Il
libro raccoglie in maniera complessiva i dati
scaturiti dallo studio delle anfore commerciali
di tipo vinario ed oleario, prodotte in età
tardorepubblicana nell'insediamento artigianale
di Apani, il più antico dei contesti
produttivi nell'agro brindisino, segnalato sul
finire dell'ottocento dall'arcidiacono Giovanni
Tarantini e scoperto, nella metà degli
anni sessanta del secolo scorso, da Benita Sciarra.
Il lavoro sistematico ed analitico svolto su
un campione ampio ed omogeneo di materiale proveniente
da un unico ambito produttivo è stato
impostato per la prima volta, con la guida di
Daniele Manacorda, in occasione della tesi di
laurea dell'autrice, raggiungendo l'obiettivo
dell’individuazione tipologica delle anfore
di Apani - riferimento essenziale per la complessiva
produzione anforaria brindisina - attraverso
la definizione del repertorio morfologico e
l'edizione di un catalogo onomastico, ricavato
sulla base dello studio delle migliaia di bolli
impressi sulle anse dei contenitori. Il corpus
epigrafico costituisce la parte centrale del
libro; in esso confluisce lo studio complessivo
e la sintesi finale della schedatura di circa
2000 bolli anforari, tutti attribuibili al sito
produttivo di Apani. Il catalogo è suddiviso
per schede onomastiche, ordinate alfabeticamente,
riferibili a 67 nomi, di cui 64 nomi personali
- 19 gentilizi e 45 nomi servili - e 3 nomi
di officine. Il corpus è preceduto da
due capitoli, il primo, introduttivo, riassume
la storia del sito di Apani ripercorrendo le
tappe fondamentali a partire dalla sua scoperta,
alla pubblicazione nel IX volume del CIL della
prima raccolta di anse con bollo, allo scavo
degli impianti produttivi, alle pioneristiche
edizioni del materiale anforario sino ai contributi
più recenti. Segue il capitolo dedicato
agli aspetti tipologici e alle relazioni che
legano i dati morfologici dei contenitori con
quelli epigrafici nell’ambito delle due
grandi produzioni finora individuate sul sito,
identificate nella più antica “aniniana”,
attiva già a partire dalla seconda metà
del II secolo a.C., e alla “vehiliana”,
operante fino alla metà del secolo successivo.
Un terzo capitolo riguarda la diffusione delle
anfore di Apani, ricostruibile grazie ai riscontri
tipologici, ma soprattutto epigrafici, dei bolli
documentati nei siti dove questi contenitori
circolavano e l'olio ed il vino trasportato
veniva consumato. Il quadro della diffusione
mostra una relativa documentazione in Gallia,
Spagna, Portogallo, a fronte di una maggiore
ricezione da parte dell’area del Mediterraneo
orientale, da dove proviene il maggior numero
di attestazioni: le anfore di Apani sono presenti
in Albania, a Creta, nel vicino Oriente, in
Israele, e in maniera assai consistente, in
Egitto. Questi dati vengono proposti con la
prudenza metodologica necessaria, dovuta alla
significativa disomogeneità nell’ambito
delle pubblicazioni relative alle varie aree
geografiche. Il capitolo finale ricostruisce,
con minore approssimazione rispetto alla letteratura
precedente, gli ambiti cronologici delle varie
produzioni di Apani, incrociando informazioni
ricavabili dalle tipologie, dall’apparato
epigrafico e dalla circolazione di questi contenitori
nei mercati del Mediterraneo.
INDICE
PREMESSE di Daniele Manacorda e Marina Silvestrini
INTRODUZIONE
La storia del sito di Apani
CAPITOLO I
Le anfore di Apani: aspetti tipologici ed epigrafici
Le anfore di produzione aniniana
Le anfore di produzione vehiliana
CAPITOLO II
Il corpus epigrafico delle anfore di Apani
Premessa metodologica
Catalogo
CAPITOLO III
La diffusione delle anfore di Apani
Tabelle
CAPITOLO IV
Osservazioni conclusive ed inquadramento cronologico
delle anfore di Apani
POSTFAZIONE di Clementina Panella
BIBLIOGRAFIA
AUTRICE
Paola Palazzo è nata a Brindisi nel 1961.
Si è laureata in Archeologia all'Università
degli Studi di Siena dove ha discusso una tesi
sugli aspetti tipologici ed epigrafici delle
anfore brindisine del sito produttivo di Apani.
Ha conseguito il dottorato in Storia Antica
presso l'Università degli Studi di Bari
con un progetto finalizzato all'edizione complessiva
del corpus epigrafico delle anfore di Apani.
È stata titolare di assegno di ricerca
presso l'Università della Tuscia a Viterbo,
con un programma di studi sulla topografia del
Celio, a Roma, con particolare approfondimento
su alcuni dei principali complessi archeologici
che sorgono sul colle: la Basilica Hilariana,
Santo Stefano Rotondo, la Biblioteca di Agapito
e le Case romane sotto la Basilica dei SS. Giovanni
e Paolo. Svolge la professione di archeologa
e collabora dal 1987 con la Soprintendenza Speciale
per i Beni Archeologici di Roma nell'ambito
di progetti di valorizzazione e di indagini
preventive in contesti urbani; con la Soprintendenza
per i Beni Archeologici della Puglia ha diretto
indagini nel centro storico di Brindisi; con
la Soprintendenza di Trapani ha condotto scavi
nel parco archeologico di Capo Boeo a Marsala;
inoltre, ha scavato in molti siti antichi in
Italia e all’estero e ha collaborato all’allestimento
di musei e mostre. I suoi interessi scientifici
sono rivolti ai vari aspetti della produzione
ceramica, in particolare delle anfore e allo
studio topografico dei siti archeologici indagati.
Le sue ricerche partono sempre dal lavoro sul
campo e approdano puntualmente alla comunicazione
dei risultati raggiunti in sedi congressuali
e editoriali. È autrice e curatrice di
numerose pubblicazioni edite in riviste scientifiche
e lavori collettanei.