.:. CHIESE

Santa Maria del Casale
Brindisi

La chiesa di Santa Maria del Casale nel XIV secolo

Cara ai principi di Taranto fu la chiesa di Santa Maria del Casale, luogo in cui di preferenza sostavano prima d'imbarcarsi per i loro possedimenti nel Levante. Piú probabile si trattasse di calcolo politico, legato alla prospettiva di staccare Brindisi dal demanio statale, che di puro slancio religioso legato alla circostanza di un esaudito voto; aveva chiesto, Caterina di Valois, figlia di Baldovino di Fiandra, imperatore latino d'Oriente e sposa di Filippo, principe di Taranto e fratello del re Roberto, che il suo matrimonio, celebrato il 30 luglio 1313, trovasse compimento nella nascita di un figlio. L'inverarsi del desiderio avrebbe giustificato la successiva munificenza, tale da far pensare alla storiografia locale possibile che Caterina e Filippo si fossero assunti l'onere della costruzione della grande chiesa attuale in luogo di una supposta precedente cappella ove era l'immagine mariana cui grazia era stata impetrata:

"Emuli del re in honorare la città di un altro tempio simile, furo il principe di Taranto Filippo fratello di esso re [Carlo II d'Angiò], e la moglie di lui Caterina figlia di Balduino conte di Fiandra e imperatore di Costantinopoli, per la quale anch'egli s'intitolava imperator di Costantinopoli. Questi prencipi, tornati di Grecia in Brindisi edificaro in honore della Vergine madre di Dio il nobilissimo tempio di Santa Maria del Casale, detto così per un casale, che anticamente vi era, di cui si vede ancora [oggi, 1674] alcun vestigio, edificio in vero maraviglioso, e reale fuora della città poco piú di un miglio sopra il destro corno del porto. Eravi all'hora una picciola cappella con l'imagine di nostra Signora, per mezzo della quale si compiaceva Iddio mostrar molti miracoli, la fama de' quali mosse quei pietosi signori di edificarvi un tempio, che racchiudesse la picciola cappella nel mezzo, circondandola per maggior riverenza d'una grossa rete di ferro, benche hoggi sia stata tolta l'Imagine con tutto il muro in cui era dipinta, e portata all'altare maggiore per darli luogo piú nobile, e piú adorno. Vi si celebra ogn'anno la festività della Natività della gloriosa Vergine con universal concorso de' popoli salentini. Questa devotione è stata dal principio della detta chiesa, come dimostrano le diverse insegne, e arme de' prencipi, che per voto, o per segno d'haver visitato quel santo tempio vi lasciaro dipinte su le mure con i loro nomi. Si vede sin'ad hoggi [1674] in quella chiesa in luogo sublime sopra un palco la statua della predetta Caterina imperatrice moglie di Filippo fondatore di essa, e la principal cappella è da loro detta imperiale. Fu data dal principio da quei devoti signori la giurisdittione di questa lor chiesa a gl'arcivescovi brundusini, i quali continuamente sin'a tempi nostri l'han posseduta, e possedono. È hoggi [1674] servita da' padri riformati di San Francesco, che vi hanno un nobilissimo monasterio, successi in quello a Padri Osservanti dell'istesso ordine, ch'a differenza de' reformati son detti della fameglia".

La chiesa di Santa Maria del Casale, già ai primi del XIV secolo, ben prima degli atti di munificenza che si è soliti legare alla liberalità dei principi di Taranto, è sede estiva dell'ordinario diocesano. Dalla chiesa sono emanati numerosi documenti compresi nel Codice Diplomatico Brindisino ordinato da Annibale de Leo; l'originaria cappella duecentesca doveva dunque già essere stata ampiamente ridefinita. I locali annessi erano in grado d'ospitare non solo l'arcivescovo ma l'intera sua corte; è qui, nel 1310, che alloggiano i componenti il tribunale incaricato di processare i templari. È da pensare, con fondamento di verosimiglianza, data l'ubicazione del complesso, a strutture d'ospitalità di notevole dimensione; alla chiesa sostavano non solo pellegrini appena sbarcati o prossimi all'imbarco ma anche quanti si recavano in udienza presso la corte e il tribunale arcivescovile.
Nel corso del XIV secolo Santa Maria del Casale pare "egualmente cara ai principi di Taranto e agli arcivescovi brindisini tanto che le concessioni dei primi sono spesso condizionate all'impegno che assumono i secondi di curarvi la celebrazione di messe quotidiane in ricordo di Filippo e dei suoi successori".
Gli atti di liberalità del principato di Taranto verso Brindisi e quindi verso la chiesa cuore della metropolìa quale, dalla fine di maggio agli ultimi di settembre, era Santa Maria del Casale vanno definiti non in relazione a un impegno relativo alla sua costruzione dalle fondamenta: nel '200 è già attiva una chiesetta e ai primi del '300, ben prima degli atti di donazione di Filippo, l'edificio doveva già essere stato ampliato e, nelle adiacenze, definite idonee strutture di ospitalità, ma a interventi parziali consistenti, nell'essenziale, nella fisica costruzione e nella dotazione della cosiddetta cappella imperiale.
Il principato di Taranto cercava uno sbocco sull'Adriatico: è in questa chiave che va letta la sua interessata munificenza diretta su un edificio dall'elevato valore simbolico. Vasti erano gli interessi che questa struttura politica aveva in oriente; gli interventi su Santa Maria, meta di pellegrini e naviganti, evidenziano tale connotazione del principato.
Sulle pareti della chiesa sono, genuflessi innanzi la Vergine, quanti in quel secolo impetrarono grazie o resero grazie per viaggi oltremare: Nicola della Marra, signore di Stigliano, nel materano, e Sant'Arcangelo, nel potentino, il 1338; Leonardo di Tocco, conte di Cefalonia e Zante, ciambellano e vicario generale del principe Roberto di Taranto, circa il 1363.

Altre notizie ed avvenimenti storici della chiesa:

Un pellegrino innanzi l'icona del Casale
Dalla chiesa arcivescovile alla chiesa conventuale

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