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Biblioteca Pubblica Arcivescovile " A. De Leo "
Piazza Duomo, 11 - Tel. 0831.529186 - email
Katiuscia Di Rocco Direttore-Bibliotecario

Biblioteca De Leo - InternoFu Annibale de Leo (1739-1814) a fondare in Brindisi nel 1798, con regio assenso, la prima biblioteca pubblica di Terra d'Otranto. In essa confluirono i volumi, circa 6.000, della sua raccolta privata arricchita dall'acquisto, forse effettuato nel 1798, di parte di quella del cardinal Giuseppe Renato Imperiali (1651-1737). Come del resto ha ben rilevato Piccarda Quilici in tal modo a Brindisi confluirono "opere dall' Europa intera, italiane, tedesche, olandesi, francesi, inglesi; a queste si sono aggiunti nel tempo gli acquisti effettuati dai bibliotecari, i lasciti di privati, cospicui quelli del matematico Raffaele Rubini, del numismatico Giuseppe Nervegna". A questi sono da aggiungersi, per il periodo 1957-1993, le acquisizioni relative all'archivio personale del sen. Vitantonio Perrino; alle biblioteche dell'insegnante Cosimo Di Nunzio già presso la scuola elementare "Perasso" di Brindisi; di mons. Giacomo Perrino di Brindisi; delle famiglie Tanzarella-Panese di Ostuni; Marangio, Panico-Sarcinella, Ruggiero, Titi, Passante, Braccio e Peveri di Brindisi; Argentina e Chiedi, Teofilato e Palumbo di Francavilla Fontana; Alfieri di Latiano; Andriani di Roma; Borraro e Cocchinone di Salerno; Stano-Stampacchia e Forastiere di Lecce; del dottore dell'Ambrosiana Carlo Marcora.
Oggi la biblioteca possiede più di 90mila volumi ed opuscoli, 214 manoscritti, 17 incunaboli e 276 edizioni del cinquecento (cinquecentine).
Annibale de Leo legò alla biblioteca beni propri che dovevano assicurarne un regolare funzionamento; nel testamento prescrisse che essa fosse d'uso pubblico, collocata nei locali a piano terra del palazzo del Seminario Arcivescovile di Brindisi ed amministrata dagli arcivescovi pro-tempore nonché dalle quattro dignità del capitolo della basilica cattedrale. Fu egli stesso a designarne il primo bibliotecario nella persona di Giovan Battista Lezzi (1754-1832), collaboratore nel 1784 delle "Novelle letterarie" di Firenze e nel 1798 del "Giornale Letterario di Napoli", autore delle Vite degli scrittori salentini , opera ancora manoscritta e tuttavia nel suo genere di fondamentale importanza, esemplata sul modello delle Memorie degli scrittori del regno di Eustachio D'Afflitto (1742-87). Nel 1820, essendo il Lezzi rientrato in Casarano, gli subentrò nella carica il canonico teologo Ignazio Buonsanti a suo volta sostituito nel 1824 da Francesco Scolmafora che lo scozzese Craufurd Tait Ramage incontrò nel 1828 e ricorderà nelle sue Impressioni di uno scrittore scozzese su un viaggio a Brindisi come sostenitore convinto del regime borbonico. Nella sua qualità di bibliotecario, lo Scolmafora completa opere già presenti : gli Acta Sanctorum dei Bollandisti, Delle città d'Italia e sue isole adiacenti dell'Orlandi, il Nuovo Dizionario Istorico di tutti gli uomini che si sono renduti celebri per talenti, virtù..., stampato in Napoli ove del resto, tramite i librai-tipografi Marotta e Vanspandoch, effettuava i suoi acquisti. Questi non furono orientati solo sul tradizionale versante umanistico ma anche verso le scienze naturali e la fisica.
Invitatorio di musica gregoriana del XIV secolo del Nel 1845, alla morte dello Scolmafora, venne nominato bibliotecario Vito Guerrieri autore di un Articolo storico su' vescovi della chiesa metropolitana di Brindisi, pubblicato in Napoli nel 1846. Di eccezionale rilevanza la figura del suo successore, Giovanni Tarantini (1805-1889) collaboratore del Mommsen che di lui tracciò un pubblico elogio nel nono volume del Corpus inscriptionum latinarum. E' in questo periodo, nel 1882, che Gregorovius definisce la de Leo come "la più copiosa di tutte [le biblioteche]" salentine. L'istituzione, dopo alcuni decenni di crisi, è tornata ad assumere un ruolo di primaria importanza nella seconda metà del '900, dapprima col canonico Francesco Cesaria e, soprattutto, dal 1957 al 1993 con Rosario Jurlaro.
Il fondo manoscritti comprende 214 codici la cui importanza "non è limitata a particolari epoche o ambienti circoscritti. Interessano il meridione e il settentrione d'Italia, la storia del sacro romano impero e la storia della chiesa, le scienze fisiche e l'astronomia, la letteratura latina, greca, italiana e vernacola, il diritto, la filosofia, la geologia, l'agricoltura, l'araldica, la storia dell'arte. Importante è questo fondo perché ad esso hanno attinto in varie epoche vari studiosi anche stranieri, celebri come il Kehr, Lenormant, Gregorovius".
Vi è qui documentazione di plagi celebri; è dimostrabile come la storia di Brindisi scritta dal Casimiro sia stata ripresa dal Moricino e questi, a sua volta, sia stato plagiato dal Della Monaca. Tra i manoscritti occorre necessariamente far menzione del Codex Diplomaticus Brundusinus, compilato da Annibale de Leo e composto da tre volumi con documenti dal 492 al 1499; quale appendice al Codex si ha il Regestum Diplomatum Brundisinorum, dal Kehr considerato quarto volume dell'opera, miscellanea con indice di 389 documenti dal 492 al 1591. Esso è stato studiato da V.Guerrieri, De Simone, von Pflugk-Harttung, Winkelmann, Niese, Garufi, G.Guerrieri, Coco. Ne sono stati editi, ad oggi, tre volumi, il primo a cura di Gennaro Maria Monti, il secondo di Michela Pastore Doria, il terzo di Angela Frascadore. I manoscritti e le carte in beneventana, studiati da Virginia Brown dell'università di Toronto e da Francis Newton della Dulce University di Durhan (N.C.), USA, paiono indicatori, il riferimento è in particolare ai frammenti homiliarium del secolo XI, in beneventana di tipo barese, recuperati dai registri battesimali ove erano usati come custodia, dell'esistenza di una scuola scrittoria a Brindisi già in questo periodo.
Documento gregoriano (clicca per ingrandire)Fra i codici pergamenacei paiono di rilevante interesse il Decretum Gratiani, redatto fra XIII e XIV secolo; le Postillae super Ysaiam di Alessandro di Hales, attribuibile al XIV secolo, opera mai stampata di cui esistono due soli altri esemplari conservati all'Ambrosiana di Milano e ad Oxford; le Vitae Patrum (scheda), della seconda metà del XIV secolo, con 54 miniature e autoritratto di Lorenzo Monaco. I codici dei secoli XV e XVI, segnalati nell'Iter Italicum di Paul Oskar Kristeller, costituiscono il fondo umanistico più importante della Puglia ove, in genere, vi è ricchezza di codici e documenti medioevali.
La raccolta aveva in origine la tipica fisioniomia dell'erudizione settecentesca conservando l'impronta di chi la costituì, ossia Annibale de Leo, con forte interesse per la storia locale e regionale. Il codice D/2 contiene copie settecentesche non solo di opere a stampa ma anche di manoscritti ora smarriti di Antonio Galateo, originario di Galatone; in esso è inoltre testimonianza della produzione del filosofo aristotelico salentino Francesco Storella. Il codice D/6 è fondamentale per la storiografia brindisina; è infatti il manoscritto originale dell'Epistola Apologetica indirizzata nel 1567 da Giovan Battista Casmiro a difesa di Brindisi, di cui è narrata la storia, a Quinto Mario Corrado, di cui nel ms. D/1 è una raccolta di lettere e nel ms.D/10 la biografia. Il codice A/5, scritto nel 1470 dall'olandese Petrus de Trajecto contiene le lettere apocrife di Falaride; l'A/6, scritto nel 1473 da Gabriel Finalis, è una ricca miscellanea umanistica, gemella del codice 671 della Riccardiana di Firenze, con tre opuscoli rarissimi del sarzanese Antonio Ivani. Essenziali per la comprensione della civiltà giuridica del mezzogiorno sono l'opera di Bartolomeo Chioccarello Magni archivi scripturam pro regali jurisdictioni regni Neapolis, in 18 volumi e l'altra di Gaetano Argento, Consulte giurisdizionali, in 24 volumi; per la storia del pensiero scientifico sono almeno da considerare i manoscritti del matematico Raffaele Rubini. Gli incunaboli, ossia le opere a stampa del XV secolo, comprendono 17 edizioni; il libro di maggior pregio secondo Dennis E. Rhodes direttore della British Library di Londra alla cui ricchissima raccolta mancano 4 dei testi conservati a Brindisi, è il Confessionale Defecerunt, di sant'Antonino arcivescovo di Firenze, stampato in Italia, in un luogo e in una tipografia sconosciuti, nel 1472 di cui si conoscono solo altri 15 esemplari. Raro è anche il De Situ Orbis di Zacharias Lilius stampato a Napoli nel 1496; le Quaestiones de potentia Dei di san Tommaso d'Aquino presentano a margine postille forse a mano di san Lorenzo da Brindisi; il De re militari del Vegetius contiene un ritratto di Leone X e disegni su Alessandro VI ed il duca Valentino. Le edizioni del XVI secolo, con circa 267 unità, comprendono studi antiquari e filologici con opere di Carlo Sigonio, Guillaume du Choul, Huber Goltz, i Manuzio, Nicolò Perotti, gli autori locali come Antonio Galateo, Giovanni Giovine, Girolamo d'Ippolito, Antonio Marinario, Antonio Monetta e Luca Antonio Resta; il diritto e l'amministrazione dello stato con scritti di Franceso Mantica, Andrea de Ysernia, Bartolomeo da Capua e Pierre Rebuffe; i classici italiani, latini e greci. Vito Bozzi ha evidenziato l'importanza delle cinquecentine di contenuto geografico; Rodhes ha segnalato come dell'edizione italiana della Syntaxis linguae grecae di Jean Varen, sia qui conservato l'unico esemplare. Nella De Leo sono conservati i più antichi materiali tipografici brindisini ossia i primi libri qui stampati nel corso del XVII secolo: da Lorenzo Valeri nel 1627, da Tommaso Mazzei nel 1699 e 1700.
Ricca la presenza di legature di pregio; 9 risalgono ai secoli XV-XVI; 25 al secolo XVII; 58 al secolo XVIII; 17 del secolo XIX.
Come ha rilevato Piccarda Quilici, le legature dell'ottocento sono quasi esclusivamente italiane, il che sta a significare che gli acquisti, svolti a livello europeo dal de Leo, si sono poi orientati essenzialmente al mercato nazionale e più propriamente centromeridionale. Fra le legature d'Oltralpe vi sono testimonianze della produzione olandese del XVII-XVIII secolo; fiamminga con una legatura dell'officina di Anversa del Plantin, forse del 1607; tedesca, in pelle di scrofa impressa a secco, con decorazioni a rullo, di argomento biblico o mitologico fra cui è da segnalare quella, forse eseguita a Praga, sul finire del XVI secolo; francese, di Lione e Parigi, fra cui ha rilievo quella secentesca con le armi di Luigi XIV (1638-1715); quelle italiane risultano commissionate anche da arcivescovi di Brindisi quali Dionisio O' Driscoll (1640-50) e Giovan Battista Rivellini (1778-95), o nati a Brindisi come Domenico Guadalupi (1811-78). Non mancano due medine, cosiddette perchè provenienti dalla biblioteca del duca di Medina de Las Torres, vicerè di Napoli (1637-1644). Fra le legature pugliesi del Settecento ve ne sono di orientaleggianti secondo la moda allora imperante delle persianerie e delle indianerie. Nel complesso le legatorie pugliesi paiono orientate verso una produzione corrente priva di grosse pretese artistiche.
L'Archivio Capitolare è ricco di circa 400 pergamene e di oltre 10.000 documenti che risalgono al secolo XI.
Annessa alla biblioteca è una fototeca, avviata nel 1969 ad iniziativa del colonnello Federico Briamo col dono di circa 4.000 foto
Il 20 ottobre 1999 la Biblioteca è stata riconosciuta dalla CEI, Ufficio Centrale per i BB.CC., quale istituzione culturale laico-ecclesiale tra le più antiche del Meridione ed, in assoluto, la più antica del Salento e di tutta quanta Terra d'Otranto.

Codice Vitae Patrum
Codice miniato di Bartolomeo da San Concordio
Codice Decretum Gratiani

Link: sito ufficiale della Fondazione Biblioteca Arcivescovile "A. De Leo"
Video: La Biblioteca Arcivescovile "A.De Leo" e i Codici Miniati ("Terra dei Due Mari" - TeleRama)

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