Monumenti - CONVENTO DI
SANTA TERESA (sede dell'Archivio di Stato)
Ex Convento dei Carmelitani Scalzi,
oggi sede dell'Archivio di Stato.
L'antico convento fondato
dai Carmelitani Scalzi nel XVII secolo,
adiacente la chiesa di Santa Teresa,
è l'attuale sede dell'Archivio di Stato
di Brindisi.
L'edificazione dell'intero complesso religioso, permessa
grazie alle donazioni elargite nel 1671 dal sacerdote
brindisino Francesco Monetta, fu avviata
probabilmente sotto la direzione di Giuseppe
Zimbalo e doveva rendere all'ordine una struttura
in conci regolari di carparo con chiari riferimenti
all'architettura barocca di tipo leccese, sia per il
convento che per la chiesa.
I frati carmelitani per la realizzazione del complesso
religioso scelsero uno dei luoghi più interessanti
della città per posizione geografica e salubrità
dell'aria
Fu completata dapprima la chiesa, benedetta nel marzo
del 1697 ed intitolata a San Gioacchino, quindi il convento,
dedicato ai Santi Gioacchino ed Andrea e caratterizzato
da un ampio chiostro.
Qui i padri Carmelitani Scalzi di Santa Teresa vissero
e pregarono sino al 1807, quando Giuseppe Napoleone
emanò la legge che sopprimeva alcune corporazioni
religiose, che con decreto del 1809 incluse anche l'ordine
dei Carmelitani. Il convento divenne così sede
della Sottintendenza e alcuni degli
alloggi furono ospitati i soldati Genio Militare
e gli operai impegnati nei lavori nel porto.
L'edifico riprese la sua funzione religiosa solo nel
1820, dopo la cacciata dei francesi e i Concordati con
la Santa Sede, non prima dei necessari e sostanziali
interventi di restauro ai locali lasciati in pessime
condizioni. Ma i Carmelitani Scalzi non ripresero subito
il possesso dell'edificio, lo riuscirono ad occupare
solo nel 1822 dopo lunghe dispute per alcuni locali-magazzino.
Alcune fonti riportano l'utilizzo dell'edificio negli
anni 1820-21 anche come luogo di incontro della setta
carbonica della Concordia.
I padri carmelitani furono definitivamente allontanati
dal convento il 29 novembre del 1863 con il provvedimento
di soppressione dell'ordine ecclesiastico. Gli ultimi
cinque frati trovarono ospitalità in alcune famiglie
nobili sino al 5 dicembre, quando lasciarono dalla città.
La struttura passò alle competenze del Ministero
della Guerra (poi della Difesa) che ne dispose
l'utilizzo come caserma militare in maniera continuativa
sino al 1962. Alcuni locali furono adibiti dal Comune
a scuole elementari femminili sino al 1881, che per
tale utilizzo pagava un fitto nonostante l'utilizzo
per pubblica utilità.
Veduta del chiostro lato nord-est
e- la caserma Manthonè negli anni '60 (Archivio
Storico della Provincia di Brindisi)
Nell'intento di adeguarlo
alla nuova destinazione, negli ultimi anni del XIX secolo
l'intero complesso subì sostanziali modifiche:
il porticato del chiostro fu murato per ottenere nuovi
locali (foto a lato - 1970)
che, insieme alle stanze del pianterreno, furono utilizzati
come dormitori per i soldati; l'ingresso originario
del convento che si affacciava sul sagrato della chiesa
fu chiuso e spostato sul lato ovest dell'edificio, prospiciente
la piazza dov'è attualmente ubicato, questa nuova
apertura ad arco fu realizzata con ampia luce
in maniera da consentire l'accesso comodo e funzionale
ai militari e ai mezzi. L'antica porta rettangolare
(poi murata) era sovrastata da un oculo ovale
che portava luce diurna all'androne d'ingresso, utilizzato
come tale anche con il nuovo ingresso, e da una finestra
superiore decentrata avente quattro balaustrini
di tipico gusto barocco.
Nel 1906 la caserma fu intitolata a Gabriele
Manthonè, martire della repubblica partenopea
decapitato nel 1799. Il 16 febbraio 1962 venne dismessa
e resa disponibile per altri usi, passando per competenza
dal Ministero della Difesa al Ministero delle Finanze.
Dalla possibilità di essere locato, venduto o
riutilizzato, dell'ex convento non se ne fece nulla
per circa trent'anni, fu lasciato nel totale abbandono
raggiungendo uno stato di forte e pericoloso degrado,
tanto che ne fu proposto persino l'abbattimento e il
riutilizzo dell'area come zona edificabile.
Siamo negli anni '60, periodo tristemente famoso per
demolizioni scellerate (Torre dell'Orologio e Teatro
Verdi) e per scempi edilizi.
L'intervento deciso e determinante dell'ing. Nerina
Vivarelli Scarascia, in qualità di ispettore
onorario della Soprintendenza ai monumenti, blocca ogni
progetto distruttivo e ne richiede l'interesse storico
ed artistico. Nel 1978 è la direttrice dell'Archivio
di Stato di Brindisi, Vittoria Quarta Cerulo,
a inoltrare la richiesta di utilizzo dell'ex convento
dei carmelitani come sede dell'istituzione. Il primo
passo in tal senso fu l'assegnazione nel 1981 al Ministero
dei Beni Culturali ed Ambientali quindi, dopo lunghi
anni di lavori per il restauro, nel 1990 prese avvio
il trasferimento dell'Archivio di Stato di Brindisi
presso questa nuova e prestigiosa costruzione.
Nonostante le diverse destinazioni
d'uso e i tanti lavori che lo hanno interessato, il
convento ha mantenuto la pianta quadrata ed i volumi
originali voluti dai carmelitani, che coprono una superficie
di circa duemila metri quadrati sviluppati intorno al
chiostro, ovvero con tipologia a corte,
su due piani e senza cornice marcapiano, dall'aspetto
essenziale e senza particolari orpelli ornamentali tipici
dell'architettura barocca.
Le facciate esterne esibiscono ampie finestre elevate
rispetto al piano terra e al piano superiore le finestre
corrispondenti alle celle dei frati. Poco sotto la cornice
perimetrale è presente una dentellatura.
Al piano terra, perimetralmente all'ampio quadriportico
ed al cortile del chiostro, vi sono i locali più
ampi, utilizzati in passato dai frati come ambienti
separati dalla clausura: magazzini, cucina, cantina
e per l'accoglienza; oggi sono luoghi adibiti a sale
mostre e riunioni, laboratorio e depositi.
Al centro del chiostro vi è un pozzo
utilizzato in passato come cisterna di acqua piovana.
Il portico è avanzato sui tre lati dell'edificio
(a sud il porticato poggia sul muro lateralmente alla
chiesa) ed è caratterizzato da otto ampie colonne
per lato a forma ottagonale in pietra di carparo; le
campate hanno volte a crociera con chiave pendente
decorativa.
Due gli ingressi al piano superiore: sulla scalinata
dell'accesso a nord è presente l'emblema
dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi come chiave di volta
della rampa, l'altro ingresso (a est) è quello
attualmente utilizzato come principale.
Nei tre corridoi del piano superiore
vi sono quelle che sono state le cellette
dei religiosi, oggi destinate ad uffici, mentre la camera
più ampia, probabilmente adibita ad oratorio
e biblioteca, è attualmente utilizzata come sala
studio. Questi locali si affacciano nel chiostro dall'ampio
terrazzo sovrastante il porticato.
Scalone dell’ingresso principale,
corridoio e sala studio dell’Archivio di Stato
di Brindisi (ph. Archivio di Stato)
L'interessante attività divulgativa
e culturale dell'Archivio di Stato di Brindisi,
sistematica dal 1984 con mostre documentarie ed incontri
a tema, ha permesso la valorizzazione e la conoscenza
dei preziosi documenti in esso conservati.
Fotogallery
- clicca per ingrandire |
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Prospetto
Esterno |
Emblema dei
Carmelitani |
Ingresso
principale |
Antico
ingresso |
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Finestra con
balaustrini |
Quadriportico
e colonne |
Chiostro e lato
della chiesa |
Ingresso del chiostro e chiesa |
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Bibliografia:
» Archivio di Stato
di Brindisi. Il Convento di S.Teresa dei Carmelitani
scalzi, sede dell'Archivio di Stato di Brindisi.
1992
» Min. per i Beni e le Attività Culturali.
Archivio di Stato di Brindisi. 2001
» Giacomo Carito. Brindisi Nuova Guida.
1993
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Documenti
correlati: Scheda
della chiesa di Santa Teresa
Link:
Sito
web dell'Archivio di Stato di Brindisi |
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Ringraziamenti:
Questa scheda è
stata redatta grazie all'ospitalità e alla
disponibilità del personale dell'Archivio
di Stato di Brindisi, in particolare le dott.sse
Maria Ventricelli, Elena Lenzi per la generosa
assistenza e per il materiale fornito. |
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