Chiese - MADONNA DELLA SCALA
LA
CHIESETTA DELLA MADONNA DELLA SCALA, UN TRISTE DESTINO
ORMAI SEGNATO
L'edificio sacro fu realizzato
nel XII secolo dalla colonia degli Amalfitani, da alcuni
anni è chiuso al culto per le precarie condizioni
strutturali legate principalmente al tetto pericolante,
ormai compromesso
Brindisi. Chiesa della Madonna
della Scala. Esterno (2021)
Nel centro storico
di Brindisi, tra il dedalo antico di viuzze di quello
che fu l'antico insediamento della colonia amalfitana
risalente alla seconda metà del XII secolo, in
pochi si accorgono della presenza di una modesta chiesetta,
confusa nella monocromia della stradina. L'intero rione
prendeva il nome proprio da questo edificio sacro, intitolato
originariamente a Santa Maria di Scala, poi modificato
in "della Scala", toponimo originato proprio
dal principale luogo di provenienza della comunità,
l'antico e nobile borgo di Scala, la pittoresca località
arroccata all'interno della costa campana affacciata
sul mar Tirreno.
Il rione, sull'altura
che domina il Seno di Levante del porto interno, nonostante
i sostanziali ammodernamenti otto-novecenteschi mantiene
ancora oggi il tipico aspetto medievale, qui aveva sede
anche l'ufficio del Console, con funzioni di "giudice
del mare", della comunità esule dalla
più antica Repubblica marinara. Gli Amalfitani,
infatti, erano un popolo di navigatori e di mercanti
che scelse "il miglior porto del mondo",
quello di Brindisi (R. Muntaner, XIII sec.), per proseguire
gli avviati traffici commerciali con l'Oriente dopo
la conquista normanna della loro terra d'origine. Brindisi,
già dai primi anni dell'XI secolo, tornò
a esercitare un ruolo nevralgico nel commercio marittimo,
una florida attività che era principalmente nelle
mani degli Amalfitani e dei Pisani, questi ultimi acquartierati
fuori dal centro abitato nella contrada che conserva
ancora il nome di Tor Pisana, ma anche di mercanti Veneziani
e Genovesi. "
in città sorsero
arsenali, magazzini per la custodia delle merci e si
procedette al raddoppio dei navigli - scrive lo
storico dell'arte Teodoro De Giorgio, autore
di un importante lavoro di ricerca presentato e pubblicato
negli atti di un convegno tenutosi ad Amalfi nel dicembre
del 2017. "Gli Amalfitani esportavano a Brindisi
doghe per botti, legnami, vini, salumi, frutta secca,
profumi e filati pregiati ed importavano grano, olio,
vino, formaggi, carrubi e altri materiali di consumo",
spiega ancora lo studioso nella sua accurata relazione,
dove indica i ruoli ricoperti da alcuni esponenti della
comunità, facenti parte di nobili e ricche famiglie
scalesi e ravellesi, come i Pironti, Rogadeo, Rufolo,
Muscettola, Castaldo, De Maurone, de Pando, Russo e
Bove, ormai stabilmente insediate a Brindisi. Costoro
assunsero un determinante ruolo politico all'interno
della società brindisina, mantenendo ottimi rapporti
e grande sintonia con i principali poteri civili e religiosi
locali: contribuirono attivamente "allo sviluppo
delle dinamiche economiche cittadine" ed offrirono
opere pubbliche lasciate in "memoria della loro
presenza con donazioni e rendite in favore del Capitolo
metropolitano". La centralità della
colonia amalfitana nella vita e nella finanza cittadina
si intuisce dalla collocazione del loro arsenale e dei
depositi delle mercanzie, posti "in una delle
aree strategiche del porto - chiarisce ancora De
Giorgio - che si estendeva dall'attuale sede della
Guardia Costiera alla stazione marittima, nel tratto
finale della Rua Magistra".
"Tra le prime,
e più importanti, imprese artistiche condotte
dai 'negotiatores' amalfitani a Brindisi vi fu proprio
l'edificazione, con dedicazione a Santa Maria di Scala,
della chiesa rionale, nota anche sotto il titolo di
'Santa Maria Amalfitana', quale devota manifestazione
di affetto nei confronti della principale protettrice
della loro patria natia", un edificio che oggi
conserva molto poco del suo impianto originario, avendo
perduto nel tempo numerose caratteristiche architettoniche
per i numerosi interventi eseguiti. Già dopo
la metà dell'800 la chiesa, sotto il nome di
Madonna della Scala, aveva subito una notevole
alterazione del suo aspetto originale: la navata venne
in parte ridotta, la sagrestia alienata, il campanile
demolito e la facciata interamente rimaneggiata. Già
nell'ultimo decennio del secolo i residenti del quartiere
sottoscrissero, senza esito, una petizione all'ispettore
demaniale per ottenere il ripristino degli ambienti
ecclesiastici. La storia, come vedremo, si è
ripetuta inconsapevolmente nel secolo successivo, quando
per manifesta indifferenza da parte delle autorità
competenti, furono ancora una volta gli abitanti del
vicinato a prendersi cura dell'edificio sacro, soprattutto
dopo il restauro del 1986 voluto da don Ferruccio
Biasi, che vide il consolidamento della struttura,
la realizzazione della controsoffittatura e la posa
di un nuovo pavimento.
Chiesa della Madonnna della
Scala. Interno. Altare maggiore con dipinto del prof.
Alessandro Briamo (BAD
1963)
Tra i pochi elementi
originali rimasti, vi è la croce in pietra con
alla base l'interessante giglio angioino degli Salesi
visibile sul timpano della facciata, mentre all'interno,
in una piccola nicchia dietro l'altare, si scorge l'affresco
della Madonna della Scala (120 x 70 cm), un'opera di
autore sconosciuto e datazione indeterminata. Nonostante
lo stato non ottimale di conservazione, si possono notare
due immagini mariane diverse: quella sottostante più
scura e austera, poco leggibile, l'altra molto colorata
e vivace, composta da tre figure, l'angelo che si arrampica
su una scala (un chiaro riferimento a uno dei simboli
della Passione di Cristo), la Vergine con un velo giallo,
il manto blu e la veste rosa, mentre cinge sul braccio
sinistro il Bambino biondo. La raffigurazione fu occultata
probabilmente alla fine dell'800 "poiché
ritenuta troppo moderna e popolareggiante",
infatti l'assenza dell'aureola, la pettinatura e il
trucco degli occhi sono elementi che - verosimilmente
- furono giudicati poco consoni a una Madonna. Dov'era
la nicchia venne posto il dipinto eseguito nel 1903
del prof. Alessandro Briamo su commissione del
sindaco Federico Balsamo, un olio su tela raffigurante
le medesime Figure Sacre (una nota indica che per il
bambino posò Natale Caravaglio). Dopo
i restauri la tela fu posizionata sulla parete laterale
della chiesetta, mentre l'interno venne arricchito,
nel tempo, con alcune opere a tema religioso, più
o meno importanti, su tutte la preziosa statua della
Madonna del Carmelo con Bambino restaurata nel
1999 da Vincenzo Caiulo, un intervento a cura
del Soroptimist International Club di Brindisi.
Fotogallery - clicca per ingrandirle
(vietata la riproduzione)
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Croce con giglio angioino
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Affresco della Madonna della
Scala
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Statua Madonna del Carmine
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"Qui il giorno
dell'Ascensione, per conservare un'immemorabile consuetudine,
vi si recano le confraternite ed il Capitolo a recitarvi
le preghiere di rito" scriveva nel 1897 il
canonico Pasquale Camassa, una celebrazione mantenuta
sino alla metà del secolo scorso con la contestuale
festa rionale dedicata alla Madonna della Scala, con
lo svolgimento delle funzioni religiose, l'installazione
di luminarie per le strade del quartiere e la benedizione
dell'intera area a sud est della città.
Brindisi. Chiesa Madonna della
Scala. Esterno dall'alto (cerchiata la parte del tetto
collassato)
Brindisi. Chiesa Madonna della
Scala. Particolare del tetto collassato
Da alcuni anni ormai
l'edificio sacro è chiuso e occultato da un guscio
di degrado e d'incuria, tra il colpevole disinteresse
generale. Sin quando è stato possibile un gruppo
di devote della zona si è prodigato quotidianamente
per tenere aperta la chiesa: le volontarie oltre a pulire
e ordinare l'ambiente, si prendevano cura degli arredi
sacri e si facevano carico persino del pagamento dell'utenza
elettrica, ma quando la Caritas diocesana ha deciso
di utilizzare il locale come magazzino, hanno desistito.
L'ingresso è inibito per evidenti motivi di sicurezza,
seri problemi di infiltrazioni e un probabile cedimento
strutturale di una ampia parte del soffitto, seriamente
deformato e ormai compromesso, possono pregiudicare
la stabilità dell'intera costruzione; i ripetuti
appelli al parroco sono sempre rimasti inascoltati,
nulla si è fatto per salvaguardare questo piccolo
e suggestivo luogo di preghiera. Già negli anni
Settanta del '900 il prof. Alberto Del Sordo
scriveva: "la chiesetta, chiusa al culto e priva
di manutenzione, s'avvia di giorno in giorno verso il
crollo per l'infiltrazione d'acqua piovana, che sta
operando lo spappolamento del tetto", ma all'epoca
fortunatamente si riuscì a porre rimedio.
Si ringrazia per
la collaborazione i sigg. Angela e Bruno Di Maria
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.185 del 5/2/2021
Bibliografia:
- Teodoro
De Giorgio, Insediamenti e imprese artistiche degli
Amalfitani a Brindisi tra XII e XIII secolo
in Gli Amalfitani nella Puglia medievale. Insediamenti,
fondaci, vie e rotte commerciali, relazioni artistiche
e culturali, Atti del convegno (Amalfi, 15-16
dicembre 2017), Amalfi 2020, pp. 465-477.
- Pasquale
Camassa, Guida di Brindisi, 1897, pp. 51-2
- Giacomo Carito, Brindisi in
età sveva, in Federico II e Terra d'Otranto,
Atti del secondo convegno nazionale di ricerca storica,
Brindisi 16-17 dicembre 1994, Brindisi 2000
- Alberto Del Sordo, Toponomastica
Brindisina, Il centro storico, Fasano 1988,p.
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