Alla
pandemia di peste che avrebbe interessato Mesagne
intorno al 1526 sarebbe stato allora assicurato
scampo ai cittadini dall'icona che era nel delubro
di Santa Maria in Bethlehem. Seguì, nel
1528, il restauro e l'ampliamento dell'edificio
di culto ora sotto il titolo di Santa Maria della
Sanità.
Di questa, il 1604, i frati celestini del cenobio
presso la piccola chiesa di San Bartolomeo di
Mesagne, ne ottennero da don Vincenzo Pagano di
Napoli, suo abate, la cessione in uso con l'impegno
di ingrandirla e di costruirvi accanto un convento.
Entrati in possesso della chiesa, i frati vi costruirono
un monastero classificabile come prioria in cui
si trasferirono il 1618.
Il 16 maggio del 1634 l'aumento delle rendite
fece sì che il monastero fosse dichiarato
abbazia per assenso del cardinale Maurizio di
Savoia, protettore dell'ordine dei Celestini.
Successivamente l'edificio venne ampliato con
nuovi dormitori e con una nuova ala destinata
all'abate generale. Minacciando crollo la vecchia
chiesa si diede avvio nel 1662 alla costruzione
di una nuova, orientata a levante, utilizzando
di traverso l'area di quella precedente. Sopra
il muro absidale della chiesa cinquecentesca,
oggi altare ultimo laterale del lato destro, fu
conservata l'icona di Santa Maria della Sanità.
Dedicato a Santa Maria in Bethlehem, l'edificio
di culto sarebbe stato ultimato nel 1738 come
conferma l'iscrizione sul vertice della facciata:
"DEO UNICO MUNDI SALVATORI IN BETHLEHEM NATO
EIUSQUE MATRI PERPETUO VIRGINI DICATUM A. DOM.
MDCCXXXVIII".
A un primo vano rettangolare si aggiunsero il
coro, la plastica facciata, sei decoratissimi
altari definiti nel 1718, molti dipinti e un altare
maggiore di manifattura napoletana.
Lo stesso ordine era impegnato a Lecce per la
costruzione del più importante complesso
barocco salentino: Santa Croce (1570 - 1700).
Le analogie tra la chiesa di Santa Maria in Bethlehem
e Santa Croce sono vistose; è certo che
il programma iconografico delle due chiese è
dovuto agli stessi committenti, ovvero i celestini.
La
splendida facciata mesagnese è possibile
sia stata realizzata su progetto di Francesco
Capodieci. Malgrado, come riferisce Luigi Greco,
"il lungo lasso di tempo impiegato per portare
a compimento i lavori, tutto lascia credere che
l'originario progetto fosse stato realizzato alla
lettera dall'architetto leccese Domenico Antonio
Simone, chiamato a completare i lavori della chiesa
e del monastero". Il portale d'ingresso è
possibile sia posteriore alla facciata: il sistema
è racchiuso da coppie di colonne e lesene
scanalate ed è sormontato da una nicchia
riccamente decorata che si sovrappone alla cornice
della trabeazione. Dall'interno della nicchia
si affaccia la statua della Vergine della Sanità.
Nel secondo ordine si configura la stessa ripartizione
di quello inferiore ma il programma iconografico
si modifica: al centro c'è una finestra
riccamente decorata affiancata da festoni verticali,
culminante con due angeli e un fastigio centrale
che riporta un'epigrafe con data di inizio e ultimazione
dei lavori.
La facciata si conclude con un frontone mistilineo.
In asse con la finestra si erge il riquadro centrale
in cui è scolpito in bassorilievo San Michele
Arcangelo. A fianco di questa partitura centrale
sono sistemati due angeli e ai loro lati due pinnacoli.
L'interno della chiesa è caratterizzato
da un ampio vano il quale si conclude con uno
più piccolo dove è situato il presbiterio
Le due ali dell'ampio vano presentano cinque partiture
delimitate da sei lesene, alte e slanciate, che
si raccordano con la trabeazione di ordine dorico
su cui s'imposta la volta a botte. In questa sono
inserite, per tutta la sua lunghezza, alcune finestre
iscritte in altrettante lunette.
Notevoli le tele seicentesche e settecentesche
aventi a soggetto: Cristo Crocefisso e i dolenti
ai piedi della Croce, I santi Vito Martire, Modesto
e Crescenza, San Benedetto da Norcia, la Madonna
della Neve col Bambino e i santi Bartolomeo ed
Emidio, la Natività di Maria, e il dipinto,
anteriore al 1528, di Santa Maria della Sanità.
Attribuibili al mesagnese Luca Paciolla (1665-94)
sono l'Addolorata e santi Maddalena e Giovanni
Evangelista dolenti, San Pietro Celestino e Benedetto
da Norcia in adorazione dello Spirito Santo, l'Adorazione
dei Magi, I santi Lucia, Benedetto e Agata, la
Madonna con Bambino e san Bartolomeo. Sostenibile
pare l'attribuzione dell'Adorazione dei pastori
ad Andrea Giannico.
Molte sono anche le sculture che arricchiscono
l'interno della chiesa, alcune di esse racchiuse
in eleganti nicchie; in cartapesta sono: l'ottocentesca
Addolorata, la settecentesca Santa Chiara, San
Francesco d'Assisi della bottega G. De Pascalis
(1849-1942)-A. G. De Pascalis (1862-95) datata
1892, il gruppo San Giuseppe e la Madonna della
bottega Gallucci di Lecce, Santa Lucia attribuibile
al mesagnese Ferdinando Cellino (1853-1916) e
il Crocifisso del leccese Giuseppe Manzo.
Vi si trovano anche argenti, preziosi arredi e
paramenti sacri.
Rimasto incompleto il campanile, in sua sostituzione
fu costruita una ventola campanaria per due campane
azionate da terra. Nel 1953 la ventola campanaria
fu smontata e ricostruita sul terrazzo dell'incompleto
campanile.
Sotto la navata vi è un locale sotterraneo
adibito a sepolcreto dei monaci oggi osservabile
attraverso le grate sul pavimento; a esso si accedeva
da una grande botola quadrata posta al centro
della navata e ora nascosta dal pavimento.
La chiesa, abbandonata col convento, oggi sede
municipale, dai celestini a seguito della soppressione
dell'ordine decretata il 1807, è stata
eretta a parrocchia dall'arcivescovo mons. Tommaso
Valeri il I luglio 1930.
Notevoli vanno considerati i restauri effettuati
nel 1999 non solo all'interno della chiesa ma
anche e soprattutto a vantaggio della facciata
barocca che, con la sua ricchezza e la sua complessa
corposità, svolge un ruolo da protagonista.
Anche per gli interni è stato effettuato
un attento restauro, sia per i pavimenti, sia
per le murature.
Suggestivi nella chiesa i riti della notte pasquale,
in cui il Cristo risorto compare lentamente e
in modo particolarmente suggestivo da dietro l'altare.
Testo
di Elisa Romano
foto:
in alto a sinistra: Santa
Maria della Sanità
in alto al centro: Madonna
con Bambino e san Bartolomeo
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Descrizione
architettonica |