LA
STORIA
La chiesa di Santa Maria della Pietà è
indicata anche come dell’Addolorata,
della Vergine dei Dolori o infine dell’Ospedale,
per la coeva costruzione annessa. L’anno
della costruzione non è riscontrabile da
fonti scritte; potrebbe essere, secondo un’antica
epigrafe, che si sa scolpita sull’arco della
porta della cappella dello “spedale”
il 1559 : “Deo optimo maximo et matri
pietatis 1559” (Ciccarese-Marraffa,
2000). In occasione dei restauri del 1797 fu sostituita
da altra, ancora in sito, sull’accesso,
nel timpano ad arco, a memoria dell’intervento
effettuato: “Popolo tuo addictissimo
Diva Pietatis Alma Pie recolenti in Aevum Adesto
presentissima Dum pietatis decentius Templum reparat
A.D. 1797” (Chionna, 1988). Si poneva
così riparo al progressivo degrado denunziato
negli atti di santa visita del XVII e XVIII secolo.
Mons Fabio Magnesio (1640 - 1659) nella visita
pastorale del 1659, riscontra “immondizia,
trascuratezza e problemi di umidità”
(Arch. Vescovile di Ostuni – Atti di Santa
Visita di Mons. Magnesio 1659), condizione questa
che ritroverà mons. Carlo Personè
(1660 – 1678) nel 1670.
Durante la visita del vescovo Vincenzo Meligne
(1606-39), nel 1613, sull’altare maggiore
è la rappresentazione della Vergine
della Pietà, dipinta da Giampietro
Zullo nel 1588. Il quadro, restaurato da Gaetano
Bianco nel 1696, risultando nel 1876 molto deteriorato
sarebbe stato sostituito da altro di analogo soggetto.
In seguito al compiuto restauro del 1797 vengono
costruiti gli altari dedicati alla Santissima
Trinità e a Sant’Andrea
Avellino.
Il sagrato della chiesa è delimitato dalla
cancellata del 1914, opera del fabbro Cosimo Rubino;
nel 1963 l’antico campanile a vela è
sostituito dall’attuale a forma quadrata.
Dal 1994, dopo la scomparsa del rettore don Luigi
Leo, si riducono notevolmente le funzioni liturgiche;
nel giugno del 2007 la chiesa è stata affidata
in comodato gratuito per 99 anni dall’arcidiocesi
di Brindisi- Ostuni al comune di San Vito dei
Normanni.
L’amministrazione comunale si è impegnata
a destinare la chiesa a manifestazioni culturali,
mostre, convegni nel rispetto della sacralità
dei luoghi.
L’ESTERNO
La facciata è
distinta da quattro lesene con capitelli barocchi
su cui poggia la trabeazione che divide orizzontalmente
in due la facciata stessa. L’ordine superiore
è anch’esso diviso da quattro lesene,
senza capitelli decorati. Al centro vi è
un finestrone con arco a tutto sesto.
Il portale si presenta delimitato da due stipiti
arricchiti da volute a sorreggere idealmente l’architrave.
* foto del dr. Sergio
Carinci L’INTERNO
La chiesa è a pianta quadrata; in essa
si inseriscono i pilastri d’angolo che per
mezzo di archi sorreggono la cupola. Sono presenti
gli altari maggiore, della Santissima Trinità
e di Sant’Andrea Avellino.
Nell’altare della Santissima Trinità
è collocato l’omonimo dipinto, attribuibile
a maestranze locali settecentesche. L’iconografia
è quella classica che presenta il Padre
Eterno sullo sfondo che sostiene la croce del
Figlio, sulla cui testa è raffigurata la
colomba, simbolo dello Spirito Santo. Nell’ovale
dell’altare è dipinta l’ottocentesca
Madonna delle Grazie; dalla veste chiara e il
manto scuro.
Sull’altare di Sant’Andrea Avellino
è la tela d’analogo soggetto, opera
chiaramente devozionale, con memoria del momento
della morte del Santo, avvenuta per apoplessia
mentre celebrava la messa. Alle sue spalle è
dipinto un chierico che cerca di sostenerlo; Sant’Andrea
è invocato quale protettore contro la morte
improvvisa e le sue spoglie sono conservate nella
chiesa di San Paolo Maggiore a Napoli. Nell’ovale
è la rappresentazione de l’Arcangelo
Raffaele e Tobiolo; Tobiolo, curvo sul fiume
mentre affronta il grande pesce, ha di fronte
l’Arcangelo in tunica bianca e grandi ali.
Sulla cantoria è la Pietà,
dipinta il 1876 da Giovanni Carelli, sostitutiva
di quella dello Zullo. La Vergine Addolorata sostiene
Gesù deposto dalla croce. Maria Maddalena
stringe il braccio del Cristo. In terra i simboli
della passione: la corona di spine e tre chiodi.
Sullo sfondo è dipinta la città
di Gerusalemme. Nell’ovale dell’altare
maggiore è un dipinto che rappresenta Gesù
nell’orto.
All’interno della Chiesa vi sono due crocefissi
lignei tardo settecenteschi, di scuola napoletana,
e una statua in cartapesta della Pietà,
ottocentesca, proveniente da botteghe artigianali
leccesi.
L’OSPEDALE
L’Ospedale di San Vito, la cui funzione
era quella d’offrire ricovero ed ospitalità
ad infermi e i pellegrini, fu istituzione di grande
prestigio che poteva contare su abbondanti lasciti
da parte della popolazione. Nel tardo XIX secolo
passerà sotto l’amministrazione della
Congregazione della Carità, sorta nel 1862,
che nel 1909 istituirà la sezione di chirurgia
e di medicina. L’Ospedale è stato
in funzione sino alla seconda guerra mondiale.
(foto sopra a dx)
Bibliografia
essenziale
A. CHIONNA, Beni culturali di San Vito dei
Normanni, Fasano: Schena Editore, 1988;
D. CICCARESE - M. MARRAFFA, Le Chiese e le
Confraternite di San Vito dei Normanni, Ostuni:
CRSEC - Regione Puglia, 2000;
Testo e foto
di Antonella Golia
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