LE STORIE DELLA NOSTRA STORIA
LA COLONNA DI
PIAZZA CRISPI: DONATA DA ORIA DOVE ORNAVA L'OSANNA
Per secoli è stata il simbolo dellattuale
piazza Lorch: fu donata in occasione dellistituzione
della nuova Provincia e posta dinanzi alla stazione
ferroviaria.
Da tempo gli oritani ne chiedono la restituzione
Al centro dell'aiuola
di Piazza Francesco Crispi, proprio di fronte all'ingresso
della stazione ferroviaria, tra le piante ornamentali
si scorge una colonna di granito ornata da un raffinato
capitello corinzio di forma tronco conica, un monumento
apparentemente privo di significato ma che in realtà
cela una storia piuttosto movimentata, tutta da conoscere.
Piazza Crispi negli anni '60,
con al centro l'aiuola con la colonna in granito
Secondo fonti accreditate,
la colonna sino al 1927 era collocata a Oria, in Piazza
San Domenico (oggi chiamata Piazza Lorch, dopo il gemellaggio
con la cittadina tedesca), e rappresentava un punto
di riferimento importante per il rito dell'Osanna,
l'antica tradizione storico-religiosa particolarmente
sentita dalla comunità locale. La Domenica delle
Palme infatti, così come avveniva anche a Brindisi,
si celebrava una processione molto partecipata dal popolo,
condotta dal clero diocesano e dalle diverse confraternite
locali: dalla piazza della Cattedrale il corteo percorreva
le strade cittadine pregando e cantando, sino a giungere
all'ampia piazza poco oltre Porta Manfredi. Qui il rituale
si completava con il giro intorno "allu Sannai",
era detta così la colonna di granito sormontata
dal capitello e da una croce poggiata su una piattaforma
quadrangolare, posta su una base con quattro scalini,
come si evince anche dalle immagini d'epoca, proprio
davanti alla chiesa dei Domenicani. La tradizione racconta
che girando intorno ad essa, gli uomini in senso orario
e le donne in senso opposto, si cantava "Parma
sobbra lu Sannai, nnatra sittimana nnai" e
si gettavano sulla colonna, in segno di omaggio, i rametti
delle palme (S. Musco, 2016). Dopo la benedizione dei
ramoscelli di ulivo, la lettura dei Salmi e dei passi
del Vangelo (a Brindisi tutto ciò avveniva in
lingua greca), si deponeva un ramo di ulivo sulla Croce
in cima alla colonna, a quel punto la processione faceva
ritorno alla Cattedrale.
Immagine d'epoca di piazza san
Domenico (oggi piazza Lorch) con la colonna dell'Osanna
"Da alcune
fonti emerge che il rito dell'Osanna non si limitava
solo all'aspetto religioso - spiega Marcello
Semeraro, studioso di araldica e sigillografia,
e storico locale - ma rappresentava anche un'occasione
di socialità, di incontro e di corteggiamento
tra i giovani dell'epoca". Un'aspetto che,
anche in questo caso, trova una stretta affinità
con l'analogo rituale che si svolgeva a Brindisi. "Dopo
la rimozione dell'antica colonna - afferma lo studioso
oritano - al suo posto venne collocato il Monumento
ai Caduti (poi risistemato altrove nella nuova piazza):
ricordo che fino agli anni '90 nei giorni festivi, durante
le uscite e le domeniche mattina, si era soliti 'girare
a San Domenico' (si diceva così nel gergo locale),
sempre in senso orario e antiorario rispettivamente
per gli uomini e le donne. È probabile che questa
usanza sia derivata proprio dall'antico rito dell'Osanna.
Si tratta ovviamente di un'usanza secolarizzata, ma
la continuità, a mio avviso, esiste".
È questa una tradizione molto antica, certamente
uno degli ultimi rimandi al rito greco dell'intero Salento,
conservato per secoli dalle numerose colonie elleniche
qui stabilite durante la lunga dominazione bizantina.
"La scelta del luogo - chiarisce ancora
Semeraro - potrebbe non essere stata casuale. Quella
che oggi è Piazza Lorch sorge sul colle chiamato
San Basilio, che in epoca bizantina ospitava un insediamento
rupestre extra moenia. Nel periodo della seconda colonizzazione
bizantina, grazie soprattutto all'opera del grande vescovo
Teodosio, rito greco e latino convivevano tranquillamente
in Oria".
Oria. La colonna dell'Osanna
(archivio Marco Greco)
Quando nel gennaio
del 1927 Brindisi venne proclamata capoluogo di una
nuova provincia italiana, il podestà di Oria,
Rocco Greco, decise di donare proprio la colonna
dell'Osanna alla nostra città per festeggiare
l'importante riconoscimento, ma anche per dimostrare
fedeltà al partito fascista. Senza atti formali
e senza avvertire la popolazione, la colonna venne smontata
e portata a Brindisi, dove fu depositata per qualche
anno in attesa di una definitiva collocazione. Solo
successivamente, infatti, si decise di posizionarla
sul piazzale antistante la Stazione ferroviaria: in
questo largo, dedicato dal marzo del 1928 al patriota
risorgimentale Francesco Crispi, originariamente
doveva essere installato il Monumento ai Caduti del
noto scultore brindisino Edgardo Simone, vennero
persino appaltati anche i lavori per la sistemazione
dell'area e la realizzazione delle fondamenta utili
a sostenere la grande opera scultorea, ma la forte disapprovazione
espressa dall'artista per il luogo ritenuto poco adatto,
portò le autorità locali a scegliere un'altra
destinazione.
La documentazione disponibile presso l'Archivio di Stato
di Brindisi certifica che sino alla fine del 1931, quando
venne deciso di spostare i pali del telegrafo, al centro
della piazza vi era una semplice aiuola bordata con
una palma e delle piante da fiore, probabilmente la
stessa che vediamo oggi e che due anni prima aveva sostituito
la cosiddetta "lampada elettrica", un inestetico
ed alto palo della luce. Ma di atti formali che attestino
il trasferimento e la collocazione definitiva della
colonna di Oria non si è trovata traccia.
Brindisi, piazza Crispi e la
Stazione ferroviaria con davanti la colonna in granito
Da quel momento nella
caratteristica cittadina fondata dai cretesi, la radicata
tradizione della processione del "Sannai"
non si è più celebrata, proprio per la
mancanza dell'importante e simbolico riferimento. Nel
febbraio 2011 l'associazione Archeoclub di Oria,
a firma del presidente Barsanofio Chiedi, inviò
all'allora sindaco di Brindisi Domenico Mennitti,
e per conoscenza al presidente della Provincia Massimo
Ferrarese, una richiesta di restituzione dell'antico
elemento architettonico molto rappresentativo della
tradizione cittadina, ritenendo indecorosa l'attuale
ubicazione anche in considerazione del suo valore storico.
La colonna in granito, difatti, in epoca romana venne
utilizzata per abbellire ville o persino il tempio di
Saturno esistente sull'acropoli, fu poi reimpiegata
nella costruzione della Cattedrale romanica che ne prese
il posto. Delle quattordici colonne in granito verde
e in marmo bianco, scanalate e lisce, che separavano
le tre navate, solo due furono riadoperate nella sua
ricostruzione, avvenuta sullo stesso luogo, a seguito
del grave danneggiamento subito con il terremoto del
1743. Le altre vennero successivamente riutilizzate
a vari scopi in siti pubblici e privati, o come paracarri
nel borgo antico (D. D'errico, 2012).
Brindisi, piazza Crispi. La
colonna in granito (Dic. 2020, clicca per ingrandire)
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La colonna di Piazza
Crispi è alta poco più di due metri, escluso
il capitello corinzio riccamente decorato con una serie
di foglie d'acanto stilizzate (I sec. a.C.- II sec d.C.);
è costituita da una base "a due tori"
(un doppio anello, tipico dell'età augustea)
e di un fusto cilindrico che oggi appare di color grigiastro,
così come quelle simili collocate all'ingresso
del cimitero monumentale e nel cortile dell'arcivescovado
di Oria. Sulla parte che guarda verso Corso Umberto
appare inciso un testo latino di non facile lettura,
un attento esame - e l'efficace intuizione del prof.
Carito - ha permesso di individuare la frase
scolpita: "Brundisium longae finis chartaeque
viaeque est" (Brindisi è la fine
del lungo viaggio e del racconto), è la frase
finale della "Satira" di Orazio, la
narrazione dell'itinerario da Roma a Brindisi intrapreso
dal poeta, insieme a Mecenate e a Cocceio
Nerva, nella primavera del 37 a.C., come missione
diplomatica per tentare una riappacificazione tra Antonio
e Ottaviano.
L'incisione non sembra antica, molto probabilmente fu
realizzata in occasione della collocazione della colonna
nella piazza antistante lo scalo ferroviario, meta per
antonomasia di lunghi viaggi. Tutto ciò può
essere contestualizzato ai vari interventi commissionati
dall'allora ispettore alle antichità Luigi
De Laurentis, noto per la sua apologia della "Brindisi
romana", e per questo decise di dare alla città
un tipico aspetto imperiale, disseminandola di resti
antichi.
Particolare dell'incisione sulla
colonna in granito di Piazza Crispi
La comunità
oritana, una delle più attive sotto il profilo
storico culturale dell'intera provincia, continua a
sperare nel possibile ritorno nel luogo d'origine del
bene monumentale, una eventualità che potrebbe
finalmente concretizzarsi con un formale accordo tra
le rispettive autorità locali.
Giovanni Membola
per Il 7 Magazine n.184 del 29/1/2021
Bibliografia
- Daniela D'errico, Contributo alla conoscenza
di Oria cristiana nel Medioevo in Città
e Campagna in Età Sveva, atti delle "Giornate
di studio sull'Età Sveva" - 1 edizione
(Oria, 29-30 novembre 2008, a cura di Luigi Neglia,
Bari 2012, pp.187-206
- Serena Musco, Oria, il Monumento ai Caduti,
a cura del Servizio Civile Nazionale, Oria 2016 pp.18-19
- Archivio Storico del Comune di Brindisi, Cat. 10,
class. 7, fasc. 104, Lavori di sistemazione di
Piazza Crispi e fondamenta per il Monumento ai Caduti.
1928
- Archivio Storico del Comune di Brindisi, Cat. 10,
class. 7, buste 4, 8, 15, 19, anni 1881 - 1945
- Archivio Storico del Comune di Brindisi, Cat. 12,
class. 13, b.3, anni 1915-1941
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