Muovendo da Otranto e Gallipoli,
i Greci verso la fine del sec. IX acquistano il
controllo su Oria, ove era vescovo Teodosio; e
lo fanno, forse, per controllare l'attività
di questo grande vescovo. Dei predecessori di
Teodosio, residenti in Oria, si conoscono solo
i nomi di Magelpoto e Paolo. I Greci inviarono
presso Teodosio Gaideriso, principe spodestato
di Benevento. Si deve a Teodosio, amico del vescovo
di Benevento e del principe Gaideriso, la restituzione
di una parte delle reliquie di san Leucio, protovescovo
di Brindisi, alla chiesa di questa città.
Queste reliquie furono riposte nella basilica
che, costruita per iniziativa di Teodosio, fu
consacrata dal successore vescovo Giovanni. Inizia
allora ad opera di Teodosio il programma di ripopolamento
della desolata città, programma concretato
poi dai Normanni che agevoleranno, anche con esenzioni
fiscali, sul finire del secolo XI, quelli che
costruiranno le loro case in vetera civitate.
L'opera intrapresa dal vescovo Teodosio è
forse da porre in rapporto con l'incompiuta memoria
incisa sopra la base di una delle due colonne,
simbolo della città, ove si accenna a una
iniziata ricostruzione di Brindisi ad opera di
anonimi imperatori bizantini.
Non si può stabilire se le due iniziative:
quella del vescovo Teodosio e l'altra del protospatario
Lupo, fossero state in concorrenza o concordate.
Probabile è che fossero in concorrenza
poiché non si hanno altri risultati se
non la consacrazione, avvenuta anni dopo, della
basilica di San Leucio, e i versi, peraltro
di senso incompiuto, incisi sopra una fiancata
di base della colonna.
Che la basilica di San Leucio, allora consacrata,
sia poi stata la cattedrale di Brindisi, è
provato dai documenti di età normanna in
cui è il termine di passaggio della cattedra
da questa all'altra chiesa costruita più
vicina al porto, tra il 1089 ed il 1143. Sì
può anche pensare che la tentata ricostruzione
di Brindisi sia avvenuta intorno all'886 quando
il generale greco Niceforo liberò nel porto
di questa città alcuni prigionieri con
i quali probabilmente diede inizio ai lavori.
Il testo inciso sulla base della colonna dovrebbe
cosí riferirsi o agli imperatori Basilio
- Leone- Alessandro (880-886) o a Leone e Alessandro
(886-911).
La basilica di San Leucio, voluta dal
vescovo Teodosio per riporvi la parte del corpo
di san Leucio ricevuta da Benevento, era nel rione
Cappuccini, nei pressi dell’ex ospedale
“Di Summa”. Della sua funzione di
cattedrale restarono, sino alla distruzione, chiare
vestigia. Gli arcivescovi eletti di Brindisi prendevano
possesso dell’archidiocesi di in questa
basilica. Ancora, ogni anno, nella stessa chiesa,
il primo giorno di maggio, convenivano gli arcipreti
e abati della diocesi prestando la dovuta obbedienza
all’ordinario. La basilica di San Leucio,
convertita nell’XI secolo in titolo abbaziale
dall’arcivescovo Leonardo, fu successivamente
beneficio dell’arcidiaconato; fu distrutta
nel 1720 per utilizzare il materiale nella costruzione
del palazzo del Seminario. Includeva, nella sua
struttura, l’antico martyrium,
a tricora col sarcofago nella conca frontale,
in cui era stata, intera, la reliquia del corpo
di san Leucio sino alla conquista longobarda della
città ossia alla fine del VII secolo, quando
fu trafugata da cittadini tranesi. Nel XII secolo,
era diffusa la convinzione, errata, che l’intero
corpo del santo fosse nella basilica; nel 1190
l’arcivescovo Pietro di Bisignano tentò
anche una ricognizione delle reliquie che non
diede risultati positivi. L’unica reliquia
di san Leucio esistente in brindisi era in realtà
quella del braccio, ottenuta dal vescovo Teodosio
dalla chiesa di Benevento.
Rilievo della basilica
di San Leucio
I vescovi di Brindisi successori
di Teodosio, fino a Giovanni protocattedra, ossia
dalla fine del IX secolo alla prima metà
dell'XI, non furono di nomina pontificia. Roma
pur conservando il diritto e le prerogative sulla
chiesa brindisina, non poté che affidarla
nominalmente ai vescovi di Canosa. Vi furono allora
nella Chiesa di Brindisi due vescovi, uno nominale
latino, l'altro residenziale greco. È verosimile
che la chiesa brindisina e oritana sia stata grecizzata
nei riti durante l'impero di Niceforo Foca; giusto
anche un riferimento che è nell'opera di
Nilo Doxopatris.
Fra i vescovi successori e residenziali, vi fu
Giovanni, titolare delle sedi di Canosa e Brindisi,
che consacrò la basilica di San Leucio
nei primi anni del sec.X, Paone, vescovo anche
questo di Canosa e Brindisi, Andrea, vescovo residente
in Oria, ucciso per mano del protospatario bizantino
Porfirio nel 979, Gregorio che governò
per conto di Bisanzio dal 987 al 996. II rito
greco, comunque, si affiancò piú
che sostituirsi a quello latino anche perché,
in quel periodo, è possibile vi siano stati
vescovi latini eletti dal popolo e dal clero,
poi confermati dal patriarca di Bisanzio.
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