È l’UNESCO che
con la sua ICOMOS (International Council on Monuments and Sites)
fornisce un contributo innovativo per ciò che concerne
la dimensione urbana, formulando il concetto di Historic Urban
Landscape: questi “insiemi” costituiscono gli insediamenti
umani in un ambiente urbano su un periodo di tempo relativo; si
tratta quindi di quel paesaggio che ha modellato la società
moderna ed ha un grande valore per la comprensione del modo di
vivere nel presente. La necessità di comprendere il presente
e costruire il futuro analizzando le tracce che l?uomo ha lasciato
nell’ambiente urbano (“eredità culturale”)
porta a una nuova visione della città e delle sue dinamiche
storiche; analisi che deve necessariamente includere la percezione
che gli uomini hanno (e che hanno avuto) del proprio spazio urbano,
nonché le mentalità operanti dietro ogni scelta
(individuale o collettiva) che sia ricaduta in tale spazio. Le
ricerche sul paesaggio urbano come sistema articolato sono coerenti
con quanto recentemente evidenziato dall'UNESCO-ICOMOS. Due esempi
in questa direzione sono costituiti dalla ricerca sulla percezione
del paesaggio di François Walter, e sulle interazioni umane
con il paesaggio di Isabelle Backouche. Brindisi, città
in rapida crescita per demografia e superficie già dal
XIX secolo, supera gli anni cinquanta di quel secolo assumendo
tre nuovi ruoli, determinanti per le sue prossime trasformazioni:
è città-con-porto che si avvia a essere tra i più
importanti del Mediterraneo; è una città neo industriale;
è un polo forte per il Salento, attraendo investimenti
e popolazione. La città si trasforma e chiede una gestione
del territorio, incaricando tecnici ed esperti della redazione
di relazioni e piani di ampliamento e risanamento.
Via Appia, via Cappuccini, via
provinciale per San Vito e via per Lecce acquistarono sempre più
le caratteristiche di vie dei traffici, esercitando un potere
attrattivo non solo delle merci in transito ma soprattutto degli
operatori di quei traffici, dai carrettieri agli intermediari,
dai portuali ai padroni degli opifici; nuovi abitanti della città
per ragioni di lavoro e di commercio, che scelsero collocazioni
abitative spesso extra moenia, impossibilitati a saturare gli
spazi della città ridefinitasi lungo il nuovo grande asse
che legava la Stazione Ferroviaria al porto, ma soprattutto fortemente
interessati a collocarsi lì dove gli affari li chiamavano
ai loro compiti. Questa nuova crescita della città, definisce
nuovi spazi e nuovi ambiti: crea il paesaggio moderno della città.
Questi temi saranno sviluppati,
nell'ambito di GranafertArt, nel corso del XLI Colloquio di studi
e ricerca storica in un programma articolato e complesso.
Al termine delle relazioni,
i lavori proseguiranno presso l'Open Club (vico Tarantafilo, 10),
locale posto nella suggestiva cornice degli scavi romani sotto
il Teatro Verdi, dove i relatori saranno ben lieti di rispondere
amichevolmente alle domande degli intervenuti, approfondendo i
temi trattati.
Nel corso dell'informale, conviviale e originale incontro, al
cospetto di un buon bicchiere di "rosso", il "fine
dicitore dialettale" Giancarlo Cafiero declamerà suggestive
poesie in vernacolo capaci di descrivere la vita quotidiana, d'un
tempo, nei quartieri di Brindisi.