LV Colloquio di studi e ricerca
storica
La chiesa di San Paolo Eremita in
Brindisi
La storia, l’architettura, l'araldica, gli affreschi,
le devozioni, le leggende
Brindisi. Chiesa di San Paolo
Eremita.
Giovedì 8 novembre 2018. Inizio ore 18.00
Al termine dei lavori di restauro che hanno
interessato la chiesa, per iniziativa dell'arcidiocesi di Brindisi
- Ostuni (Centro studi per la storia dell'arcidiocesi) e della
sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per
la Puglia, saranno illustrate le peculiarità del complesso
di San Paolo Eremita in relazione alla sua storia, all'araldica,
agli affreschi, all'architettura e alle peculiari devozioni.
Nel cuore del tessuto urbanistico dei rialti che prospettano
sul seno di ponente del porto di Brindisi, fra il quartiere contadino
di San Pietro degli Schiavoni e l'altro marinaro delle Sciabiche,
a largo San Paolo, è l'omonima chiesa con annessa residenza
dei conventuali francescani la cui storia sarà delineata
da Giacomo Carito (Società di Storia Patria per la Puglia).
Il complesso fu edificato per volere di Carlo I d'Angiò,
re di Napoli, il quale il 2 marzo 1284 fece dono alla comunità
francescana locale del suolo su cui doveva sorgere; molto il suo
successore Roberto contribuì alle spese per l'erezione.
Secondo Giovanni Maria Moricino (1558-1628), la chiesa si terminò
di costruire il 1322; la dedicazione si spiega sia con la fortuna
in Francia del culto di questo santo, ove ebbe un importante riferimento
a Cluny, che con la traslazione delle sue reliquie da Costantinopoli
in Venezia, nella chiesa di San Giuliano, il 1240.
La struttura architettonica, su cui si soffermerà Giuseppe
Marella (Società di Storia Patria per la Puglia), ad aula
unica e coro rientrante rettangolare, riprende il diffuso modello
adottato da vari ordini mendicanti e prediletto particolarmente
proprio dai frati minori. Il tipo era già stato sperimentato
in Francia dove aveva manifestato notevoli vantaggi sia economici
che in materia di tempo e praticità; si adattava benissimo
al messaggio francescano per l'assenza di barriere visive o uditive
all'ascolto della parola di Dio. Sulle pareti si conservano resti
delle decorazioni pittoriche, che saranno illustrate da Teodoro
De Giorgio (Società di Storia Patria per la Puglia) che
un tempo la ingentilivano con teorie di santi e scene di pietà
cristiana. Attiguo è l'antico convento francescano, soppresso
nel 1809, in cui aveva studiato Giulio Cesare Russo, il futuro
san Lorenzo da Brindisi, oggi adibito a pubblici uffici. Nella
cura della chiesa ai conventuali sarebbe subentrata la confraternita
dell'Immacolata Concezione che ne ottenne formale comodato d'uso
dall'arcivescovo Pietro Consiglio (1826-39) il 1828 ma che da
tempo vi aveva sede.
La chiesa di San Paolo Eremita è il primo, vero, monumento
gotico della città di Brindisi e si inserisce, nella storia
cittadina, in un periodo di passaggio tra le vecchie manifestazioni
di architettura medievale e le nuove istanze culturali provenienti
da Napoli e dall'Italia centrale. Come attesta l'atto di donazione
del suolo, qui era l'arx messapico romana ancora utilizzata dai
normanni; la sopraelevazione del piano di calpestìo della
chiesa, rispetto alla strada, è il frutto del riutilizzo
di tale antica rocca cui pertiene il bugnato di carparo che riveste
la zoccolatura inferiore dell'edificio.
Dell'originale decorazione del soffitto, oggi restano solo pochissime
tracce, in particolare sui puntoni dove si ritrovano fasce zigzaganti
e a spina di pesce, dal gusto islamico tipiche, per lo stesso
periodo, dell'edilizia sacra e civile siciliana. Moltissimi e
di grande interesse i riferimenti araldici, oggetto dell’intervento
di Giuseppe Maddalena Capiferro (Società di Storia Patria
per la Puglia)
Entra questa chiesa nel novero dei santuari mariani per la devozione,
tema che sarà affrontato da Antonio Mario Caputo (Società
di Storia Patria per la Puglia) verso la Vergine Immacolata cui
si attribuì lo scampo dal terremoto del 20 febbraio 1743.
Si tratta di una macenula, una statua vestita in corso d'anno
con quattro abiti diversi con cambio evidenziato in occasione
della Pasqua di resurrezione. Di particolare interesse è
quello caratterizzato da un ricco ricamo, presumibilmente settecentesco,
originario ornamento di una veste nuziale della famiglia Sierra.