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Giornate dei musei ecclesiastici
Apertura straordinaria del museo diocesano "Giovanni Tarantini"
2 e 3 marzo 2013

Al termine di complessi lavori di restauro, condotti su progetto degli architetti Antonio Bruno, Nicola Forleo, Giacinto Liguigli e dell’ing. Cesare Argentieri, con la consulenza dell'arch. Giada Piliego, realizzati dalle imprese Atena Restauri di Bari, Valori Restauri di Nardò e De Bellis di Nardò, lo scorso 17 dicembre il complesso di Santa Teresa degli Scalzi in Brindisi è stato restituito alla pubblica fruizione. Nel restaurato compendio il museo diocesano "Giovanni Tarantini" ha nuovi e attrezzati spazi espositivi che consentono di meglio adempiere il suo ruolo, intimamente legato al vissuto ecclesiale, poiché documenta visibilmente il percorso fatto lungo i secoli dalla chiesa locale nel culto, nella catechesi, nella cultura e nella carità. Il museo brindisino, quale luogo che documenta l’evolversi della vita culturale e religiosa, non è stato inteso in senso “assoluto”, cioè sciolto dall’insieme delle attività pastorali, ma pensato in relazione con la totalità della vita ecclesiale e con riferimento al patrimonio storico-artistico della chiesa locale. Tramite un approccio complessivo a tale risorsa s’inserisce, necessariamente, nell’ambito delle attività pastorali, con il compito di riflettere la vita ecclesiale Per tradurre in apprendimenti e comportamenti significativi e consapevoli le opportunità che la funzione educativa del museo offre non solo al cittadino in formazione, ma a tutti i pubblici, sono state assunte le coordinate di metodo e di operatività che rispondono alle acquisizioni più recenti, elaborate dalla ricerca e dalle pratiche nell’ambito dell’educazione al patrimonio.
Il museo propone un viaggio nel tempo che muove dalla religiosità precristiana attraverso la proposizione della Sibilla Tiburtina La sibilla tiburtina, dipinto su vetro, di età romana rinvenuto il 1763 dal carmelitano Vincenzo Morelli e da questi donata a Ortensio De Leo per essere collocata nel suo museo. Nella chiesa di Fontegiusta a Siena un affresco di Baldassare Peruzzi, databile 1528, raffigura la sibilla tiburtina che annuncia all’imperatore Augusto la nascita di Nostro Signore. Memoria della predicazione evangelica è l’idria di marmo serpentino, realizzata nell’ottavo secolo in Egitto. Si tratta di un "vaso dell'Epifania": era, infatti, proprio nel giorno dell'Epifania che era commemorato dalla liturgia il miracolo delle nozze di Cana, evento per il quale esso sarebbe stato originariamente realizzato. La tradizione della provenienza dalla Terra Santa del vaso ha motivo di essere veritiera: sappiamo essere stata l’idria brindisina realizzata nell’VIII secolo, in Egitto, per essere collocata nella chiesa di Kefer Kenna - località indicata, piuttosto che Khirbet Qana come l'antica Cana – quale memoriale del miracolo. Può ritenersi traslata a Brindisi nel corso del XIII secolo, forse in uno con le reliquie di san Teodoro d’Amasea, nell’occasione delle nozze, celebrate nella basilica Cattedrale il 9 novembre 1225, fra Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme, e Federico II di Svevia. Giunsero le reliquie avvolte in un prezioso telo di seta dal fondo dorato, in cui ricorrente è la proposizione del grifone; poiché il simbolo è «un raggruppamento di forme visibili con lo scopo di mostrare forme invisibili» - come scriveva Riccardo di San Vittore -, il grifone, sintesi di due nature animali, l’aquilina e la leonina, racchiude la duplice natura di Cristo: Aquila, Christus …Leo, Christus. Come simbolo cristico, accettato anche da Dante (Purg. XXX, 106-114) e dai mistici del suo tempo, la bestia fantastica partecipa di due dei quattro elementi, dell’Aria e della Terra e, nello stesso tempo, delle due regalità di Cristo, re del Cielo e della Terra. Per i mistici medievali il leone, re della terra, e l’aquila, regina del cielo, trasferiscono le loro corone al grifone che racchiude in sé le due nature sovrane; questo le trasferisce al Cristo, vero sovrano del Cielo e della Terra. Nell'occasione della visita di Sua Santità Benedetto XVI in Brindisi, per le vesti liturgiche, sia le stole per i sacerdoti che la pianeta indossata dal Pontefice, si operò un rimando a questo tessile conservato nel museo che pure custodisce tali paramenti, esemplati sull'antico.
Furono i resti mortali del megalomartire Teodoro deposti in Brindisi in un’arca, pure nel museo, le cui quattro facce verticali sono completamente rivestite di lastre d’argento; la frontale e la laterale sinistra figurate con rilievi a sbalzo. Nella parte superiore è chiusa con due grate, una semplice, di ferro, l’altra, d’argento, cesellata. Sul lato frontale sono, da sinistra verso destra, le immagini affiancate dei due santi vescovi Leucio e Pelino, benedicenti alla greca, con pallio, mitra e pastorale; episodi salienti della vita di san Teodoro e traslazione delle sue reliquie in Brindisi; condanna di san Teodoro. Sulla testata sinistra è riproposta la passio di san Teodoro. La circostanza che, nell’ultima lastra del lato frontale, il sovrano che giudica il santo si presenti per due volte sfigurato e in una privato del volto, indurrebbe a pensare a rappresentazioni di Federico II rese irriconoscibili in età angioina. La firma autografa dell’imperatore è nel Privilegium Imperatoris Friderici II confirmantis Peregrino Archiepiscopo Brundusino omnia jura Ecclesiae suae ob ejus merita praestitaque servitia eidem Principi ab ejus incunabulis, pergamena, 1219, per il quale si dà conferma all’arcivescovo di Brindisi Pellegrino d’Asti (1216-22) delle prerogative patrimoniali e giurisdizionali di cui la sua chiesa godeva ab antiquo.
Si sono qui offerti solo alcuni dei molti riferimenti e itinerari possibili nel museo diocesano che non sarà, come non è stato sino a oggi, solamente un luogo preposto alla conservazione del patrimonio culturale, demandandosi a esso anche la creazione e la diffusione di conoscenza. Non si tratta di una mera esposizione delle collezioni, ma della capacità del museo di essere un soggetto attivo nella creazione e diffusione della conoscenza per un pubblico allargato, che comprende esperti e studiosi, ma anche quanti non hanno strumenti di analisi e conoscenze adeguati a renderli indipendenti nell'interpretazione delle collezioni stesse.

-> Locandina

-> Brochure della Giornata dei Musei Ecclesiastici

Ufficio dei Beni Culturali Ecclesiastici – Arcidiocesi di Brindisi - Ostuni

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