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Chiese

L’ANTICA CHIESA DEI CAPPUCCINI, GIOIELLO D’ARTE E RELIGIONE
L’edificio sacro ha subìto nei secoli numerose modifiche e adattamenti che ne hanno profondamente alterato la struttura originaria, cambiando più volte anche la destinazione d’uso. Ma resta splendido.

"Tutte le chiese e i conventi dei cappuccini avevano come una fisionomia speciale, e chi ne aveva veduto uno ne avrebbe riconosciuto un altro a prima vista", scrisse Alessandro Manzoni nel suo "Fermo e Lucia". Ancora oggi non si hanno grandi difficoltà ad individuare un edificio voluto dai Frati Minori Conventuali, nonostante le tante trasformazioni e le riedificazioni verificatisi nei secoli. Oltre all'autentico stile semplice ed austero, sempre in sintonia con gli ideali del primitivo francescanesimo, a rendere unici questi luoghi speciali è la tipica forma architettonica, con all'interno due sole navate: la principale, funzionale alla liturgia, e una secondaria più piccola, atta a ospitare le cappelle e gli altari laterali.


Chiesa dei Cappuccini, esterno

Rientra nei tradizionali dettami espressamente indicati nelle "Costitutiones" francescane del 1575 anche l'antica chiesetta dei frati Cappuccini di Brindisi, costruita col concorso della popolazione appena al di fuori delle mura di città, fu eretta dopo il 1588 sull'area di un tempio già esistente e del quale venne utilizzata una parete laterale dove vi era l'affresco del XIII secolo con la rappresentazione di Santa Maria della Fontana, che dava il nome al precedente edificio sacro. I padri del terzo ramo dell'unico grande albero piantato da Francesco d'Assisi scelsero di edificare la propria chiesa e il convento in un luogo che rispecchiava perfettamente le intenzioni della regola cappuccina, ossia al di fuori della città, ma non così tanto lontani da impedire la loro missione di predicatori.
Nelle vicinanze sorgeva il monticello dell'Osanna, dove sino alla metà del secolo scorso la Domenica della Palme si leggeva l'Epistola e il Vangelo in lingua greca (leggi), e l'antica protocattedra di San Leucio, rimasta in piedi sino al 1720 nonostante fosse già un rudere.


Chiesa dei Cappuccini, interno

Oltre alla chiesetta vi erano la sacrestia e alcuni locali di servizio come la cucina, il refettorio e le venti celle disposte al primo piano, accessibili attraverso una scala interna e un apposito corridoio. Da qui si raggiungeva anche alla cantoria, o Coro di Notte, che permetteva ai frati di assistere al Mattutino senza scendere al piano inferiore. La sistemazione esterna comprendeva anche orti e giardini. La chiesetta era inizialmente intitolata alla Madonna della Consolazione, poi SS. Resurrezione, rappresentata in una statua e in un bassorilievo in cartapesta, quest'ultima donata nel 1966 al Carcere Giudiziario di Brindisi, dove è tutt'ora esposta all'interno della cappella religiosa.
La ricca cronologia storica racconta le numerose vicende e le diverse trasformazioni, gli adattamenti e le tante modifiche, anche nella destinazione d'uso, subite dall'intero complesso che ne hanno profondamente alterato l'immagine ed in alcuni casi anche la struttura originaria. Nel 1865 l'intero complesso conventuale "venne adibito a ricovero per malati di colera, in quanto l'ospedale civile in piazza Duomo era sottodimensionato per tale emergenza e inoltre il sito extraurbano del convento ne favoriva l'uso per i contagiati da malattie infettive" (Studio Pignatelli, 2007). L'anno successivo il piccolo istituto religioso subì la soppressione ratificata dal governo post-unitario, venne quindi incamerato dal Demanio per essere destinato ad usi di pubblica utilità. All'epoca nelle due stanze adibite a sagrestia vi era una cisterna, mentre su uno dei lati della chiesetta si sviluppava un chiostro con tre porticati coperto da volte, al centro del quali c'era un pozzo con colonne di pietra; completavano la struttura il refettorio con la cucina, il lavatoio, due stalle e un deposito per il fieno.


La facciata prima dei lavori di restauro del dopoguerra

Sulla parte esterna si sviluppavano i due ampi giardini ricchi di alberi da frutto, uno a sud e l'altro a ovest, probabilmente proprio per la presenza di queste superfici coltivabili dove poter fare esercitazioni pratiche, il Municipio brindisino nel 1868 decise di istituire qui il Comizio Agrario, una scuola- podere dove si tenevano corsi elementari e di agraria per ragazzi orfani, furono allora edificati nuovi e più capienti locali e trasformati quelli già esistenti, così da poter ospitare circa cento alunni. A loro si devono nuove tecniche di coltivazione poi diffuse in tutto l'agro. La colonia chiuse vent'anni dopo, quando la struttura fu riadattata a ospedale per i malati di colera. Un interessante acquerello del leccese Salvatore Quarta, eseguito nei primi giorni del 1890, mostra lo stato dell'edificio all'epoca.


La Chiesa dei Cappuccini in un acquerello di Salvatore Quarta del 1890 (coll. Sciarra)

Su pressante richiesta della popolazione residente in zona, nel 1896 venne riaperta al culto la sola chiesetta, con due localetti del primo piano ad uso abitazione del custode. Successivamente, per via delle epidemie morbose che attanagliavano la città, gli altri ambienti della struttura continuarono ad essere utilizzati come sanatorio e "lazzaretto", alcune stanze del convento furono in seguito occupati da famiglie povere, altre divennero ricovero per pastori ed animali per poi essere concesse in uso temporaneo alla Artiglieria da Costa e da Fortezza durante il primo conflitto mondiale. Nel 1934 il Comune deliberò di donare il fabbricato conventuale e i terreni annessi alla Provincia, affinché venisse costruito il nuovo ospedale grazie al lascito di Antonino Di Summa, la donazione escludeva però la chiesa e casa canonica, che rimase sede della parrocchia (istituita nel 1914) sino al maggio del 1966, quando si decise di costruire il nuovo e più ampio edificio sacro in via Monte Nero, collaudato nel marzo del 1975. L'antica cappella venne utilizzata per lunghi anni come deposito di attrezzature in disuso e come archivio dell'ente ospedaliero, per questo motivo si decise di rimuovere l'altare maggiore e la balaustra che delimitava il Presbiterio, mentre la stretta e lunga sala sul lato ovest venne adibita a bar. Le strutture murarie, già in buona parte compromesse soprattutto per le elevazioni realizzate nei decessi precedenti e per le tante infiltrazioni di umidità, subirono un continuo degrado anche per la mancanza di una regolare manutenzione. Il rischio di crollo di alcune parti era diventata reale, l'antica struttura rischiò persino di essere distrutta per far posto a nuovi padiglioni sanitari se non fosse intervenuta la Soprintendenza ai Monumenti già nel 1967, bloccando ogni iniziativa in tal senso.


La chiesa dei Cappuccini nei primi anni 60 (Fototeca F.Briamo in BAD)

La chiesetta voluta dai padri Cappuccini, che hanno dato il nome all'intero rione, è un piccolo scrigno prezioso, sconosciuto a molti, restituito alla fruizione e al culto dopo i lavori di consolidamento e restauro ultimati nel 2007, nell'occasione furono ottimamente recuperati tutti i paramenti murari e i diversi apparati decorativi. All'interno vi sono alcuni piccoli altari in pietra arricchiti con statue di santi, tra essi c'era anche il bel gruppo statuario della Consolazione, raffigurante il Cristo e la Madre ai suoi piedi: il simulacro oggi nella chiesa parrocchiale, è oggetto di particolare culto e devozione e continua ad essere portato in processione per le vie del quartiere, come avveniva in passato. Il secondo altare della navata di sinistra è strutturato come un'edicola che accoglie l'interessantissimo affresco duecentesco raffigurante la Vergine con Bambino, oggi visibile sino alla base: la pittura già nell'antichità prendeva il titolo di "Madonna della Fontana", denominazione forse influenzata dalla vicinanza alla fontana voluta dal principe Tancredi o, più probabilmente, per la prossimità alla cattedrale di san Leucio, al cui fonte battesimale, secondo la tradizione, il santo battezzò 27mila persone in una sola volta. Singolare anche l'architrave in pietra leccese visibile sulla porta della sacrestia, è scavato in maniera da formare tre piccole lunette nelle quali si notano tracce di ornamenti colorati, così come le cornici modanate in carparo applicate sui muri e intorno ai pilastri al centro della chiesa, oltre ai piccoli capitelli scolpiti in pietra leccese presenti nel corridoio del primo piano, sui quali si scorgevano alcune tracce di colore originale.


Processione della Consolazione per le vie del rione nel 1967 (ph. G. Catanzaro)

Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n. 243 del 25 marzo 2022

Fotogallery (clicca per ingrandire)
Navata principale
e gli altari in pietra
Navata laterale
con gli altari
Ingresso e il
Coro di Notte
Corridoio con ingressi alle celle
Affresco di S.Maria della Fontana
Altare con affresco di
S.Maria della Fontana
Le lunette dell'architrave sulla porta della sagrestia
Gruppo stauario della Consolazione
Statua in cartapesta della Madonna Consolazione (oggi nel carcere)
Interno della chiesetta anni '60
(ph F. Briamo)
interno della chiesa destinato ad archivio (1970)
La chiesetta vista dall'alto nel 1970

Documenti correlati:

» Scheda descrittiva a cura dell'Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiasitici

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