14
marzo 2014
IX Convegno nazionale di studi e ricerca storica
L’età del barocco in terra di Brindisi
Brindisi. Palazzo Granafei-Nervegna
I sessione
Col patrocinio della Civica Amministrazione
di Brindisi
Interventi:
Mimma Pasculli Ferrara (Università
degli Studi di Bari)
Altari in marmo di età barocca in Terra di Brindisi
Giovanni Boraccesi (Società
di Storia Patria per la Puglia)
Argenti napoletani di età barocca nella cattedrale di Brindisi
Marianna Saccente (Centro Ricerche
Storia Religiosa in Puglia)
Il soffitto della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Brindisi.
Un esempio di quadraturismo in Puglia
Stefano Tanisi (Ricercatore specializzato
in arti visive)
Oronzo Letizia per la chiesa di Santa Teresa degli Scalzi in Brindisi
Fabio Antonio Grasso (Collaboratore
dell’Ufficio Beni Culturali dell’arcidiocesi di Lecce)
Sculture in Terra di Brindisi e in Terra di Lecce fra secondo
e ultimo quarto del secolo XVII: exempla.
Coordina i lavori
Antonio Mario Caputo (Società
di Storia Patria per la Puglia).
Emanuele Tesauro nel suo celebre e celebrato
Cannocchiale aristotelico rileva: “Ed eccoci alla fin pervenuti
grado per grado1 al più alto colmo delle figure ingegnose,
a paragon delle quali tutte le altre figure fin qui recitate perdono
il pregio, essendo la metafora il più ingegno so e acuto,
il più pellegrino e mirabile, il più gioviale e
giovevole, il più facondo e fecondo parto de l’umano
intelletto. Ingegnosissimo veramente, però che, se l’ingegno
consiste (come dicemmo) nel ligare insieme le remote e separate
nozioni degli propositi obietti, questo apunto è l’officio
della metafora, e non di alcun’altra figura: perciò
che, traendo la mente, non men che la parola, da un genere all’altro,
esprime un concetto per mezzo di un altro molto diverso, trovando
in cose dissimiglianti la simiglianza. Onde conchiude il nostro
autore che il fabricar metafore sia fatica di un perspicace e
agilissimo ingegno”. Una linea sottile sembra legare le
problematiche poste da Tesauro e alcune sue attuali riattivazioni
letterarie, testimoni della sorprendente attualità dell'antropologia
barocca. Carlo Emilio Gadda si pronunciò con gdeterminazione
contro il mito di "un io centrale e coordinatore", che
si smarrisce nel suo "dileguare verso i fuochi misteriosi
del sogno". Nei tormenti e nei sogni dell'anima barocca vi
è come una sospensione dell' "inesorabile imperio
del tempo". Sembra quasi "che la fantasia pura operi
ciò che è altrimenti impossibile alla ragione: separi
lo spazio dal tempo", smantellando così la funzione
unificatrice di un "io centrale e coordinatore". L'anima
barocca annulla il tempo proprio nella misura in cui si riconosce
come figura del molteplice: figure, immagini e sedimentazioni
della memoria popolano il presente psichico, fuori da qualsiasi
disposizione gerarchica connessa alla loro successione temporale.
Il teatro dell'anima non è che lo specchio del teatro del
mondo. Teatro, locanda, piazza, labirinto, labirinto incantato,
casa di pazzi, osteria; questi tòpoi della cultura barocca
rappresentano i modi di apparizione del mondo: scenario del disordine,
dell'apparire e non dell'essere, della finzione e non della verità.