Brindisini illustri - RUGGERO FLORES
RUGGERO
FLORES, LA CONTROVERSA FIGURA DEL TEMPLARE DIVENUTO
CORSATO
Tra
i numerosi Templari di Terra di Puglia spicca
su tutti la figura controversa e per alcuni
versi scomoda, del grande personaggio di origini
brindisine Ruggero Flores,
o più probabilmente Ruggero da
Flor.
La sua è stata una personalità
complessa, caratterizzate da notizie biografiche
il più delle volte contraddittore: se
da una parte è definito “un valoroso
cavaliere che difende con ardimento gli insediamenti
cristiani dalle orde saracene”, da altri
invece è raccontato come “un uomo
senza scrupoli, un vero pirata, che con le sue
scriteriate azioni getta disonore sui Templari”,
di certo è stato un grande avventuriero
che ha combattuto con audacia a servizio di
Angioini, Aragonesi e Bizantini.
Ruggero nacque
a Brindisi tra il 1266 ed il 1267, ultimogenito
di una nobildonna brindisina, probabilmente
appartenente alla nota famiglia dei Ripalta,
e del nobile tedesco Riccardo Blum
(o Blumen), falconiere dell’imperatore
svevo Federico II, che volle latinizzare - secondo
le usanze del tempo - il proprio nome in Flores
o Flor. Il padre rimase ucciso nel 1268 durante
la battaglia contro le truppe guelfe angioine,
e a seguito di questa sconfitta i suoi beni
vennero interamente confiscati, lasciando la
famiglia del piccolo Ruggero ridotta in miseria.
La loro casa era nei pressi del porto, all’epoca
meta e base di numerose squadre navali templari
e ospitaliere, e proprio qui che il ragazzino
fu notato dal comandante di una nave dell’Ordine,
il frate francese Vassayl,
che era in città per passare l’inverno
e stivare la propria nave e farla riarmare.
Aveva solo otto anni ed era solito salire sulle
galee e conversare con i marinai: probabilmente
la sua vivacità, l’intelligenza
e la grande capacità di apprendimento
convinsero il “buon frate”, in deroga
a quanto prescritto dalla Regola, a chiedere
alla madre di affidargli il piccolo Ruggero
promettendole che “avrebbe fatto il possibile
affinché diventasse un buon templare.
Lei, vedendo che era un valentuomo, glielo affidò
volentieri”. Decisione necessaria considerate
le condizioni di miseria in cui versava la famiglia.
Ruggero Flores in due
dipinti spagnoli
L’astuzia,
la spiccata determinazione e la perseveranza
fecero del ragazzo, in pochi anni, un ottimo
marinaio: quindicenne venne considerato uno
dei migliori mozzi della flotta e cinque anni
dopo, quando prese il manto di frate-converso,
un eccellente esperto nella teoria e nella navigazione
dell’intera marineria. Poco dopo ottenne
anche il comando del Falcone del Tempio,
la più bella e moderna nave della flotta
templare acquistata dai genovesi ed utilizzata
poi per il commercio con le regioni mediterranee
e il trasporto di pellegrini da e per la Terrasanta,
riempiendo di oro le casse del Tempio. Su questa
rotta si distinse nel 1291 quando riuscì
a trarre in salvo molti cristiani in fuga da
San Giovanni d’Acri, l'attuale Akko in
Israele, all’epoca assediata dai Mamelucchi,
trasportando a Mont-Pélerin “donne
e ragazze, con grandi tesori, e molte persone
per bene […] e con tale viaggio
realizzò enormi guadagni”.
Tali profitti furono però la causa della
sua espulsione dall’Ordine Templare, infatti
venne accusato dai suoi nemici di aver tenuto
per sé una parte cospicua delle somme
incassate anziché versarle interamente
all’Ordine. Riuscì a sfuggire alla
cattura decretata dal Gran Maestro Jacques
de Molay, recandosi prima a Marsiglia
per disarmare la sua nave, poi a Genova dove
trovò in prestito il denaro sufficiente
per allestire la galea Olivetta,
e con questa raggiunse Messina, dove si mise
subito al servizio degli Aragonesi per combattere
gli Angioini, gli acerrimi nemici che avevano
causato la sventura della sua famiglia.
Dipinto della galea Olivetta
capitanata da Ruggero Flores
“Muore
così il templare e nasce il pirata; non
muore però la voglia di combattere una
guerra giusta, anche se dietro pagamento”
scrive lo storico Enzo Valentino, autore di
importanti testi sull’epopea templare,
spiegando la trasformazione di “Rogerius
da Brundusio” da strenuo difensore della
causa e degli gli insediamenti cristiani, a
mercenario e capitano di ventura.
Dalla Sicilia Ruggero “iniziò così
un lungo periodo di pirateria nel Mediterraneo,
durante il quale non mancarono le azioni navali
di grande importanza”, come la liberazione
di Messina dall’assedio della flotta angioina,
distinguendosi anche qui per le sue capacità
di condottiero, tanto da essere elevato dal
Federico d’Aragona a vice-governatore
di Sicilia. Con la pace tra Aragonesi ed Angioini,
temendo di essere sacrificato ai francesi, decise
di mettersi a disposizione dell’imperatore
bizantino Andronico II Paleologo
insieme alla famosa e temutissima Compagnia
Catalana detta degli Almogàveri,
da lui fondata e costituita da alcune migliaia
di mercenari catalano-aragonesi. Con questi
fedeli soldati di fanteria, altamente addestrati
e abilissimi nell’uso delle armi da lancio
come i giavellotti, si riuscì a sconfiggere
e fermare l'invasione dei Turchi Selgiuchidi
nell’Asia Minore. In pochi anni, tra cruente
battaglie sul campo e nei mari, intervallate
da scorrerie ed incursioni, Ruggero Flores accumula
una notevole fortuna che gli permise di contare
su un vero e proprio esercito ben equipaggiato,
composto da quasi quattromila soldati, e su
una buona flottiglia di gelee; a ricompensa
per i servizi prestati all'Impero, Andronico
gli riconobbe il titolo di “megaduca”
dell’impero e successivamente il riconoscimento
di “cesare”, l’importante
nomina di competenza imperiale. Gli fu inoltre
concessa la mano della principessa Maria,
figlia dello zar bulgaro e nipote dello stesso
imperatore bizantino.
J. Moreno Carbonero (1888),
Ruggero de Flor entra in Costantinopoli alla
testa dei suoi Almugavari cinquemila fanti e
milleduecento cavalieri, nel 1302, saluta l'imperatore
Andronico
Ma le gelosie
e l’invidia per tanto successo e potere
condussero il figlio dell’imperatore,
Michele IX Paleologo, ad organizzare
un banchetto ad Adrianopoli, durante il quale
il condottiero brindisino venne pugnalato a
tradimento ed ucciso nell’aprile del 1305,
all’età di 39 anni, insieme a molti
uomini della sua scorta. Si salvarono in pochi,
tra loro il suo luogotenente e uomo di fiducia,
Berengario d’Enteça,
che per rappresaglia sconfisse duramente Michele
e mise a ferro e fuoco i territori bizantini
nella cosiddetta "vendetta catalana".
Rappresentazione dell'assassinio
di Ruggero Flores a Adrianopoli
La vita dell’ex
templare è stata raccontata da un suo
compagno d’avventura, Ramon Muntaner,
secondo molti studiosi da questa “Cronaca”
si evince un ritratto probabilmente arricchito
di una sorta di “coloritura fantastica
e leggendaria” del personaggio. In Spagna
le gesta di Ruggero Flores sono state rappresentate
in un’opera lirica in tre atti di Ruperto
Chapí su libretto di Mariano
Capdepón, portata in scena la
prima volta nel Teatro Reale di Madrid nel gennaio
del 1878, dove ad impersonare il condottiero
brindisino fu scelto il noto tenore italiano
Enrico Tamberlick. La sua storia
è stata narrata dai più importanti
medievalisti italiani ed internazionali, e le
sue imprese hanno ispirato i romanzi storici
di successo a firma di Azar Rudif
e di Kostas Kyriazis.
Brindisi, sua città natale, gli ha dedicato
una strada del rione Casale.
Manifesto dell'opera
dedicata a Ruggero Flores e le copertine dei
libri di A. Rudif e Kostas Kyriazis
Testo di Giovanni
Membola
Pubblicato sul settimanale
"Il 7 Magazine" del 03/05/2019
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