Monumenti
L'ABBAZIA DI SANTA
MARIA DI PARVO PONTE
L’importante chiesa romanica e l’annesso
monastero furono realizzati nel XII secolo con i finanziamenti
dell’ammiraglio Margarito da Brindisi nei pressi
di Porta Lecce
Una straordinaria
pala d’altare, un antico crocifisso ligneo e una
poderosa colonna in granito. E’ ciò che
rimane del complesso abbaziale di Santa Maria
de Parvo Ponte, fondato “ex populi
devotione” con le generose donazioni elargite
dall’ammiraglio normanno e “arcipirata”
Margarito da Brindisi. La grande chiesa
in stile romanico con annesso monastero era situata
poco fuori le mura urbiche meridionali della città,
tra Porta Lecce e quello che era chiamato Ponte Piccolo,
il viadotto che serviva per attraversare la foce del
canale Palmarini-Patri, detto tuttora “Canalicchio”,
all’epoca molto più ampio e ricco di acque.
L’ubicazione precisa non è mai stata confermata,
ma alcuni elementi indicano la possibile posizione del
complesso sul lato desto, di chi giunge in città,
dell’attuale via Prov.le per Lecce, poco prima
del rondò che ha sostituito il passaggio livello
della linea ferroviaria di Brindisi Marittima. La sua
costruzione terminò presumibilmente nei primi
anni dell’ultimo decennio del XII secolo, lo conferma
un importante documento datato 4 febbraio 1195 a firma
del pontefice Celestino III, nel quale
il Papa “assicurò al grande ammiraglio
che il complesso sarebbe stato esente da qualunque giurisdizione
e immediatamente soggetto alla Santa Sede cui doveva
annualmente un'oncia” (G. Carito). L’edificio
è anche citato anche in un importante atto risalente
al 1224.
Margarito, o Margarites,
l’audace uomo d’armi e di mare, uno dei
personaggi di spicco nella storia brindisina vissuto
durante l’ultimo periodo di dominazione normanna,
donò alla Chiesa di Brindisi anche gli altri
due edifici sacri da lui voluti e finanziati: Santa
Margherita, che ha dato il nome all’odierna via
nei pressi del Calvario, e San Demetrio, situata su
vico Seminario, proprio alle spalle di quello che oggi
è il Palazzo del Seminario, entrambe sottoposte
al convento principale. Nelle tre chiese si insediarono
un nutrito gruppo di ecclesiastici seguaci di San Agostino,
appartenenti all’Ordine dei Canonici regolari
Premostratensi, tutti provenienti dalla
congregazione di Barletta, dove era il primo insediamento
italiano dell’ordine canonicale di diritto pontificio
fondato da san Norberto nel Natale del 1121. Ai frati
“norbertini”, detti anche “canonici
bianchi” per il loro abito di lana completamente
bianco, con cintura, cappa e cappuccio, in obbedienza
al loro servizio liturgico di ministero sacerdotale
tra il popolo,era affidata l’educazione dei bambini
poveri della città, un raro esempio in quei tempi.
Alla base del loro sistema di vita vi erano la rinuncia
ai beni,il ritiro nella preghiera e nelle liturgie corali,
l'ascesi e il silenzio, in rispetto ai dettami della
Regola agostiniana.
-
Frati dell'Ordine dei Canonici
regolari Premostratensi
L’orientamento
filo imperiale dell’Ordine, che ebbe a Brindisi
una delle sue poche case italiane, è uno dei
motivi che portarono al saccheggio dell’abbazia
avvenuto nel 1198, quando una “composita comitiva”
di oltre una trentina di seguaci dell’ammiraglio,
composta da canonici della cattedrale, dai catepani
(comandanti militari e funzionari amministrativi e giudiziari
locali), dal giudice della comunità dei ravellesi
e scalesi e dal giudice Isacco coi suoi figli, assaltò
la chiesa per cercare di affermare “il proprio
predominio in città con azioni di forza su luoghi
di grande valore simbolico” durante il vuoto
politico causato dalla repentina morte di Enrico
VI, il sovrano che aveva catturato e fatto
imprigionare proprio Margarito.
Il grande complesso
monastico di Santa Maria de Parvo Ponte fu per la gran
parte demolito intorno al 1777 durante i lavori per
il colmamento delle paludi che insistevano su quell’area,
opere che rientravano nella bonifica generale del porto.
Rimase a segnare il luogo dove sorgeva solo una piccola
cappella, detta del Dolce Canto “fuora
le mura di questa città”, presenza
attestata ancora nel 1752 e 1762, poi distrutta definitivamente
verso la fine del XIX secolo.
Dalla chiesa di Santa
Maria del Ponte provengono il bellissimo polittico della
Madonna del Dolce Canto (quadro composto
da più tavole unite da un’unica cornice)
e il Crocifisso ligneo, trasferiti
verso la fine del Settecento nella chiesa di Santa Lucia
dove ancor’oggi si possono ammirare. Il dipinto
della Madonna venne ritenuto miracoloso dopo un episodio
di guarigione di una donna brindisina avvenuto nel marzo
del 1725, da allora fu istituita la festa della Beata
Vergine Maria del Dolce Canto, solennizzata ogni anno
il 20 di aprile. La rappresentazione pittorica è
composta da sei pannelli di legno, ed è stata
restaurata nel 2008 da Chiara Sasso
grazie all’apporto finanziario delle sorelle Tina
e Lucia Mitrotta; il dipinto centrale in tela
di lino, risalente al XVI secolo, proviene da uno molto
più esteso per dimensione e vede la Vergine con
il Bambino con due angeli che la incoronano, ai due
lati in basso San Pelino e San Leucio, vescovi e patroni
dell’arcidiocesi, in alto ai due lati la Vergine
el’arcangelo Gabriele, e in basso al centro Gesù
sollevato dal sepolcro da angeli. Tardo cinquecentesco
anche il grande Crocifisso ligneo, completamente ridipinto,
che per tanti anni è stato alle spalle dell’altare
principale e dopo gli ultimi restauri è stato,
giustamente, spostato nella navata laterale.
Brindisi, Chiesa di Santa Lucia.
Polittico della Madonna del Dolce Canto
Da Santa Maria del
Ponte giunse anche la pisside in argento dorato,
databile al sec. XV, oggi conservata nella chiesa della
S.S. Annunziata in Mesagne. Alla sua base del vaso,
utilizzato per conservare le ostie consacrate e distribuirle
ai fedeli, vi sono due scudi con incisione: sul primo
è l'immagine della Madonna a mezzo busto e il
ponte, sull'altro l'arma della città costituita
dalle due colonne. Pare possibile che quest'arredo liturgico
sia stato donato alla chiesa brindisina dai sovrani
aragonesi.
-
(Sx) Brindisi, Chiesa di Santa
Lucia. Crocifisso ligneo - (dx) Mesagne, chiesa SS:Annunziata.
Pissine in argento
Potrebbe provenire
dall’antica abbazia anche la colonna in
granito di età romana, conservata per
una lunghezza di m. 2.75 del diametro di circa 60 cm,
ritrovata durante i lavori di sistemazione del Lungomare
Regina Margherita nel 2012. Faceva parte del materiale
di riempimento e livellamento della banchina durante
i lavori eseguiti nei primi decenni del secolo scorso.
Il contesto di rinvenimento sembrerebbe confermare quanto
documentato nel 1886 da Ferrando Ascoli ne “La
storia di Brindisi scritta da un marinaio”,
dove riferisce che “sulla strada della marina
e di fronte al palazzo di Spiridione Cocotò
(oggi Palazzo Ina, ndr) giace negletta e abbandonata
una colonna, la quale vuolsi appartenesse alla chiesa
della Madonna del Ponte”. Attualmente la
colonna si trova all'interno della Casa del Turista
ed è stata, finalmente, liberata del tessuto
che la proteggeva dopo il rinvenimento. L’imponente
dimensione della colonna lascia presagire la grandiosità
della chiesa di stile romanico, di cui, purtroppo, non
ci è giunta neanche una litografia.
Casa del Turista (lungomare Regina
MArgherita), colonna in granito di età romana
Una possibile similitudine
costruttiva si potrebbe applicare con il complesso abbaziale
dedicato a Sant'Antimo, a Montalcino (Siena), l’eccezionale
edificio sacro realizzato nella tradizione costruttiva
dell’arte romanica dei padri Premostratensi meglio
conservato in Italia.
Montalcino
(SI). Abbazia di Sant'Antimo, navata centrale
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 159 del 7/8/2020
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