MONUMENTI
IL CAPANNONE EX
MONTECATINI
(1937)
Definito e riconosciuto
come un raro e pregevole esempio di architettura industriale,
è stato oggetto negli anni di diverse tesi di
laurea e di numerosi progetti di riqualificazione, ma
ad oggi ancora nulla è stato realmente concretizzato.
Si tratta dell’ex Capannone Montecatini,
dislocato lungo la banchina del seno di levante del
porto interno, un impianto facente parte di un più
ampio complesso industriale di cui facevano parte undici
strutture maggiori, dove si articolavano le diverse
fasi di produzione di acido solforico (potenzialità
120mila q.li/anno), di macinazione delle fosforiti (150mila
q.li/anno) e di produzione dei superfosfati (200mila
q.li/anno). I fabbricati, tra loro anche gli uffici
e la centrale elettrica, si sviluppavano nell’area
di Sant’Apollinare parallelamente la banchina
e sull’altura prospiciente la stessa, ed erano
serviti da un raccordo ferroviario e dal molo di scarico.
I lavori per la costruzione dello stabilimento iniziarono
nel 1930 e si completarono dopo circa nove anni seguendo
il progetto dell’ing. Franco Simoncini,
redatto per conto dell'Ufficio tecnico della Società
Anonima Montecatini.
Rilievo del magazzino superfosfati
della ex-Montecatini, veduta assonometrica
(disegno di Anna Turo, prof. G. D'Ardia, Facoltà
di Architettura di Pescara, 1993)
Il capannone ex Montecatini negli
anni '40
Il capannone ex Montecatini negli
anni '70
La fabbrica entrò
in attività il 26 marzo del 1931 con autorizzazione
a firma del commissario prefettizio Mancarella
datata 14 dicembre 1930, contenente la condizione che
tale impianto, durante i processi produttivi relativi
alla cristallizzazione, alla macinazione o alla produzione
di solfato di rame “non produca alcun nocumento
alla salute del vicinato…”, ma già
nell’ottobre del ’31 una commissione sanitaria
venne incaricata di accertare la natura delle emanazioni
provenienti dalla fabbrica, viste le polemiche e le
vivaci proteste sollevate a causa del disturbo causato
dai gas residui delle lavorazioni.
Gli impianti hanno operato ininterrottamente fino al
1991, anno di scadenza della concessione edilizia e
di dismissione dell’intero complesso, che trovandosi
su suolo demaniale, tornò di proprietà
della Capitaneria di Porto prima e dell’Autorità
Portuale dal 1994.
Il capannone ex Montecatini
dall'esterno (2022)
Oggi resta il solo
capannone, struttura destinata originariamente alla
premacinazione e macinazione delle fosforiti e all’immagazzinamento
del superfosfato, uno dei tre macroelementi - oltre
ad azoto e potassio - presenti nei concimi ternari utilizzati
in agricoltura. La particolarità di questo interessante
manufatto, definito anche “Magazzino Super”,
è legata principalmente alla sua struttura realizzata
interamente in legno, così come gli altri 58
stabilimenti per la produzione di fertilizzanti minerali
di proprietà della Montecatini Spa sparsi in
tutta Italia, di questi tre erano in Puglia: Brindisi,
Taranto (città dove erano presenti anche le agenzie
di vendita) e Barletta. La scelta di utilizzare il solo
legno non è nata per caso, il materiale infatti
conferiva una buona resistenza all’azione aggressiva
prodotta dal minerale in lavorazione.
La struttura misurava
originariamente 90 metri di lunghezza, ampliata a 215
nel 1940, per una larghezza di 28 metri, copre complessivamente
una superficie di circa seimila metri quadrati senza
l’uso di pilastri intermedi. L’edificio
si compone di 44 portali in legno massiccio di abete
rosso, a forma di V rovesciata, di altezza massima pari
a 14 metri posti ad un interasse di 5 metri, tra di
loro collegati con arcareggi di sostegno della copertura
rinforzati da appositi controventi detti di “sant’Andrea”.
La gabbia strutturale, ritenuta architettonicamente
“estremamente armonica, quasi basilicare”,
conteneva nella parte superiore un camminamento longitudinale
coperto a falde inclinate, un passaggio sospeso entro
cui si muoveva il nastro trasportatore per i carrelli
di materiale da lavorare. Sul lato ovest la pensilina
è leggermente più sporgente per proteggere
il binario ferroviario che correva lungo il fianco.
Il lato corto a sud della struttura era tamponato da
tavole in legno a cui fu poi aggiunta una scala di sicurezza
in ferro. Il lato corto a nord, oggi aperto, era chiuso
e collegato ad una struttura poi abbattuta nel 1989
insieme agli altri edifici non più utilizzati.
La copertura originale era costituita da pannelli ondulati
in fibrocemento contenente strati di fibre di amianto,
materiale di notevole resistenza meccanica e per questo
largamente usato per decenni nell’edilizia industriale;
le lastre furono poi rimosse per motivi ambientali e
sanitari (pericolosità cancerogena) e sostituite
da un nuovo rivestimento con sistema a “tetto
ventilato”.
il capannone visto da nord nel
porto interno (2010)
L’interessante
struttura è stata per lunghi anni al centro di
un acceso dibattito che da una parte vedeva i sostenitori
della demolizione, motivata dalla pericolosità
della copertura in amianto in più punti rovinata,
per gli alti costi di intervento di conservazione e
per un migliore utilizzo dell’area, e chi invece
ne auspicava la sua salvaguardia visti i valori culturali
e le qualità storico-architettoniche dell’opera.
Nell’aprile del 1997 l’immobile venne sottoposto
a tutela da parte del ministero con dichiarazione di
vincolo monumentale, pertanto la discussione venne spostata
sugli interventi di protezione più opportuni
e soprattutto sulla sua nuova destinazione, in relazione
ad un utilizzo più congruo in rapporto al tessuto
portuale ed urbano. Furono avviati alcuni interventi
utili al recupero di alcune strutture, con specifici
trattamenti conservativi del legno effettuato da ditte
specializzate, infatti oltre dal naturale invecchiamento
del materiale, alcuni elementi lignei risultavano già
fortemente compromessi dagli attacchi fungini, di silofagi
e degradati dall’azione dei sali e degli agenti
atmosferici, come l’umidità e lo spray
marino. Alcuni portali risultavano fuori piombo ed inclinati
verso sud, uno squilibrio causato dall’abbattimento
dell’edifico sul lato nord e dall’intervento
errato di restauro operato nel 1981, tanto che nel 1997
due portali sul lato est collassarono.
il capannone visto dall'interno
(2022)
Negli ultimi trent’anni
i progetti ed i programmi di riqualificazione dell’intera
area e della struttura sono stati molteplici, si è
parlato di realizzare un nuovo terminal passeggeri o
un quartiere fieristico, idee e proposte certamente
non sono mancate, ma concretamente non si è fatto
nulla.
Nel frattempo la struttura ha anche ospitato fiere e
convegni, come il Salone Nautico, la Fiera Mediterranea
e l’Assemblea dell’Anci.
Sembrava particolarmente interessante la proposta della
giunta comunale guidata dal sindaco Consales, d’intesa
con la Triennale di Milano, che prevedeva di realizzare
proprio qui una edizione della celebre esposizione internazionale,
ma il tutto è rimasto sospeso. L’ultima
proposta in ordine di tempo, anch’essa meritevole
d’interesse, riguarda la realizzazione all’interno
dell’ex capannone Montecatini di “un
centro per l’arte contemporanea, un laboratorio
di ricerca che attraverso i linguaggi dell’arte
generi l’immaginario della Brindisi presente e
futura, una città che fa i conti oggi con il
suo passato e le ferite del vecchio modello di sviluppo”:
l’idea è stata esposta sui social nel 2018
dall’assessore Roberto Covolo, ma per conseguire
l’utile intento è necessario però
che anche i vertici dell’Autorità di Sistema
Portuale siano in linea con i programmi dell’amministratore
locale e contestualmente si riescano a trovare i presupposti
finanziari al fine di realizzare la valida iniziativa.
Testo di Giovanni Membola
per il settimanale "Il 7 Magazine" n. 112
del 30/8/2019
Fotogallery (clicca per ingrandire)
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1: Rilievo del magazzino superfosfati della ex-Montecatini,
veduta prospettiva (disegno di Anna Turo, prof.
G. D'Ardia, Facoltà di Architettura di
Pescara, 1993)
2 - 3: Progetto di riqualificazione del magazzino
superfosfati ex-Montecatini. Piante, prospetti,
sezioni e assonometria. (disegno di Giuseppe Ciraci,
prof. G. Radaelli, Politecnico di Milano)
4: Planimetria e ubicazione Impianti
5. Monti di superfosfato depositato nel capannone
negli anni '30
6. Il capannone durante i lavori di sostituzione
del tetto
7. Progetto di riqualificazione RA Consulting
8. Il capannone ex Montecatini
negli anni '70
9: Particolare dei pilastri in legno del magazzino
superfosfati ex-Montecatini
10.Il capannone visto dall'ingresso a sud
11.Il capannone visto dall'ingresso a nord
11.Particolare della copertura e dei sostegni
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