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VISITA PASTORALE DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN BRINDISI
14-15 GIUGNO 2008

IL CALICE PER LA CELEBRAZIONE PAPALE

“.. il nostro pellicano” (Dante, Paradiso, XXV, 113)

Cesellatore: Zidron Leondaris
Disegnatore: Raffaele Murra

La città di Gioannina o Ioannina, in greco, capoluogo della regione dell'Epiro e dell'omonima prefettura, il più importante centro economico e culturale della Grecia nord-occidentale, è sulla via Egnazia, quasi proseguimento dell’Appia oltre l’Adriatico e verso Costantinopoli. Vanta da secoli il titolo di città delle arti ed essenzialmente dell'arte sacra: molti artigiani si dedicano ogni giorno a dare gloria a Dio con l'opera delle loro mani. La realizzazione del calice, per la celebrazione della Santa Messa papale nasce dal bozzetto del cavalier Raffaele Murra, 72 anni, che fin dall’età di dieci anni ha iniziato il lavoro di decoratore e pittore alle dipendenze del papà Salvatore, discepolo del pittore Agesilao Flora. L’artista mesagnese ha voluto riproporre nel disegno un elemento simbolico dell'ostensorio settecentesco, usato per la processione del Corpus Domini, conservato nel museo diocesano.
Si tratta del pellicano, il bianco uccello bianco, dal caratteristico lungo becco, che, nutrendo attraverso un’apertura del collo i suoi piccoli, ha dato luogo alla leggenda del sacrificio delle proprie carni per la vita dei figli fino a divenire “emblema di carità” (O. Wirth) ovvero di devozione parentale fino al sacrificio. Più realisticamente, l’incurvare del becco verso il petto per cibare i piccoli con pesci trasportati nella sacca indusse a credere che addirittura l’animale si squarciasse il petto per dare loro nutrimento col proprio sangue. Si deve soprattutto al Physiologus (II-IV secolo?) - il pellicano è al n°4 del suo inventario - la diffusione della leggenda in termini più complessi; narrando della resurrezione dei piccoli dopo tre giorni ad opera della madre, che li ha uccisi, vi è l’adattamento diretto alla simbologia di Cristo “che è salito alle altezze della Croce e dal suo fianco aperto sono sgorgati il sangue e l’acqua per la salvezza e la vita eterna”. Oltre a Dante, anche san Tommaso d’Aquino: ”il pio pellicano”, usa l’allegoria. Il calice realizzato porta questo simbolo di profonda spiritualità.
Studi accurati di scultori e cesellatori greci hanno portato alla realizzazione di un'opera d'arte: il vaso sacro nel quale il celebrante consacra il vino durante la messa ha forma di coppa su piede. Il pellicano e i suoi piccoli sono frutto della fusione dell'argento e di manuale modellatura; il resto del calice, la coppa e la base, è cesellato interamente a mano. La base porta impressi i due stemmi, di Benedetto XVI e della città di Brindisi.
L'opera è stata realizzata in duplice copia, di cui quella usata dal Santo Padre durante la celebrazione eucaristica è rimasta in Brindisi in perenne memoria; l'altra è stata donata al Papa.

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Raffaele Murra. Disegni per il calice della celebrazione papale del 15 giugno 2008 in Brindisi

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