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I santi venuti dal mare
V Convegno Internazionale di Studi, Bari-Brindisi 14-18 dicembre 2005

Abstract

Rosanna Bianco
Università di Bari
Un Santo taumaturgo dall'Armenia alla Puglia:
culto e iconografia di San Biagio di Sebaste tra XII e XV secolo

Biagio, vescovo di Sebaste in Armenia, martirizzato probabilmente tra il 307 e il 323, secondo la tradizione visse in una foresta, curando e ammansendo animali selvatici e feroci. In questo contesto si verificarono i miracoli più noti, amplificati e diffusi da cronache e leggende: la guarigione di un fanciullo soffocato da una grossa spina di pesce nella gola grazie all' applicazione di due candele, la restituzione ad una donna di un maialino sottratto da un lupo e le guarigioni di animali con il segno della croce.
La diffusione del culto -alimentata anche da un considerevole numero di reliquie – e dell'iconografia di San Biagio si articola intorno a tre aspetti principali: il Santo vescovo (con mitra, pastorale, libro), il taumaturgo protettore degli animali e della vita dei campi (con la narrazione degli episodi di guarigione o anche soltanto con la raffigurazione del simbolo delle candele), il martire (con il pettine da cardatore).
La ricorrenza della festività del Santo il 3 febbraio, il giorno successivo alla Candelora, in un periodo di riposo nel calendario delle attività agricole ma in cui si prepara la ripresa primaverile, valorizza il ruolo di protettore delle realtà agro-pastorali. In Puglia, ad esempio, il culto diffuso in quasi tutta la regione, trova accenti di maggiore intensità in Capitanata, soprattutto lungo gli itinerari della transumanza collegati all' Abruzzo e al Molise, in Terra di Bari e nel territorio di Brindisi, in particolare ad Ostuni e a San Vito dei Normanni.


San Biagio a Jannuzzo: San Biagio

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