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Giovedì 11 maggio 2017.
Ore 18.00.
Sala Convegni Hotel Palazzo Virgilio, Brindisi.
XI Convegno Nazionale di Studi
e Ricerca Storica
La Puglia, il Salento, Brindisi e la Grande Guerra
VII sessione.
La battaglia navale del Canale
d’Otranto (14-15 maggio 1917)
Le frontiere, materiali
o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei
campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell'arte
del vivere insieme,
dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente
o meno)
i semi di forme future di umanità.
Zygmunt Bauman
Storia Patria per la Puglia (Sezione di Brindisi);
Società Storica di Terra d'Otranto; AssoArma Brindisi
Lo sbarramento del Canale d'Otranto fu al centro,
nella notte tra il 14 e il 15 maggio 1917, della più grande
battaglia navale avvenuta in Adriatico nel corso nella Grande
Guerra. Fu essa originata dal tentativo austroungarico di forzare
il blocco che impediva alla Imperial Regia Marina di uscire dall’Adriatico
per accedere al Mediterraneo.
La marina dell’Intesa cercò quasi subito di chiudere
l’Adriatico creando, fin dal 1915, uno sbarramento di pescherecci
armati, drifters, dotati di reti d’acciaio a strascico,
per pattugliare la strettoia del canale di Otranto; lo scopo era
quello d’ impedire ai sottomarini austroungarici di uscire
nel Mediterraneo a caccia di bersagli. Questa barriera, di una
cinquantina di imbarcazioni, era appoggiata dalla ricognizione
aerea e da flottiglie di cacciatorpediniere pronte a intervenire
al minimo allarme. Si trattava di un deterrente piuttosto efficace
che, in pratica, paralizzò l’attività della
marina austroungarica, tanto che essa tentò numerose volte
di intaccarlo con incursioni a sorpresa, effettuate di notte a
più riprese: 5 volte nel 1915, 9 nel 1916 e 10 nel 1917.
L'operazione principale fu condotta nella notte del 14-15 maggio
1917; essa assunse il carattere di scontro navale vero e proprio
e prese il nome di “battaglia del canale di Otranto”.
Al termine della battaglia navale di sicuro più importante
dell’Adriatico le unità dell’Intesa colpite
gravemente furono il Borea, l’Aquila, il Dartmouth, il Bristol
con un bilancio di 7 morti sull’Aquila, 8 morti e 7 feriti
sul Dartmouth, 11 morti e 12 feriti sul Borea mentre gli austriaci
contarono 14 morti e 33 feriti sul Novara, 1 morto e 18 feriti
sull’Hegoland, 3 feriti sul Saida. L’azione della
squadra austroungarica ottenne un evidente successo, almeno a
breve termine. Nello scenario generale, viceversa, questa bruciante
sconfitta ebbe per conseguenza un fortissimo aumento dell’impegno
navale degli alleati nel basso Adriatico, con lo schieramento
permanente di una flotta di ben 35 cacciatorpediniere, tra cui
anche unità australiane e statunitensi, 52 pescherecci
e più di cento navi da guerra di vario genere, finché,
nel corso del 1918, il canale venne sbarrato con una struttura
permanente che chiuse la questione. In definitiva, anche questo
scontro navale conferma che per quanto brillanti potessero apparire
le iniziative degli imperi centrali, alla fine emergeva la decisiva
supremazia materiale dell’Intesa, che era in grado, all’occorrenza
di schierare imponenti forze per fronteggiare le necessità
contingenti della guerra. Cosa che, un poco alla volta, Germania
ed Austria - Ungheria non potevano più fare. Il Materialschlacht
imponeva le sue ferree regole anche tra le due sponde del mare
Adriatico.
Nel giugno del 1918 l’Austria-Ungheria pianificò
una grande offensiva sul Piave per fiaccare definitivamente le
truppe italiane. Allo stesso tempo la flotta imperiale, al comando
del neo-ammiraglio von Horty de Nagy-Banya, decise di supportare
indirettamente tale offensiva con una grande azione navale: il
forzamento del canale di Otranto. Horty, convinto del successo
dell’operazione, aveva fatto approntare alcuni apparecchi
cinematografici per immortalare l’affondamento delle navi
italiane. Le unità austroungariche furono tuttavia avvistate
dai MAS 15 e 21; il comandante Luigi Rizzo, individuata la “Santo
Stefano”, la silurò affondandola. Il MAS 21, del
Guardiamarina Aonzo, lanciò sulla Teghetoff entrambi i
suoi siluri, che colpirono ma non esplosero. L’azione ebbe
il risultato tattico di fare rientrare il gruppo navale, senza
procedere con la missione di forzamento del blocco
Articolazione dei lavori:
Coordina e introduce i lavori
Antonio Mario Caputo - Società di
Storia Patria per la Puglia
Indirizzi di saluto
Salvatore Munafò - Presidente Rotary
Club, Brindisi
Giuseppe Genghi - Presidente AssoArma, Brindisi
Interventi
Amm. (Ris.) Stephan Jules Buchet - Esperto
di storia della marineria
Gli sbarramenti del Canale d’Otranto durante
il primo conflitto mondiale
C. F. Claudio Rizza - Capo Sezione Archivi - Ufficio
Storico della Marina Militare - Roma.
L'azione navale del 15 maggio 1917 - Lo svolgimento
dei fatti
Giuseppe Maddalena Capiferro - Società
di Storia Patria per la Puglia
Umberto Maddalena, Brindisi e la difesa del Canale
d'Otranto
Conclusioni
Domenico Urgesi - Società Storica di Terra d’Otranto
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