Al termine di
complessi lavori di restauro, condotti su progetto
degli architetti Antonio Bruno, Nicola Forleo,
Giacinto Liguigli e dell’ing. Cesare Argentieri,
con la consulenza dell'arch. Giada Piliego, realizzati
dalle imprese Atena Restauri di Bari,
Valori Restauri di Nardò e De
Bellis di Nardò, lo scorso 17 dicembre
il complesso di Santa Teresa degli Scalzi in Brindisi
è stato restituito alla pubblica fruizione.
Nel restaurato compendio il museo diocesano "Giovanni
Tarantini" ha nuovi e attrezzati spazi espositivi
che consentono di meglio adempiere il suo ruolo,
intimamente legato al vissuto ecclesiale, poiché
documenta visibilmente il percorso fatto lungo
i secoli dalla chiesa locale nel culto, nella
catechesi, nella cultura e nella carità.
Il museo brindisino, quale luogo che documenta
l’evolversi della vita culturale e religiosa,
non è stato inteso in senso “assoluto”,
cioè sciolto dall’insieme delle attività
pastorali, ma pensato in relazione con la totalità
della vita ecclesiale e con riferimento al patrimonio
storico-artistico della chiesa locale. Tramite
un approccio complessivo a tale risorsa s’inserisce,
necessariamente, nell’ambito delle attività
pastorali, con il compito di riflettere la vita
ecclesiale Per tradurre in apprendimenti e comportamenti
significativi e consapevoli le opportunità
che la funzione educativa del museo offre non
solo al cittadino in formazione, ma a tutti i
pubblici, sono state assunte le coordinate di
metodo e di operatività che rispondono
alle acquisizioni più recenti, elaborate
dalla ricerca e dalle pratiche nell’ambito
dell’educazione al patrimonio.
Il museo propone un viaggio nel tempo che muove
dalla religiosità precristiana attraverso
la proposizione della Sibilla Tiburtina La
sibilla tiburtina, dipinto su vetro, di età
romana rinvenuto il 1763 dal carmelitano Vincenzo
Morelli e da questi donata a Ortensio De Leo per
essere collocata nel suo museo. Nella chiesa di
Fontegiusta a Siena un affresco di Baldassare
Peruzzi, databile 1528, raffigura la sibilla tiburtina
che annuncia all’imperatore Augusto la nascita
di Nostro Signore. Memoria della predicazione
evangelica è l’idria di marmo serpentino,
realizzata nell’ottavo secolo in Egitto.
Si tratta di un "vaso dell'Epifania":
era, infatti, proprio nel giorno dell'Epifania
che era commemorato dalla liturgia il miracolo
delle nozze di Cana, evento per il quale esso
sarebbe stato originariamente realizzato. La tradizione
della provenienza dalla Terra Santa del vaso ha
motivo di essere veritiera: sappiamo essere stata
l’idria brindisina realizzata nell’VIII
secolo, in Egitto, per essere collocata nella
chiesa di Kefer Kenna - località indicata,
piuttosto che Khirbet Qana come l'antica Cana
– quale memoriale del miracolo. Può
ritenersi traslata a Brindisi nel corso del XIII
secolo, forse in uno con le reliquie di san Teodoro
d’Amasea, nell’occasione delle nozze,
celebrate nella basilica Cattedrale il 9 novembre
1225, fra Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme,
e Federico II di Svevia. Giunsero le reliquie
avvolte in un prezioso telo di seta dal fondo
dorato, in cui ricorrente è la proposizione
del grifone; poiché il simbolo è
«un raggruppamento di forme visibili con
lo scopo di mostrare forme invisibili» -
come scriveva Riccardo di San Vittore -, il grifone,
sintesi di due nature animali, l’aquilina
e la leonina, racchiude la duplice natura di Cristo:
Aquila, Christus …Leo, Christus.
Come simbolo cristico, accettato anche da Dante
(Purg. XXX, 106-114) e dai mistici del
suo tempo, la bestia fantastica partecipa di due
dei quattro elementi, dell’Aria e della
Terra e, nello stesso tempo, delle due regalità
di Cristo, re del Cielo e della Terra. Per i mistici
medievali il leone, re della terra, e l’aquila,
regina del cielo, trasferiscono le loro corone
al grifone che racchiude in sé le due nature
sovrane; questo le trasferisce al Cristo, vero
sovrano del Cielo e della Terra. Nell'occasione
della visita di Sua Santità Benedetto XVI
in Brindisi, per le vesti liturgiche, sia le stole
per i sacerdoti che la pianeta indossata dal Pontefice,
si operò un rimando a questo tessile conservato
nel museo che pure custodisce tali paramenti,
esemplati sull'antico.
Furono i resti mortali del megalomartire
Teodoro deposti in Brindisi in un’arca,
pure nel museo, le cui quattro facce verticali
sono completamente rivestite di lastre d’argento;
la frontale e la laterale sinistra figurate con
rilievi a sbalzo. Nella parte superiore è
chiusa con due grate, una semplice, di ferro,
l’altra, d’argento, cesellata. Sul
lato frontale sono, da sinistra verso destra,
le immagini affiancate dei due santi vescovi Leucio
e Pelino, benedicenti alla greca, con pallio,
mitra e pastorale; episodi salienti della vita
di san Teodoro e traslazione delle sue reliquie
in Brindisi; condanna di san Teodoro. Sulla testata
sinistra è riproposta la passio di san
Teodoro. La circostanza che, nell’ultima
lastra del lato frontale, il sovrano che giudica
il santo si presenti per due volte sfigurato e
in una privato del volto, indurrebbe a pensare
a rappresentazioni di Federico II rese irriconoscibili
in età angioina. La firma autografa dell’imperatore
è nel Privilegium Imperatoris Friderici
II confirmantis Peregrino Archiepiscopo Brundusino
omnia jura Ecclesiae suae ob ejus merita praestitaque
servitia eidem Principi ab ejus incunabulis,
pergamena, 1219, per il quale si dà conferma
all’arcivescovo di Brindisi Pellegrino d’Asti
(1216-22) delle prerogative patrimoniali e giurisdizionali
di cui la sua chiesa godeva ab antiquo.
Si sono qui offerti solo alcuni dei molti riferimenti
e itinerari possibili nel museo diocesano che
non sarà, come non è stato sino
a oggi, solamente un luogo preposto alla conservazione
del patrimonio culturale, demandandosi a esso
anche la creazione e la diffusione di conoscenza.
Non si tratta di una mera esposizione delle collezioni,
ma della capacità del museo di essere un
soggetto attivo nella creazione e diffusione della
conoscenza per un pubblico allargato, che comprende
esperti e studiosi, ma anche quanti non hanno
strumenti di analisi e conoscenze adeguati a renderli
indipendenti nell'interpretazione delle collezioni
stesse.
-> Locandina
-> Brochure
della Giornata dei Musei Ecclesiastici
Ufficio
dei Beni Culturali Ecclesiastici – Arcidiocesi
di Brindisi - Ostuni
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