“In
un mondo di nuovi linguaggi/i nostri sogni cercano
propri artigli/per non lasciarsi strappare la
voce”
Geltrude Antonazzo, pag.26
"Si ammazza
(a Firenze, novembre 2011) perché all'assassino
non piace la pelle scura della vittima, si incendiano
i campi Rom (Torino, novembre 2011) perché
una ragazzina dice una bugia, si picchia un
vecchio Rom per strada chissà per quale
motivo. L'Italia scopre sempre più anche
un volto razzista e xenofobo. Apriamo gli occhi,
non siamo tutti "brava gente" ma anche
nazisti e fascisti "dentro", oltre
che lacché e mafiosi, prepotenti con
i deboli e vigliacchi con i forti (non si muove
un dito contro la politica, la finanza, le lobbies,
le Multinazionali, che ci hanno ridotto sull'orlo
del baratro). Per emendarci dobbiamo riconoscerci
anche in queste vesti, di meschini e vigliacchi.
Gli intellettuali non possono stare a guardare
e i poeti non possono soltanto cantare gli spasimi
dei bei capei biondi o tutto quel ciarpame che
fa rima con cuore amore e dolore.
Non se ne può più dell'ipocrisia
della poesia rampante e vincente, la poesia
perfettina, i petits rien dei quali si vanno
infarcendo libri, riviste, rubriche televisive
e radiofoniche, librerie, edicole, siti web.
Non se ne può più di una poesia
crudele, che gode per se stessa, soffre per
se stessa, se la canta e se la dice e nessuno
l'ascolta.
Vogliamo una poesia per la gente. Per questo
abbiamo ideato questo libricino di 72 pagine,
fresco di stampa, che contiene il contributo
di una cinquantina di poeti che hanno dedicato
i loro versi anche alle brutture (finalmente)
e non alle bellezze melense di questa decrepita
e irritante civiltà dell'egoismo e del
sogno edonistico che non vuole morire, nonostante
il disastro che sta sotto gli occhi di tutti.
Vogliamo una poesia vera, che parla di cose
che stanno al mondo, non il prodotto di masturbazioni
estetizzate.
‘Ai propilei del
cuore’ è il titolo-messaggio di
una poesia di Arnold de Vos […] ed ecco
il libro […] certamente alla ricerca dell'umano
- e noi abbiamo bisogno di umanismo e di verità,
per vivere insieme, prima che di letteratura
o di <letterarietà>” (lib.
tratto da una mail di G. Lucini)