Nell’immaginario collettivo la Grande
Guerra si identifica solitamente con trincee, fango e montagne.
Sono stati ben 6 milioni, infatti, i soldati del Regio Esercito
mobilitati durante il conflitto e circa 600 mila i caduti. Il
ruolo della Regia Marina è spesso correlato alla rievocazione
di singoli episodi come l’affondamento delle corazzate Wien
e Santo Stefanoa opera di Luigi Rizzo, l’affondamento della
corazzata Viribus Unitis, il salvataggio dell’esercito serbo
condotto dal duca degli Abruzzi, la beffa di Buccari o le imprese
di Nazario Sauro. Questa percezione è assai diffusa ma
oscura il fatto essenziale che la prima guerra mondiale sia stata
combattuta anche sul mare e che, grazie alla Marina e ai suoi
3 mila marinai caduti, la vittoria sia stata alla fine conseguita.
Nel corso della Grande Guerra Brindisi ha svolto un ruolo rilevantissimo.
Spesso s’è dimenticato chele operazioni del giugno
1918, culminate con la battaglia del Solstizio, ebbero anche una
parte navale. In quel mese il comandante della flotta imperial-regia
in Adriatico, l’ungherese conte Miklos Horthy von Nagybànya,
aveva preparato un piano dettagliato per mettere fuori combattimento
la flotta italiana quasi contemporaneamente all’offensiva
terrestre e coordinata con essa.
L’azione aveva uno scopo strategico assai importante: mettendo
fuori combattimento la Regia Marina si sarebbero effettuati sbarchi
a tergo dello schieramento italiano, che in caso di successo dell’offensiva
terrestre sarebbe dovuto essere arretrato alla linea Mincio-Po-Delta
del Po. L’unica base navale italiana nell’alto Adriatico
era Venezia; in caso di crollo del fronte la Regia Marina avrebbe
potuto contare solo sulla base di Brindisi.
Secondo i piani di Horthy un gruppo d’assalto composto
da due esploratori e quattro cacciatorpediniere avrebbe assalito
di sorpresa lo sbarramento di Otranto; altri due esploratori e
quattro torpediniere avrebbero bombardato Otranto. Si sarebbe
così attirata la flotta italiana fuori dal porto di Brindisi,
rendendo possibile l’intercettarla e farla affondare dalle
corazzate imperiali. L’8 giugno le corazzate fecero rotta
da Pola su Cattaro per poi procedere verso il basso Adriatico.
Davanti a Premuda le navi imperiali furono intercettate dal MAS
15, comandato da Luigi Rizzo, col sezionario MAS 21 del guardiamarina
Giuseppe Aonzo. Rizzo aspettò che la capofila la Szent
Istvan arrivasse a trecento metri, e sganciò due siluri
dalle tenaglie laterali; il siluro di destra colpì la nave
tra la prima e la seconda ciminiera, quello di sinistra tra la
seconda ciminiera e la poppa. La Szent Istvan affondò rapidamente,
e l’ammiraglio Horthy decise di abbandonare l’operazione
partita tanto ambiziosamente; la squadra imperiale ritornò
nei porti di partenza per non riprendere mai più il mare.
Nella Grande Guerra, le ostilità terminarono in Italia
il 4 novembre 1918. Quella data oggi s’identifica con lafesta
dell'unità nazionale e giornata delle Forze armate. Opinione
prevalente all'estero era che lo sforzo militare italiano fosse
stato non essenziale ai fini della vittoria finale. Di ciò
il Comando supremo italiano era consapevole già nei giorni
stessi dell'armistizio, come risulta dal messaggio che il generale
Armando Diaz inviò il 4 novembre 1918 al presidente del
Consiglio Vittorio Emanuele Orlando: «Vi sono tentativi
di svalutazione dei risultati della nostra vittoria». Anche
per l'ignoranza delle opere in lingua italiana, tale pregiudizio
è rimasto poi in gran parte della storiografia straniera,
compresa la migliore, che ricorda più facilmente la sconfitta
di Caporetto della vittoria di Vittorio Veneto. La battaglia di
Vittorio Veneto fu combattuta tra il 24 ottobre e il 4 novembre
1918. Dall'estate gli alleati sollecitavano un'offensiva sul nostro
fronte e il presidente del Consiglio Orlando incalzò Diaz
perché attaccasse, dichiarando di preferire «all'inazione
la sconfitta» e ventilandone la sostituzione con il generale
Gaetano Giardino. L'ordine definitivo delle operazioni fu comunicato
il 21 ottobre. Si fronteggiavano circa un milione di uomini da
entrambe le parti: 58 divisioni di fanteria austro-ungariche con
7.000 pezzi d'artiglieria, contro 4 divisioni di cavalleria e
57 di fanteria dell'Intesa con 7.700 pezzi di artiglieria. Prima
ad attaccare nella zona del Monte Grappa, all'alba del 24 ottobre,
fu la 4a Armata del generale Giardino che incontrò la tenace
resistenza del nemico. Nel frattempo da Vienna l'imperatore Carlo
aveva chiesto al presidente americano Wilson un armistizio e una
pace separata. Mentre le truppe di prima linea si battevano ancora
tenacemente, nelle retrovie si registravano defezioni e ammutinamenti
dei reparti non austriaci. Un ufficiale italiano descrisse la
difesa austriaca come «un budino con crosta» (una
crème brûlée), rotta la quale si incontrava
poca resistenza. A metà del 30 ottobre gli italiani entrarono
a Vittorio Veneto. Il 1° novembre tra i generali Viktor Weber
von Webenau e Pietro Badoglio, Sottocapo di Stato Maggiore, iniziarono
le trattative di armistizio, fu firmato a Padova nella villa Giusti
del Giardinoalle 18.20 del 3, con effetto dalle 15 del giorno
successivo. Il 3 erano state conquistate le città «irredente»,
Trento e Trieste, senza incontrare resistenza. Si può senz'altro
ammettere che il cedimento austriaco fu dovuto più a cause
interne politiche, la crisi dello stato multinazionale, ed economiche,
la grave penuria di generi alimentari, che a una brillante strategia
militare italiana. Tuttavia ciò non può portare
a sminuire la vittoria; il regno d'Italia dimostrò di saper
risorgere da una grave sconfitta, resistere e passare al contrattacco
fino alla vittoria.
Organizzazione
Rotary Club. Brindisi
Brigata Amatori Storia e Arte. Sezione di Brindisi della Società
di Storia Patria per la Puglia
Società Storica di Terra d'Otranto. Lecce
Istituto “Ettore Palumbo”. Brindisi
Patrocinio
Prefettura di Brindisi
Marina Militare Italiana (Brigata MarinaSan Marco)
Adesione
AssoArma, Brindisi
Sponsor:
Grande Internazionale, Brindisi
Martedì 20 novembre. Inizio ore 10.00
Auditorium dell’Istituto “Ettore Palumbo”
Indirizzi di saluto
Dr. Serena Oliva - Dirigente scolastica istituto
“Ettore Palumbo”
Interventi
Prof. Giacomo Carito - Presidente della sezione
di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia
Brindisi alla vigilia della Grande Guerra
Prof. Domenico Urgesi - Presidente della Società
Storica di Terra d’Otranto
Brindisi nella Grande Guerra
Prof. Bianca Tragni - Società di Storia
Patria per la Puglia
Nicolino va alla guerra
Coordina e introduce i lavori
Prof. Antonio Mario Caputo - Società di
Storia Patria per la Puglia
Martedì 20 novembre. Inizio ore 18.00
Sala Regia del Grande Albergo Internazionale
Indirizzi di saluto
Dr. Salvatore Munafò - Presidente Rotary
Club Brindisi
S.E. Dr. Valerio Valenti - Prefetto di Brindisi
S. E. Mons. Domenico Caliandro - Arcivescovo
di Brindisi-Ostuni
Ing. Riccardo Rossi - Sindaco di Brindisi
Prof. Domenico Urgesi - Presidente della Società
Storica di Terra d’Otranto
Interventi
Prof. Maria Giuliana Iurlano - già docente
di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università
del Salento. Presidente del Cesram (Centro Studi Relazioni Atlantico-Mediterranee)
La Puglia nella Grande Guerra
C. F. Claudio Rizza - Capo sezione Archivi.
Ufficio Storico Marina Militare Italiana - Roma
Le ragioni della vittoria sul mare
Prof. Giacomo Carito - Presidente della sezione
di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia
Conclusioni
Coordina e introduce i lavori
Prof. Antonio Mario Caputo - Società di
Storia Patria per la Puglia
A questa intrapresa culturale la Presidenza del Consiglio dei
Ministri ha concesso, in data 13.3.2015,l'uso del logo ufficiale
del Centenario della Prima Guerra Mondiale; le manifestazioni
sono comprese nel calendario ufficiale pubblicato in http://eventi.centenario1914-1918.it/it/evento/brindisi-e-la-grande-guerra-dalla-neutralita-allintervento
e rientrano nel calendario concordato con la Prefettura di Brindisi.