Percorrendo le
stradine del borgo antico di San Vito, alle spalle
della piazza centrale, s’incontra la chiesa
di Santa Maria degli Angeli, più comunemente
denominata dagli abitanti del luogo Chiesa
Vecchia o Tempio antico in quanto
parrocchiale sino al 1595, quando tale funzione
si trasferì in Santa Maria della Vittoria,
allora da poco costruita.
La chiesa, che si sa riedificata circa il 1470
a iniziativa del sacerdote Francesco de Leonardo,
continuò comunque, dopo un iniziale fase
di abbandono, a costituire un importante punto
di riferimento per la comunità ecclesiale;
qui si svolgeva ogni anno la Novena di Natale.
In tale occasione, per il suono delle campane,
il Capitolo, prevedeva apposita voce di spesa
per il compenso dovuto al sagrestano della chiesa
cui l’incombenza era assegnata.
Fu edificata, secondo storici e fonti manoscritte
del 1768, intorno al XV secolo in seguito all’accrescimento
notevole della popolazione di San Vito per afflusso
dai casali disabitati per “l’ingiuria
dei tempi, ed incommodi di guerre” (in Succinta
descrizione storica sull’origine e successi
della Terra di San Vito in Otranto provincia del
Regno di Napoli scritta nel 1768 da N.N.,
f. 4, cap. IV).
Chiesa di Santa Maria
degli Angeli
La struttura che oggi osserviamo
risale al 1763, quando “la chiesa venne
rinnovata dalle fondamenta, venne rifatto il prospetto
e furono realizzate opere di miglioramento del
coro” realizzato il 1696. La facciata molto
semplice e lineare nelle forme, è tripartita
da sei lesene; al centro si apre un elegante portale
inquadrato da una doppia cornice modanata arricchita
da due volute all’altezza dell’architrave
che si conclude con un timpano ad arco, all’interno
del quale è posto un fregio recante l’iscrizione
“FRATRIBUS / EX MORTIS / A.D. 1472”.
Il riferimento è all’arciconfraternita
dei Morti, tutt’ora attiva nella chiesa,
che il 20 aprile 1623 risulta già operante.
Quattro lesene più piccole e due volute
laterali compongono il frontone, diviso dalla
parte inferiore da un architrave, all’interno
del quale si apre una finestra ovale con cornici
aggettanti.
L’interno a croce latina si presenta a tre
navate con volte a crociera; irregolare nelle
dimensioni del braccio del transetto destro e
della relativa cupola, notevolmente più
grande di quella di sinistra.
All’interno di pregevole valore sono i nove
altari in pietra; due nella navata sinistra e
due nella navata destra, questi ultimi, di fattura
barocca, caratterizzati da colonne a tortiglioni
e da motivi floreali; quattro nei cappelloni oltre
l’altare maggiore in marmo policromo intarsiato,
ricco di motivi ornamentali e decorativi, realizzato
il 1803.
Apprezzabili e importanti sia le tele esistenti,
poste sia all’interno dei paliotti degli
altari che nella sacrestia, che gli affreschi
che completano la decorazione della chiesa. Delle
diciassette tele donate dai fratelli Francesco
e Salathiel Nardelli il 1889 all’arciconfraternita
della Morte, ne permangono otto attribuibili al
conversanese Samuele Tatulli attivo tra XVIII
e XIX secolo; tra le tele degli altari, degna
di nota, per impianto iconografico, è quella
realizzata il 1809 da Domenico Carella (1721-1813),
raffigurante la “Presentazione al Tempio”.
Tra gli affreschi del cappellone del crocifisso,
unica persistenza settecentesca è individuabile
nel “Cristo Morto”, collocato
sotto l’altare dell’Addolorata.
Numerose anche le statue sia in legno che in cartapesta.
Il crocifisso ligneo, risalente al XVI
secolo, era molto venerato in San Vito; come attestano
gli atti della visita del vescovo di Ostuni mons.
Vincenzo Meligne (1606-39) del 1613, infatti,
la statua aveva parecchi ex voto. La croce, originariamente
posta in una cappella di fronte alla porta maggiore,
ha una cornice dorata ai bordi ed è oggi
in una nicchia in marmo nel cappellone destro.
La statua di San Francesco Saverio, in
legno, raffigurante il santo nell’atto di
predicare proprio come vuole l’iconografia
classica, fu realizzata tra XVIII e XIX secolo
in una bottega veneziana. La statua dell’Assunta,
in cartapesta, risalente al XIX secolo, opera
di bottega leccese, è stata sostituita
nel 1980 con altra, d’analogo soggetto,
in legno di Ortisei ed è ora conservata
nella cappella cimiteriale dell’arciconfraternita.
Testo di Vita
Suma
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