Brindisi sede del governo italiano
Settembre 1943- febbraio 1944
80° anniversario
Terza sessione
Brindisi, 12 aprile 2024, ore
17.30
Accademia degli Erranti
Ex Convento delle Scuole Pie
Via Giovanni Tarantini, 35 - Brindisi
Sono le 4 del pomeriggio del 10 settembre 1943
quando il re Vittorio Emanuele III e la famiglia reale, il maresciallo
Badoglio, i ministri della guerra e gli alti gradi delle Forze
Armate raggiungono Brindisi via nave. Dopo l'armistizio il re
preferisce abbandonare la capitale anziché restare a difenderla
dai nazisti. Viaggia prima verso l'Abruzzo, e poi in direzione
della città pugliese, dove sarà insediato il Regno
del Sud.
La sede delle riunioni del governo diventerà la sala congressi
del Grande Albergo Internazionale, la residenza reale sarà
collocata in un luogo fortificato, e cioè all'interno del
Castello Svevo dove si trasferirà anche parte del comando
alleato. Brindisi, di quel regno, sarà la capitale per
cinque mesi, fino all'11 febbraio 1944.
«Brindisi», spiega Vito Antonio Leuzzi, storico e
presidente dell'Ipsaic, «fu scelta per ragioni di carattere
militare perché contestualmente si stava verificando lo
sbarco alleato a Salerno e Taranto. La ragione fondamentale è
che Brindisi e Taranto avrebbero potuto garantire maggiore sicurezza
alla famiglia reale e al governo».
La fuga del re è stata intesa da molti storici come un
tradimento, anche se Vittorio Emanuele III la giustificava così,
in un proclama del 24 settembre 1943: «Mi sono trasferito
in questo libero lembo dell'Italia peninsulare, nella speranza
di evitare più gravi offese a Roma».
Una volta a Brindisi, Vittorio Emanuele diffonde una dichiarazione
in cui spiega la fuga come atto necessario per la salvaguardia
di un governo libero, dicendosi pronto a morire per la difesa
del suo Paese. Il 23 settembre scrive al re d'Inghilterra e al
presidente Roosevelt. Si dice fedele al regime parlamentare ed
auspica una veloce avanzata degli anglo americani in modo da ritornare
presto a Roma. Soltanto il 13 ottobre, dichiara guerra alla Germania.
Rimprovera comunque Badoglio per non aver barattato questa decisione
con qualche concessione territoriale da parte degli Alleati. Tenta
poi di imporre Grandi come ministro degli Esteri, presentandolo
come «un simbolo del movimento antifascista». L'operazione
è bloccata dagli anglo americani che ormai non hanno più
nessuna fiducia in lui. A corte, in molti suggeriscono al re di
abdicare per salvare la monarchia. Vittorio Emanuele rimane però
geloso della sua posizione. Vuole essere ancora un re che governa.
«La fuga», nota Leuzzi, «agevolò la reazione
tedesca. La permanenza del re a Roma avrebbe garantito una maggiore
resistenza e forse un andamento diverso delle operazioni militari
in Italia. Tuttavia a Brindisi si riuscì a ricostituire
il primo lembo dell'Italia libera. La Puglia rappresentò
un punto di riferimento per la riorganizzazione delle forze di
resistenza, si ricostituì il fronte di liberazione nazionale,
si ricostituirono le forze sindacali e politiche, si ripristinò
la libera stampa. La Puglia rappresentò anche per gli angloamericani
il primo esperimento di mondo libero».
Con un paradosso: proprio nella Puglia dove aveva riparato il
re, le forze politiche iniziarono a valutare il passaggio istituzionale
dalla monarchia alla repubblica.
Programma
Introduce e coordina
Antonio Mario Caputo - Società di Storia Patria per
la Puglia
Interventi
Domenico Urgesi Società Storica di Terra dOtranto
Antonio Camuso Ricercatore
Conclusioni
Giacomo Carito Società di Storia Patria per la Puglia
Giuseppe Marella Società di Storia Patria per la Puglia
Organizzazione
Associazione Brindisi e le antiche strade
Società di Storia Patria per la Puglia Sezione di
Brindisi
Patrocinio
Comune di Brindisi
Rotary Club Brindisi Valesio