Entrambe le mani presentano il dito indice e medio esteso come nell'atto di benedizione. Nel complesso le dimensioni anatomiche risultano inesatte e la postura non in linea con la posizione della panchina.
Il piccolo Gesù è vestito di una tunica di colore celeste con scollatura perlinata e quadrettature che ne indicano la rozzezza o la fattura bassa della stoffa da cui è ricavato. Essa è bloccata in vita da un laccio. I piedini fuoriescono dall'estremità inferiore della vestina che, con l'ausilio di alcune pieghe, sottolinea anche la posizione degli arti inferiori.
Con la mano destra Egli afferra dolcemente il pollice della mano destra della Madre, mentre con la sinistra sembrerebbe sorreggere qualcosa, forse un uccellino come vogliono alcune fonti, ad esempio il De Griorgi, anche se proprio in tale punto l'intonaco è caduto e non premette di stabilire con certezza cosa reggesse.
Il Bambin Gesù è dipinto con gli stessi colori della madre: capigliatura bionda ed occhi verde/azzurri. Anch'egli presenta delle ombreggiature, la pelle chiara, le sopracciglia rese con una sottile linea nera che ricalca anche i contorni del naso e la forma della bocca.
Il suo sguardo sembra apparentemente rivolgersi verso l'estremità della sua mano sinistra, in realtà, come quello della Vergine, è perso nel vuoto, sembra non focalizzare in un punto preciso, ma assorto in pensieri analoghi a quelli della Madre.
La sua aureola è più articolata di quella di Maria: è perlinata, con motivi ad archetti, mentre la parte centrale, dai capelli alla perlinatura, è rossa.
Dopo la pulitura dell'affresco sono ricomparse anche delle croci inscritte in dei rettangoli ai alti dell'immagine subito dopo la cornice e tracce di altri affreschi.

Immagine di Vescovo
Sulla parete S-E, vi è l'immagine di un vescovo (di dimensioni cm 30 x 40, foto), apparso nella sua interezza proprio a seguito del restauro del 2004. La fattura è molto grossolana, forse si tratta di uno schizzo da completare.
Il riquadro presenta una spessa cornice rossa non perfettamente rettangolare, mentre lo sfondo è rosa pastello. La figura non si trova esattamente al centro del riquadro, ma leggermente decentrata verso destra rispetto all'osservatore ed è resa di tre quarti. Il personaggio rappresentato ha in testa una mitra e con la mano sinistra regge il pastorale. Indossa una tunica pieghettata che sottolinea l'evidente volumetria del corpo. Nella parte superiore, da sotto il mantello, emerge un colletto a righe.
La mano destra benedice alla maniera latina con pollice, indice e medio sollevato. Il viso è di forma ovale e il collo di grandi dimensioni. Il mento è prominente, la bocca poco più che un taglio orizzontale con un'estremità rivolta verso il basso. Il naso è pronunciato, voluminoso, con una narice evidente. Gli occhi sono piccoli e gonfi con pupilla nera. Lo sguardo è assente. Le sopracciglia sono corte, non coprono la parte finale dell'occhio ma sono ricurve verso la base del naso. L'orecchio sinistro che si scorge è piccolo. Il presunto vescovo sembra essere calvo, poiché dalla mitra non fuoriescono capelli.
Potrebbe trattarsi di un vero e proprio ritratto, probabilmente non completato dal momento che la figura è resa solo con contorno nero, su un precedente schizzo effettuato con colore ocra. Sul lato destro della figura, oltre ad una lettera stilizzata, vi è l'iscrizione identificativa: beny/nuf.
La lettera stilizzata, riproduce una sorta di "S" simile a quella che si ritrova accanto a numerose immagini di santi, riprodotti in grotta in diverse zone pugliesi, come ad esempio accanto all'immagine rupestre di Santo Stefano a Castellaneta, presso la cripta omonima. Potrebbe trattarsi di un'abbreviazione del titolo di santità del nome che segue o più probabilmente dell'abbreviazione del suo titolo ecclesiastico, cioè episcopus, dal momento che si tratta senza dubbio dell'immagine di un vescovo.
La mitra offre un elemento importante per la datazione dell'affresco; essa infatti muta notevolmente nel tempo. È un copricapo liturgico proprio di papi, cardinali e vescovi mentre agli abati e ai canonici può spettare solo per privilegio particolare.
Talvolta nella storia fu concessa anche a principi laici, ad esempio da Papa Niccolò II al duca di Boemia nel 1059/1061 (RURALI E. 2004, p. 898).
La mitra indossata dalla figura è di forma allungata ma con bordi spigolosi: questa tipologia è stata in uso tra il XIV ed il XVI secolo quando i bordi si arrotondarono dando vita alla forma attuale.
Altro particolare da tenere in considerazione è che si tratta di una figura della chiesa latina; la benedizione è alla maniera latina e la mitra non è di tipo orientale dove solitamente ha la forma di una corona sormontata da una croce (Ibidem).
Stando a ciò che viene riportato dall'iscrizione, potrebbe trattarsi della figura di San Barsanofio: egli pur essendo un santo di note origini orientali (*), ha in Oria, un centro propulsore del suo culto. Egli però è conosciuto come un abate eremita e la sua riproduzione con abiti di tipo vescovile non sarebbero giustificati. In realtà, in edicole votive di derivazione piuttosto recente egli è quasi sempre riprodotto con lungo mantello scuro con cappuccio, mentre un angelo a lui vicino, sorregge sia la mitra che la pastorale (edicola di via Bonifacio, 43 ad Oria del secolo XIX e l'edicola di corso Umberto I, 61 riprodotta nel 1995: in entrambi i casi il santo benedice con la mano destra con l'uso di tre dita, quindi alla maniera latina). Fonti oritane (ALBANESE 1750) hanno sostenuto l'esistenza di un Barsanofio primo vescovo della cittadina già in età apostolica:
"Il primo, del quale solamente antica tradizione noi abbiamo notizia che avesse retta e governata la novella chiesa in Oria et esercitati gli alti suoi concittadini nelle sante virtù e nella perseveranza di vivere sempre cristiani, fu Barsanofio, risorto dalla morte alla vita e dall'idolatria alla fede cristiana ad opera di S.Oronzo vescovo e martire leccese. Questo nostro Barsanofio dopo di aver per alcuni anni governato il suo gregge meritò pure di essere coronato della corona del martirio. Visse circa gli anni 60 della nostra salute" (ALBANESE 1750, p. 246. nella stessa fonte, alla pagina 330 ha inizio anche un capitolo dedicato alla vita e alla storia della traslazione delle reliquie di san Barsanofio dalla Palestina ad Oria).
Ciò che la fonte riferisce (nel capitolo dedicato alla memoria dei primi vescovi di Oria, nell'ambito della stessa fonte, subito dopo Barsanofio è indicato il vescovo Teodosio; lo stesso vescovo viene ricordato nel capitolo successivo, quando si racconta della traslazione delle reliquie di San Barsanofio ad Oria. Questo avvalorerebbe l'ipotesi dell'identificazione del presunto vescovo Barsanofio, venuto prima di Teodosio - addirittura prima della traslazione delle reliquie del santo presso Oria - con il santo stesso, divenuto successivamente vescovo nella memoria della gente del posto) è l'esistenza di una tradizione che vuole un Barsanofio, martire, nelle vesti di vescovo. Ciò potrebbe aver dato origine alla raffigurazione di un santo originariamente eremita, con abiti di tipo vescovile.
Un dato tuttavia rende dubbia l'identificazione del santo di Carovigno: è calvo e senza barba alcuna, dimostra un leggero soprappeso. Tutto lascerebbe pensare a un vero e proprio ritratto.

(*) Nato verso la metà del V secolo in Egitto visse molti anni nel monastero di Gaza in quasi totale solitudine. Ebbe doni soprannaturali. Famose sono le epistole che egli scambiò con Giovanni di Merosala, raccolte poi in dei volumi chiamati gli Apophtegmata. Barsanufio morì verso il 540 e venne da subito onorato in Oriente dove la sua immagine venne riprodotta anche a Santa Sofia di Costantinopoli. In Oriente egli è ricordato il giorno 6 febbraio. nel martirologio romano, invece, l'11 aprile. Le sue reliquie furono trasportate in Italia da un monaco palestinese che le depose ad Oria (Brindisi) verso l'850. esse furono collocate dal vescovo Teodosio presso la porta della città in un'antica basilica. Distrutta questa dai sraceni, se ne persero le tracce finchè le antiche spoglie non furono ritrovate in seguito ad una visione da parte di un sacerdote, e furono trasferite nella cattedrale dove si trovano tutt'ora. (AMORE 1962)

Testo di Silvia Palano
Foto dell'Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici
Non è consentito l'utilizzo non autorizzato delle immagini e dei testi

B I B L I O G R A F I A

  • ADIODATI/GIAMBALVO 1985
    Adiodati G./Giambalvo A. - La grotta di Belvedere di Carovigno, estratto dal Notiziario n°2 - 1985 della sez. Fiorentina del CAI;
  • AMORE 1962
    Amore A. - voce: Barsanufio, in "Bibliotheca Sanctorum" vol. II, Roma 1962, pp.
  • ANDRIANI 1889
    Andriani V. - Carbina e Brindisi, Memorie, Ostuni 1889;
  • DE GIORGI 1885
    De Giorgi C. - La provincia di Lecce, bozzetti di viaggio, vol. II, Napoli 1885;
  • RURALI 2004
    Rurali E. - voce : mitra, in (a cura di) Cassanelli R./Guerriero E. "Iconografia e arte cristiana", Cinisello Balsamo (MI) 2004, pp. 897/898;
  • FALLA CASTELFRANCHI 1998
    Falla Castelfranchi M. - La decorazione pittorica delle chiese rupestri, in (a.c. di Dell'Aquila/Messina) "Le chiese rupestri di Puglia", Bari1998, pp. 129-143;
  • FILOMENA 1983
    Filomena E. - Il santuario di S. Maria di Belvedere. La nzegna di Carovigno, Fasano 1983;
  • FILOMENA 1987
    Filomena E. - Carovigno sacra e laica, Martina Franca (TA), 1987;
  • IACOVAZZI 2004
    Iacovazzi S. - Relazione finale di restauro dei due affreschi di Madonne con Bambino del Santuario di Belvedere a Carovigno (BR). Maggio 2004;
  • Oria, i Santi per le strade, op. dell'amministrazione comunale / assessorato alla cultura, Oria 1996, pp. 32/54;
  • PALANO 2004
    Palano S. - La decorazione pittorica di alcune cripte inedite del territorio di Brindisi, tesi di laurea, a.a. 2002/2003, Facoltà di Conservazione dei Beni culturali, Lecce, relatrice Prof.ssa Falla Castelfranchi Marina;
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