Storia Patria per la Puglia - Brindisi
 
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Convegno nazionale di studi (2da sessione)
Brindisi sede del Governo italiano (o Capitale d'Italia?)
80° anniversario: Settembre 1943 - Febbraio 1944

Scrisse Italo Calvino che «D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda». Parafrasando Calvino potremmo dire che molte sono le domande da proporre alla nostra città e, questa sera, le domande verteranno su una fase molto particolare non solo per la storia di Brindisi ma dell’intera Italia. Si tratta del cosiddetto Regno del Sud; un primo utilizzo dell'espressione è attribuita all'economista Agostino degli Espinosa, all'epoca dei fatti addetto all'ufficio stampa del governo di Brindisi, autore di un saggio con questo nome edito il1946. L’espressione è tuttavia stata utilizzata con chiara valenza politica, per identificare discontinuità tra fascismo e democrazia. In ogni caso il «Regno del Sud» è il vero continuatore dello Stato italiano dal punto di vista giuridico e l'azione intrapresa dal governo e dai funzionari stabilitisi a Brindisi è vista come il tentativo di un ritorno alla situazione politica e costituzionale pre-fascista.
Nuovi documenti consentono oggi risposte a queste domande e una nuova lettura dei mesi, fondamentali per la nascita di un’Italia nuova, in cui Brindisi fu sede del governo e, di fatto se non di diritto, capitale d’Italia. La progressiva desecratazione dei documenti riferibili a quel periodo offre ora l’occasione per un’analisi fondata su riferimenti oggettivi di quanto allora accadde.

Antonio Mario Caputo, coi suoi studi, ha proposto una lettura dal basso di quegli eventi parlando di una Brindisi in cui le case sopravvissute ai bombardamenti alleati erano colme di povera gente, disperata e nuda come accade nelle terre di frontiera, inerme come lo era la sua patria. Fuor di retorica, lo sguardo di Caputo accoglie come uno specchio malinconico le immagini dell’umanità ferita, penetra dove la vita si rovescia e dove tuttavia si creano legami di comunità. Eugenio Montale rilevò, non casualmente, che «Le innaturali concentrazioni metropolitane non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. L’uomo che vive in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme è un uomo condannato alla solitudine».

Gianluca Barneschi, attraverso le vicende di Dick Mallaby, parla quasi di un lungo sguardo che si appunta su tutto quanto è condannato, in questo caso l’Italia sconfitta in guerra, esplicandosi quasi nel versante dell’addio, l’estrema e pietosa occhiata all’inevitabile congedo di un’intera classe dirigente. Si deve a Barneschi la precisa ricostruzioe dei retroscena dell'8 settembre 1943, con particolari inediti e in parte clamorosi, affioranti attraverso la misconosciuta storia di Dick Mallaby, membro del segretissimo Special operations executive (S.O.E.) che appare misteriosamente a bordo della corvetta Baionetta che portò, da Ortona a Mare a Brindisi, la famiglia reale e Pietro Badoglio nel settembre del 1943. Del resto, come scrisse Gabriel García Márquez, «Tutti gli esseri umani hanno tre vite: pubblica, privata e segreta» e Mallaby non fa certo eccezione.

Giuseppe Marella possiede grande capacità d’analisi storica; il suo è quasi un inventario delle rovine di una città e di una nazione in cui pure erano evidenti i germogli del nuovo, della vita che tornava a riprendere il suo posto. Come Barneschi, anche Marella muove da documenti inediti in questo quelli desecratati del S.O.E., ossia Special operations executive. Questo lo colloca di diritto nel raro novero di ricercatori per i quali il documento è una vertiginosa alchimia che insegue la vita fin dove il nulla algido e muto la minaccia. Marella, qui più che in altre sue opere, ha profuso tutta l’esperienza maturata all’interno della ricerca storica, rivelando quale fosse la considerazione che gli alleati avevano del governo Badoglio e quale fosse lo stato reale della città di Brindisi. Del resto, come scrisse Ronald Payne, «Se la guerra è, come ha detto Clausewitz, un modo di fare politica, anche lo spionaggio è uno strumento per governare, un mezzo per realizzare i programmi di una nazione».

Giacomo Carito in continuità con le ricerche di Barneschi e Marella, analizza la politica estera del governo Badoglio ponendola in particolare correlazione con la ricostituzione dell’esercito italiano. Fu essa affidata per volontà degli alleati, che non avevano fiducia alcuna nel vecchio stato maggiore italiano, al maresciallo d’Italia Messe; anche in questo caso l’indicazione veniva dal SOE che aveva intercettato tutte le conversazioni del generale durante la sua prigionia in Gran Bretagna. Da Brindisi Badoglio annuncia l’entrata in guerra dell’Italia contro la Germania e a Brindisi si riorganizzano le nostre forze armate che saranno operative già ai primi di dicembre nella battaglia di Monte Lungo. Il fascismo aveva gettato la nazione in una guerra e se è vero, come rilevò George Santayana «Chiamare la guerra il concime del coraggio e della virtù è come chiamare la corruzione il concime dell’amore» è anche vero che ora si trattava di scegliere fra libertà e oppressione.

Le relazioni, nel loro insieme, daranno e offriranno a un tempo nuovi spunti di riflessione sul governo di Brindisi, il primo di un’Italia chiamata a rompere col fascismo e tornare alla democrazia. Da Brindisi, in sintesi, nascono speranze di un mondo nuovo, aspettative di pace e di progresso costruito dal basso.

 
       

Società di Storia Patria per la Puglia - Sezione di Brindisi - Lungomare Regina Margherita, 44 - Brindisi