Persone e personaggi - FILUMENA PEA PEA
Ho conosciuto,da
bambina, Filumena Pea Pea e ne ho sentito raccontare
la vicenda umana dai miei genitori, la riporto
così come mi è stata narrata e
con i particolari che io stessa rammento. Di
questa storia, per alcuni aspetti buffa, vorrei
che si ricordassero gli elementi di solidarietà
umana e di cura che permisero il recupero sociale
di questa persona in un tempo in cui un disabile
era solo oggetto di derisione e di emarginazione.
Fino agli anni 50 e 60, facendo una passeggiata
al corso, non era difficile imbattersi in Filumena
Pea Pea. Era piccola di statura, magra, con
i piedi piatti che le conferivano una inconfondibile
andatura strascicata e ondeggiante. Il volto
era reso grottesco dallo strabismo e da una
dentatura molto approssimativa. Eppure Filumena
era sempre pettinata e agghindata con mollette,
ferretti e fermagli d’ogni genere che
a stento tenevano a freno i suoi capelli che
sembravano fatti di filo di ferro. Una balbuzie
esasperata faceva sì che ingaggiasse
estenuanti lotte con le parole fino a riuscire
a pronunciare la fatidica frase:
- Dammi 100 lire per il gelato!
Solo allora si allontanava contenta col suo
piccolo tesoro. Era sempre pulita e ordinata,
con qualche punta di civetteria nell’indossare
sgargianti collane di vetro colorato per le
quali andava pazza. Mia madre ricordava che,per
il suo matrimonio, indossò una collana
di false perle prestatele proprio da Filumena
Pea Pea la quale ricevette in cambio una collanina
di vetro veneziano: unico oggetto che mia madre
poté acquistare in viaggio di nozze.
Filumena
Pea Pea aveva avuto un’infanzia e un’adolescenza
non facili, vissute nella zona dell’ arco
di Sala, nel cuore di san Pietro degli Schiavoni,
in una famiglia poverissima: il padre alcolista,
la madre demente e lei stessa affetta da epilessia
e da un grave ritardo psico-fisico. Ma come
se tutto ciò non bastasse,Filumena visse
anche la tragica esperienza della violenza ad
opera di un energumeno che si approfittò
di lei. Quell’uomo, però, aveva
certamente sottovalutato Filumena che ebbe il
coraggio o semplicemente l’istinto, di
denunciare la violenza ai Carabinieri. La ragazza
riconobbe tra alcune persone il suo violentatore
che fu sottoposto ad un processo ricevendo la
conseguente punizione (fatto veramente straordinario
per quel tempo). Sovente, in preda ad un’agitazione
incontrollata, Filumena narrava l’accaduto,
riferendo che all’uscita dal Tribunale
quell’uomo osò ancora una volta
offenderla sputandola in viso.
E fu a questo punto che la vita di Filumena
subì una svolta decisamente positiva
perché incontrò don Augusto Pizzigallo,
grande temperamento di uomo e di sacerdote,
che la portò nella sua casa affidandola
alle cure delle nipoti. Questa però era
una situazione poco ortodossa per quei tempi
e ben presto il buon prete cercò per
lei un’altra sistemazione altrettanto
decorosa. Filumena fu accolta, in casa di “zia
Dora” una vecchia signora, prozia di mio
padre. Questa donna con pazienza e fermezza,
riuscì a rendere Filomena un essere umano,
giacché i suoi comportamenti fino ad
allora erano stati più simili a quelli
di una bestiola selvatica. Le insegnò
ad aver cura della propria persona, a lavarsi,
pettinarsi e poi la abituò a svolgere
semplici faccende domestiche. Filomena diventò
la beniamina di via Barletta, strada nella quale
abitava anche la famiglia di mia madre. Nelle
sere d’estate, seduta davanti alla porta
di casa era lei il giullare che manteneva allegro
il vicinato con esilaranti duetti con la sua
benefattrice che ogni tanto, per tenerla buona,
la minacciava bonariamente di riferire a “Papa
Augusto” le sue marachelle. Allora lei
si rinchiudeva nel gabinetto e, per esorcizzare
la paura di qualche punizione, urlava a squarciagola
“Papa Augustu è muertu, Papa
Augustu è muertu”.
Negli anni
successivi, la provvidenza continuò a
prendersi cura di Filomena. Don Augusto Pizzigallo
la riportò in casa sua continuando ad
assicurarle, attraverso le sue nipoti, una serena
e decorosa vecchiaia conclusasi in una casa
di riposo curata ed amata da tutti.
Lucia Tramonte
Nota pubblicata
sul settimanale Free Brindisi.
|