La
chiesa dell'Annunziata, nota anche cotto
il titolo di San Domenico, si iniziò a
costruire prima del 1584; in quell'anno Donato
Cavaliere donò ai domenicani "un moggio
di terreno col principiato edificio di una chiesa".
Due anni dopo Giovanni De Matteo, offrì
ai padri un fondo attiguo alla chiesa perché
vi si erigesse, come, in effetti, avvenne, un
convento dell'ordine, sviluppato sul fianco destro
dell'edificio di culto. La navata centrale della
chiesa si completò, verosimilmente, il
1608 come attesta un'iscrizione incisa sul portale
d'ingresso, sopra la lunetta del rilievo della
Santissima Annunziata. Nel 1613 è
già attiva nella chiesa la confraternita
del Santissimo Rosario che nel 1616 si
assume l'onere della ricostruzione dell'altar
maggiore. Munita di regio assenso il 12 maggio
1777, rimarrà attiva sino agli anni '70
del XX secolo. Sarà ricostituita nel 1989
sempre con lo storico abito: camice bianco, cingolo
nero con corona del Rosario, scapolare nero sovrapposto
da cocolla nera e bianca e da un medaglione in
rame sbalzato con effigie della Madonna del
Rosario. L'edificio conventuale è progressivamente
ampliato e modificato. Interventi, come attestano
iscrizioni in sito, si ebbero nel 1665, 1696,
1704 e 1714. All'interno della chiesa si provvede
all'aggiunta delle navate laterali e all'erezione
di nuovi altari, come quello sotto il titolo di
San Vincenzo Ferrer, completato il 1741.
Nel 1754-5 si provvedè alla costruzione
di un nuovo coro, sostitutivo del precedente.
Soppresso il 1809 il convento, la chiesa è
affidata alla confraternita del Santissimo
Rosario; l'edificio monastico, pervenuto nella
disponibilità della civica amministrazione,
avrà varie destinazioni d'uso. Il 16 febbraio
1916 la chiesa diviene parrocchiale col titolo
di San Domenico; durante il parrocato di don Giuseppe
Epifani (1950-82) si procederà alla demolizione
dell'altar maggiore e del coro ligneo settecentesco.
Le carenze nella manutenzione ordinaria porteranno,
il 1984, al crollo della navata centrale e di
quella laterale, posta a destra dell'ingresso.
Occorrerà attendere il 1996 per la riapertura
al culto della chiesa, con benedizione del nuovo
altare centrale, progettato dall'architetto Giuseppe
Elefante e donato da monsignor Francesco Gioia.
Grazie al contributo dei fedeli è realizzata
dallo scultore Cosimo Giuliano la bronzea Via
Crucis.
L'impianto planimetrico della
chiesa, m 33 x 22, a pianta rettangolare, copertura
a successive crociere, sviluppa il tipico schema
a tre navi: la navata minore destra, attigua al
convento, misura una larghezza di m 3,46 m, la
sinistra di m 4,10; entrambe confluiscono su cappelloni.
Tali navate sono inframmezzate da due robusti
pilastri, collegati da arconi a tutto sesto, sormontati
da eleganti cornicioni aggettanti da cui partono
le archeggiature trasversali e le volte a crociera.
La zona presbiterale è data da un profondo
coro quadrangolare coperto da crociera che termina
in un'absidiola o scarsella semicircolare ovale
con volta lunettata. L'interno dell'edificio sarà
modificato alla fine dell'Ottocento attraverso
l'irrobustimento dei pilastri, la creazione di
nicchie entro gli stessi e la decorazione delle
pareti mediante elementi floreali, naturalistici
e richiamanti le venature tipiche del marmo. Tali
interventi daranno luogo alla cancellazione dei
segni tipici della chiesa monastica, facendole
assumere nuove e diverse connotazioni.
La sobria e semplice facciata
principale, sormontata da timpano interrotto che
accoglie due rosoncini, si presenta inquadrata
da lesene piatte inframmezzate a metà altezza
da parasta orizzontale. Il portale, riccamente
scolpito, risulta sovrastato da un finestrone
rettangolare incorniciato; nella trabeazione sono
inseriti i simboli della Passione mentre sulla
cornice v è una lunetta con rappresentazione
dell'Annunciazione fiancheggiata dai busti dei
santi Domenico e Vincenzo Ferrer. Officiando i
domenicani fino alla soppressione dell'ordine
nel 1809, la chiesa non sarà, sino a tale
data, oggetto di sante visite, essendo i padri
esenti dalla giurisdizione vescovile. Ciò
determinerà una certa carenza documentale;
scarne sono le notizie che possono ricavarsi dagli
atti della santa visita compita il 1839 da mons.
Pietro Consiglio che si limiterà solo ad
osservare l'altare maggiore e gli altari dedicati
a San Tommaso d'Aquino, a San Domenico,
a Santa Rosa e al Santissimo Rosario.
Certamente più interessanti sono gli inventari
stilati il 29 ottobre 1846 dal cassiere della
confraternita del Rosario, Michele Rubino e nell'occasione
delle visite pastorali del 1851 e del 1876.
La chiesa si presenta oggi ricca
di opere artistiche di rilevante interesse; sicuramente
degne di approfondimento sono la tela dell'Annunziata
e la statua di San Vincenzo Ferrer. Il
soggetto della tela, s'ispira chiaramente a Luca
1, 26-38: "Ti Saluto o Piena di Grazia, il
Signore è con te. Tu sei la benedetta tra
tutte le donne!" [
] "Ecco l'Ancella
del Signore, si faccia di me secondo la tua parola!".
La scena dell'incontro tra l'arcangelo Gabriele
e Maria ha sempre offerto agli artisti una miriade
di ambientazioni da utilizzare e ogni tipologia
raffigurativa tende a rifarsi, in ogni caso, a
una simbologia popolare ben precisa.
La pala in questione, collocata sulla parete presbiterale,
può essere considerata come il vero e proprio
gioiello del decoro interno dell'edificio. È
un'opera di Domenico Carella (1721-1813), datata
1769, che ci presenta la Madonna raccolta in umile
atteggiamento di preghiera con un libretto di
orazioni tra le mani. Di fronte a lei un angelo
di grandi dimensioni reca in una mano un giglio
mentre con l'altra addita il cielo: qui è
raffigurato il Padre celeste con folta barba tra
uno stuolo d'angeli. Si tratta di una tela raffinata,
dai toni caldi che attira e quasi stupisce il
visitatore che varca la soglia della Chiesa.
Vincenzo Ferrer, nasce in una nobile famiglia
spagnola in Valencia nel 1350 ed entra a diciassette
anni nell'ordine domenicano. Iniziata nel 1399
la sacra predicazione, Vincenzo percorse, quasi
sempre a piedi, la Francia, la Spagna e l'Italia
nel periodo dello scisma avignonese. Morì
il 5 aprile 1419, lontano dalla terra natìa,
ormai anziano, a Vannes, in Francia, nella cui
cattedrale sono tuttora conservate le sue spoglie.
Nel suo processo di canonizzazione furono autenticati
873 miracoli. Papa Callisto III il 29 giugno 1455
lo proclamò Santo Il santo è rappresentato
come domenicano con l'aggiunta di elementi propri
quali la fiamma che gli arde sul capo, simbolo
dello Spirito Santo che alimentava la sua saggezza,
le ali di Angelo dell'Apocalisse e il libro
sacro aperto con sopra il versetto apocalittico
Timete Deum et date illi honorem quia venit
hora judicius eius, talvolta abbreviato. Di
rado ai suoi piedi gli artisti pongono il rosso
capello cardinalizio come segno di rifiuto di
quella carica propostagli in vita. Nella chiesa
dell'Annunziata, è presente una statua
in cartapesta che lo raffigura con un crocifisso
nella mano sinistra e l'indice della destra rivolto
verso il cielo. Estremamente espressiva nel volto,
l'opera si presenta caratterizzata da una certa
dinamicità plastica, sottolineata dal ginocchio
destro leggermente flesso in avanti come segno
di un uomo continuamente in cammino.
Degni di nota sono gli ex voto
sulla statua: al collo è un medaglione
applicato nel 1865 per una scampata epidemia di
colera; altro ex voto è la corona del Rosario,
omaggio di un certo Piccigallo, appesa al fianco
destro: raffigura nel medaglione i Santi Domenico
e Vincenzo da una parte e la Vergine del
Santissimo Rosario dall'altra. Appese alla
mano destra sono le argentee chiavi della città
donate nel 2002 dalla civica amministrazione nell'occasione
del 150° anniversario della proclamazione
del santo, da parte del pontefice Pio IX, il I
aprile 1852, a patrono minore di San Vito dei
Normanni.
BIBLIOGRAFIA
A. CHIONNA, Beni culturali di San Vito dei Normanni,
Fasano: Schena Editore, 1988, p.143.
G. MATICHECCHIA - G. MORO, La chiesa di S. Domenico
in San Vito dei Normanni tra storia e recupero,
Bari: Mario Adda Ed., 1999;
D. CICCARESE - M. MARRAFFA, Le Chiese e le Confraternite
di San Vito dei Normanni, Ostuni: CRSEC - Regione
Puglia, 2000;
V. AMATI, Vincenzo Ferrer: l'Angelo dell'Apocalisse,
in "L'Arcobaleno" 6 (2004), n°5
p. 6.
Testo di Vincenzo
RUGGIERO
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Foto di Vincenzo
Amati – San Vito dei Normanni
(1) - Chiesa dell'Annunziata. Esterno
(2) - Chiesa dell'Annunziata. Interno
(3) - Chiesa dell'Annunziata. Tela dell'Annunziata
(4) - Chiesa dell'Annunziata. Statua di San Vincenzo
Ferreri
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