Storie della nostra storia
17 maggio. Inizio ore 18.00. Accoglienza ore 17.45.
Sala convegni Coliving Nettare (Via Giudea, 33 - 72100 Brindisi)
XI Movimento
"I
popoli sono sempre gli sconfitti delle guerre"
Vito Antonio Leuzzi direttore
dell'Istituto Pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia
Contemporanea dialoga con Salvatore Coppola, autore di
PANE!
…PACE! Il grido di protesta delle donne salentine negli
anni della Grande Guerra
Castiglione: Giorgiani, 2017
Introdurrà i lavori Donato
Peccerillo, Presidente comitato ANPI Brindisi
L’ultimo libro di Salvatore Coppola illumina
una zona d’ombra e dimostra come sia proprio fuori dalla
storia lo “stereotipo della donna meridionale, passiva e
indifferente alle vicende sociali e politiche”. Per il pane
e per la pace. Le donne salentine lottarono per il pane e la pace
, manifestarono contro la penuria alimentare, contro il ritardato
pagamento dei sussidi destinati alle famiglie dei richiamati,
contro gli abusi nell’assegnazione delle tessere annonarie,
contro la guerra reclamando il ritorno a casa dei loro mariti.
Si trattò di manifestazioni spontanee anche se i vertici
politici e militari attribuivano la responsabilità delle
proteste alla cosiddetta propaganda disfattista alimentata da
socialisti e giolittiani. Manifestazioni di protesta massicce
interessarono nel 1917 Lecce, Gallipoli, Galatone, Nardò
dove la protesta fu contro i funzionari governativi che promuovevano
la raccolta fondi per il prestito nazionale. Ma ci furono proteste
anche in centri minori come Alezio, Aradeo, Arnesano, Carmiano,
Corigliano, Cutrofiano, Felline, Maglie, Martano, Melissano, Muro
Leccese, Neviano, Poggiardo, Presicce, Racale, Scorrano, Sogliano,
Taviano, Tricase. Le contestazioni avevano una nota comune: accanto
al grido “vogliamo pane, siamo a digiuno noi e i nostri
figli”, ci fu quello “abbasso la guerra”, “vogliamo
i nostri mariti e congiunti e non il denaro”, “vogliamo
la pace”. Le manifestazioni, la cui partecipazione era prevalentemente
femminile, provocarono prima sorpresa nelle classi dirigenti,
naturalmente maschili, e poi “un forte senso di fastidio”
perché il modello femminile era quello di “riprodurre,
starsene a casa, oziare”
I tumulti di Gallipoli, Galatone, Nardò, Presicce. Il
4 e 5 maggio del 1917 scoppiò quello che viene ricordato
come il “tumulto di Gallipoli” , che da manifestazione
per il pane divenne protesta contro la guerra. Furono arrestate
cinque donne ritenute promotrici e rinviate a giudizio con l’accusa
di “avere pubblicamente istigato le donne a fare una dimostrazione
ostile alla guerra”. Si era diffusa la voce che stava per
mancare il pane perciò le donne la mattina del 5 si radunarono
nei pressi di piazza Mercato e cominciarono a gridare contro le
autorità comunali che avevano deciso di spostare la vendita
dalle panetterie all’ufficio di polizia municipale dove
si doveva pagare in contanti. Il 6 e il 7 maggio a Galatone ci
fu una manifestazione contro la guerra e la propaganda a favore
del prestito nazionale che era sostenuta dall’onorevole
Antonio De Viti De Marco. Seguirono altre proteste a Nardò,
a Presicce dove 16 donne furono rinviate a giudizio ritenute responsabili
del tumulto perché chiedevano che il grano venisse consegnato
direttamente alle famiglie e non ai panificatori. Non mancarono
le manifestazioni a favore della pace in ambito cattolico. Si
svolsero dappertutto processioni per la pace raccogliendo l’invito
di Benedetto XV che aveva invitato a pregare per la fine del “tremendo
flagello”.