Scrisse Italo Calvino che «Duna
città non godi le sette o le settantasette meraviglie,
ma la risposta che dà a una tua domanda». Parafrasando
Calvino potremmo dire che molte sono le domande da proporre alla
nostra città e, questa sera, le domande verteranno su una
fase molto particolare non solo per la storia di Brindisi ma dellintera
Italia. Si tratta del cosiddetto Regno del Sud; un primo utilizzo
dell'espressione è attribuita all'economista Agostino degli
Espinosa, all'epoca dei fatti addetto all'ufficio stampa del governo
di Brindisi, autore di un saggio con questo nome edito il1946.
Lespressione è tuttavia stata utilizzata con chiara
valenza politica, per identificare discontinuità tra fascismo
e democrazia. In ogni caso il «Regno del Sud» è
il vero continuatore dello Stato italiano dal punto di vista giuridico
e l'azione intrapresa dal governo e dai funzionari stabilitisi
a Brindisi è vista come il tentativo di un ritorno alla
situazione politica e costituzionale pre-fascista.
Nuovi documenti consentono oggi risposte a queste domande e una
nuova lettura dei mesi, fondamentali per la nascita di unItalia
nuova, in cui Brindisi fu sede del governo e, di fatto se non
di diritto, capitale dItalia. La progressiva desecratazione
dei documenti riferibili a quel periodo offre ora loccasione
per unanalisi fondata su riferimenti oggettivi di quanto
allora accadde.
Antonio Mario Caputo, coi suoi studi, ha proposto
una lettura dal basso di quegli eventi parlando di una Brindisi
in cui le case sopravvissute ai bombardamenti alleati erano colme
di povera gente, disperata e nuda come accade nelle terre di frontiera,
inerme come lo era la sua patria. Fuor di retorica, lo sguardo
di Caputo accoglie come uno specchio malinconico le immagini dellumanità
ferita, penetra dove la vita si rovescia e dove tuttavia si creano
legami di comunità. Eugenio Montale rilevò, non
casualmente, che «Le innaturali concentrazioni metropolitane
non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. Luomo che vive
in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme
è un uomo condannato alla solitudine».
Gianluca Barneschi, attraverso le vicende di
Dick Mallaby, parla quasi di un lungo sguardo che si appunta su
tutto quanto è condannato, in questo caso lItalia
sconfitta in guerra, esplicandosi quasi nel versante delladdio,
lestrema e pietosa occhiata allinevitabile congedo
di unintera classe dirigente. Si deve a Barneschi la precisa
ricostruzioe dei retroscena dell'8 settembre 1943, con particolari
inediti e in parte clamorosi, affioranti attraverso la misconosciuta
storia di Dick Mallaby, membro del segretissimo Special operations
executive (S.O.E.) che appare misteriosamente a bordo della corvetta
Baionetta che portò, da Ortona a Mare a Brindisi, la famiglia
reale e Pietro Badoglio nel settembre del 1943. Del resto, come
scrisse Gabriel García Márquez, «Tutti gli
esseri umani hanno tre vite: pubblica, privata e segreta»
e Mallaby non fa certo eccezione.
Giuseppe Marella possiede grande capacità
danalisi storica; il suo è quasi un inventario delle
rovine di una città e di una nazione in cui pure erano
evidenti i germogli del nuovo, della vita che tornava a riprendere
il suo posto. Come Barneschi, anche Marella muove da documenti
inediti in questo quelli desecratati del S.O.E., ossia Special
operations executive. Questo lo colloca di diritto nel raro novero
di ricercatori per i quali il documento è una vertiginosa
alchimia che insegue la vita fin dove il nulla algido e muto la
minaccia. Marella, qui più che in altre sue opere, ha profuso
tutta lesperienza maturata allinterno della ricerca
storica, rivelando quale fosse la considerazione che gli alleati
avevano del governo Badoglio e quale fosse lo stato reale della
città di Brindisi. Del resto, come scrisse Ronald Payne,
«Se la guerra è, come ha detto Clausewitz, un modo
di fare politica, anche lo spionaggio è uno strumento per
governare, un mezzo per realizzare i programmi di una nazione».
Giacomo Carito in continuità con le ricerche
di Barneschi e Marella, analizza la politica estera del governo
Badoglio ponendola in particolare correlazione con la ricostituzione
dellesercito italiano. Fu essa affidata per volontà
degli alleati, che non avevano fiducia alcuna nel vecchio stato
maggiore italiano, al maresciallo dItalia Messe; anche in
questo caso lindicazione veniva dal SOE che aveva intercettato
tutte le conversazioni del generale durante la sua prigionia in
Gran Bretagna. Da Brindisi Badoglio annuncia lentrata in
guerra dellItalia contro la Germania e a Brindisi si riorganizzano
le nostre forze armate che saranno operative già ai primi
di dicembre nella battaglia di Monte Lungo. Il fascismo aveva
gettato la nazione in una guerra e se è vero, come rilevò
George Santayana «Chiamare la guerra il concime del coraggio
e della virtù è come chiamare la corruzione il concime
dellamore» è anche vero che ora si trattava
di scegliere fra libertà e oppressione.
Le relazioni, nel loro insieme, daranno e offriranno
a un tempo nuovi spunti di riflessione sul governo di Brindisi,
il primo di unItalia chiamata a rompere col fascismo e tornare
alla democrazia. Da Brindisi, in sintesi, nascono speranze di
un mondo nuovo, aspettative di pace e di progresso costruito dal
basso.