La diffusione del caravaggismo in Puglia si avvia sin dal primo
decennio del Seicento e appare palese negli anni di maggiore operosità
di Andrea Cunavi. Lo attesta la commissione allo stesso Caravaggio di
un dipinto, identificato con la Madonna del Rosario
del Kunsthistorisches Museum di Vienna, per una
chiesa di Polignano a Mare da parte del suo feudatario Nicola
Radulovich. Si deve al pittore napoletano Paolo Finoglio (1590-1645) la
diffusione degli stilemi caravaggeschi in area salentina e barese come
documentato dalla mostra “Echi caravvageschi in Puglia” [1].
L'influenza
veneziana persisterà sino al quarto decennio del Seicento; da quel
momento il punto di riferimento pressoché esclusivo diverrà Napoli. Il
Salento distoglie, si direbbe, lo sguardo dall'oriente e dal mare per
volgersi verso l'area continentale; s’incrina la rete di relazioni col
levante che era stata fino allora costitutiva dell'identità culturale
della Terra d'Otranto.
L’“ago
della bilancia”, come scrisse Michele D'Elia [2], si spostava
gradualmente dal Veneto a Napoli che diveniva centro propulsore
dell’arte figurativa. Da qui pervenivano in Terra d’Otranto opere di
pittori quali Girolamo Imparato (1549 – 1607), Giovanni Bernardino
Azzolino, noto anche con il nome di Bernardino il Siciliano (1572
–1645), Fabrizio Santafede (1555-1626), veicoli della prima pittura
devota e controriformata.
Andrea
Cunavi, sebbene cresciuto alla scuola di Palma il Giovane (1544-1628),
come da tradizione, si direbbe ben rappresenti in Puglia questo momento
di passaggio dalla maniera veneta a quella napoletana. Si tratta di
aspetti riscontrabili nella poco nota tela presente nella Concattedrale
di Ostuni avente a soggetto La presentazione di Maria al
Tempio, attribuita al Cunavi che dovrebbe averla realizzata
circa il 1612 [3].
Secondo le fonti documentarie dell'archivio capitolare di Ostuni, la
tela fu commissionata al Cunavi, in quell’anno, dal cantore della
allora cattedrale Giovanni Calcagni. Il pittore dimorava in quella
città già dal 1607: i dati concordano.
Nella
tela della Concattedrale di Ostuni, è rappresentato un episodio tratto
da uno dei vangeli apocrifi, il Protovangelo di
Giacomo (III sec. d.C.). I genitori di Maria: i santi Anna e
Gioacchino, ebrei osservanti, conducono al Tempio Maria bambina,
dell'età di tre anni. La offrono al Signore e fanno contestualmente
dono di due tortore. La memoria liturgica di questo episodio è
celebrata dalla chiesa cattolica il 21 novembre.
L’impianto
architettonico offre effetti di spazialità funzionali a quello
compositivo, articolato su tre livelli.
In primo piano, come da tradizione tardo- cinquecentesca, è il ritratto
del committente. Il soggetto, rivolto verso lo spettatore, sguardo
nobile e severo, barba a punta, si presenta con abiti ricchi e
sontuosi. La stoffa che ricopre la spalla richiama la setosa
brillantezza degli abiti di alcuni dei personaggi della scena. Alle sue
spalle è il piano su cui si collocano i santi che fungono a loro volta
da quinte umane e introducono all’episodio descritto dal Vangelo
apocrifo. In basso sulla sinistra sono collocati san Carlo Borromeo,
nel suo tipico abito cardinalizio e san Francesco che con il movimento
del braccio destro dà ulteriore spazialità alla scena. Sulla destra è
un senile e barbuto san Gioacchino, in posizione arretrata rispetto a
quella di sant’Anna. Centrale è la figura di Maria Vergine, fulcro
della scena, colta mentre tende fiduciosamente il suo braccino verso le
mani del sacerdote. Alla sua destra è sant’Anna, circondata da altri
tre soggetti. Alla sua sinistra, staccata dal gruppo, la figura del
chierichetto. Il vertice, sul piano diagonale è costituito dalla figura
del sommo sacerdote, che tende le mani per accogliere amorevolmente la
piccola Maria.
In un
contesto architettonico tipico delle opere manieriste le figure sono
disposte lungo una linea obliqua, da destra in basso a sinistra in
alto, in uno schema dinamico che serve a esaltare la superficie
cromatica. La luce esalta i panneggi e le sinuosità di alcune figure; a
zone di colorata penombra si alternano bagliori improvvisi.
L’illuminazione della scena è sganciata da ogni riferimento
naturalistico ed è indipendente dall'illuminazione del paesaggio che
appare sullo sfondo.
Sebbene
il cromatismo sia prettamente veneto, vi sono latenti elementi derivati
dalla pittura tardocinquecentesca napoletana e in particolar modo da
quella dei fiamminghi attivi a Napoli, tra la fine del XVI e primi del
XVII secolo.
L'opera
non si presenta omogenea dal punto di vista formale; in alcune parti
potrebbe non escludere l’intervento di collaboratori come, ad esempio,
suggeriscono i tratti dei volti di alcuni personaggi. La mano del
Cunavi è evidente nelle figure dei santi Carlo Borromeo e Francesco. La
certezza è data dall'attribuzione al pittore suddetto della tela avente
a soggetto san Carlo Borromeo, databile 1626, ora nella Cattedrale di
Monopoli. Si ripetono qui la spigolosità dei tratti dei volti, la
contrita severità, l'intenso patetismo, la stessa dimensione
pietistica. Qui i modi del Cunavi si avvicinano a quelli del
gallipolino Gian Domenico Catalano, attivo tra il 1604 e il 1628, e più
in generale dei tardo manieristi napoletani. Essi, seguendo i dettami
della Riforma, ne divulgavano i suoi principi negli strati meno colti
della popolazione.
Le
fisionomie di alcuni personaggi della tela nella Concattedrale di
Ostuni sono presenti anche nei personaggi della tela posta in Sant’Anna
a Mesagne. Essa rappresenta una Deposizione,
copia della ben più nota e importante opera del Veronese (1528- 1588),
presente nella chiesa della Santissima Annunziata in Ostuni.
Nella
tela della Concattedrale la resa formale del paesaggio, lo scorcio che
è posto sul fondo, nella parte superiore della tela, fra gli elementi
architettonici, è ulteriormente ripresa dall'opera originale del
Veronese ed è uno degli elementi che rilevano la derivazione dalla
scuola veneta del Cunavi. I colori delle vesti si staccano dalle tinte
più comuni in natura. Essi appaiono artefatti e insoliti. La loro
intensità luminosa si abbassa su un registro meno acceso. L'attenzione
per i particolari è massima: dai capelli di Maria Bambina, raccolti da
morbidi nastri, alle nappe del paramento sacro, che pendono alle spalle
del chierichetto, alla nobile sontuosità degli abiti della piccola
Vergine e del Committente in primo piano.
Andrea
Cunavi si colloca tra Venezia e Napoli, in una fase di transizione
storica e culturale. Il restauro, cui è sottoposta in questo periodo la
tela della Concattedrale di Ostuni, si spera possa contribuire a una
migliore lettura dell’opera e, conseguentemente, aiutare a comprendere
le peculiarità di Andrea Cunavi.
Foto di Carmela Gentile e Luca Sconosciuto
(clicca per ingrandirle) |
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1.
Mesagne. Chiesa di Sant'Anna. Andrea Cunavi. Deposizione
2. Mesagne. Chiesa di Sant'Anna. Andrea Cunavi. Deposizione.Particolare
3. Ostuni. Parrocchiale Santissima Annunziata. Paolo Veronese.
Deposizione
4. Ostuni. Concattedrale. Presentazione di Maria al tempio |