MONUMENTI
I CROCIFISSI MIRACOLOSI,
TRA FEDE, STORIA E UN PO’ DI LEGGENDA
Quattro opere ligne brindisine accomunatie da racconti
popolari, tra naufragi e dita spezzate
Le pratiche devozionali
nei confronti di statue e Crocifissi “venuti dal
mare” mantengono spesso inalterato il fascino
plurisecolare di tante comunità cristiane e di
cultura marinara. Le zone di confine, come la nostra,
diventano spesso luoghi dell’immaginario mitico
e religioso di particolare rilevanza, dove alcuni eventi
sono spesso narrati come miracolosi, restando conservati
e rafforzati nella memoria popolare per generazioni.
Brindisi, al centro delle più importanti rotte
militari e mercantili tra le sponde del Mediterraneo,
ha visto l’arrivo da Oltremare di artisti e di
maestranze che hanno favorito l’interscambio del
sapere nel campo delle arti, ma anche di reliquie e
statue di grande venerazione, come lo straordinario
Crocifisso ligneo conservato nella
chiesa del Cristo dei Domenicani, ritenuto
da sempre prodigioso.
Il Crocifisso della chiesa del
Cristo dei Domenicani
La preziosa opera,
che ha dato il titolo alla chiesa sino al secolo scorso,
risale alla prima metà del XIII secolo ed è
considerata tra le più rilevanti testimonianze
artistiche medievali nel contesto regionale, attribuita
da più studiosi ad un intagliatore tedesco o
ad un artista italiano influenzato dalle forme scultoree
della civiltà nord europea. La sua diffusa venerazione
in tutto il territorio salentino è dovuta all’antica
leggenda che gli attribuisce poteri miracolosi risalenti
al suo arrivo a Brindisi. Il racconto narra di una nave
veneta partita da Alessandria d’Egitto che, dopo
una navigazione particolarmente travagliata e per una
violenta burrasca, fu costretta a riparare nel porto
di Brindisi. Sull’imbarcazione viaggiava anche
un mercante veneziano, tale Giovanni Cappello,
di ritorno in patria dopo aver acquistato in Terrasanta
un crocifisso in legno ed altri cimeli sacri, costui
approfittò della sosta forzata nella rada brindisina
per incontrare il superiore del convento dei Domenicani,
suo conoscente originario di Bergamo, città soggetta
alla Repubblica della Serenissima, il quale sentendo
del crocifisso, pregò l’amico veneziano
di poterlo esporre per un giorno nella chiesa così
da essere venerato dal popolo brindisino. Ma quando
si trattò di rimuoverlo per riportarlo sulla
nave, nessuna “forza umana” riuscì
a smuovere la statua da quel luogo, sembrava diventata
pesantissima, pertanto il Cappello si accontentò
di tornare a Venezia con il solo indice della mano destra
di quel Cristo in Croce.
Crocifisso della chiesa del Cristo
dei Domenicani. Particolare del dito spezzato
Tale evento, che
la credenza popolare volle attribuire alla “volontà
di Dio” il “non partire da quel luogo”,
trova diverse analogie con simili simulacri di altre
località italiane, giunti anch’essi dal
mare durante le tempeste. In provincia di Brindisi ve
ne sono ben due, il “Cristo del naufrago”
di Torchiarolo e l’omologo crocifisso di Serranova.
Il primo, ora custodito in un elegante tabernacolo nella
chiesa matrice della cittadina salentina, giunse sul
nostro litorale a bordo di un vascello veneziano diretto
ad Oriente, che il forte vento di tramontana e un’improvvisa
bufera notturna lo fecero inabissare. Il capitano, l’ultimo
a lasciare la nave dopo aver cercato in ogni modo di
condurla in salvo, abbracciò “come un’ancora
di salvezza” un crocifisso in legno e si gettò
in mare gridando: “Signore, con Te nella vita
e nella morte. O ci salveremo insieme o insieme affonderemo”.
Al mattino il prode marinaio si trovò sano e
salvo su una spiaggia disabitata nei pressi di Lendinuso,
e tenendosi sempre stretto a quella Croce, raggiunse
il vicino paese di Torchiarolo dove giurò di
lasciare il suo Salvatore in una chiesa da far sorgere
proprio lì, in Suo onore, “da cui continui
a dispensare grazia a chi a Lui ricorre con fede e amore”.
Il Crocifisso, compatrono del paese salentino, ha mantenuto
attraverso i tempi una importante funzione devozionale
in tutta la popolazione locale, è celebrato e
venerato con grande partecipazione dall’intera
comunità religiosa, com’è provato
dalla ininterrotta tradizione di accostare questo nome
di battesimo a tanti torchiarolesi: Crocefisso per i
maschi e Crocefissa per le donne (poi quasi sempre ridotti
nei tipici Pisso o Pissa), un modo per affidare l’infante
alla protezione della miracolosa effigie.
Il Crocefisso del Naufrago di
Torchiarolo
Dal mare giunse anche
il Crocifisso di Serranova, ora conservato
nella cappella attigua al castello feudale della borgata
carovignese. Pure in questo caso la statua del Cristo
in croce è legata alla memoria di un naufragio,
avvenuto sempre nel medioevo, questa volta però
sulla costa a nord di Brindisi: il mare in tempesta
e un violento temporale causarono l’affondamento
di un naviglio nei pressi di Torre Guaceto, l’equipaggio
riuscì a salvarsi miracolosamente grazie all’intercessione
di quell’immagine sacra in legno intagliato del
XVII secolo, i marinai decisero per questo di donarla
alla chiesetta del villaggio come segno di devozione
e per grazia ricevuta.
La tradizione popolare attribuisce al crocifisso poteri
miracolosi, ogni anno infatti, nel mese di maggio, veniva
portato in processione per scongiurare ogni tipo di
calamità naturale.
Di racconti sull’arrivo
prodigioso di statue e crocifissi dal mare ce ne sono
tanti, in tutta la penisola, il mare infatti “nella
simbologia biblica […] è il paradigma
di tutte le forze della natura incontrollabili e ostili
che attentano alla vita e alla sicurezza degli uomini
– spiega in una pubblicazione la prof. Alessandra
Pasolini - potenze avverse che Dio deve vincere
per far prevalere il suo disegno salvifico”.
Il Crocifisso del Cristo nero
o degli zingari di Latiano
Anche il “Cristo
degli zingari” di Latiano trova alcune
attinenze ed interazioni con la leggenda del Crocifisso
dei Domenicani di Brindisi. In questa circostanza non
ci sono navi, tempeste e marinai, ma una carovana di
nomadi in sosta da qualche giorno nel paese dell’entroterra
messapico.
Terminata la permanenza, raccolsero tutta la loro mercanzia,
la sistemarono in alcune casse e la caricarono sulle
carovane, ma uno di questi bauli non si riusciva in
alcun modo a sollevare da terra: cercarono di alleggerirlo
togliendo alcuni oggetti dall’interno, fu alzato
dopo diversi tentativi e solo quando dalla cassa venne
estratto “un Crocifisso nero” alto
appena 71 centimetri, dal peso modesto. Gli “astanti,
quasi tutti curiosi”, che erano nei pressi
della locanda dove avevano sostato gli zingari e avvenne
l’episodio, rimasero impressionati e “a
tal vista si scoprirono il capo devotamente”,
fu chiamato a quel punto il parroco del luogo “che
portò l’immagine in processione”.
Gli zingari decisero così di cedere ai latianesi
quel “Cristo nero”
(per il colore scuro della statua) che evidentemente
voleva rimanere lì, a cui però vollero
staccare un dito della mano per conservarlo “con
devozione e memoria”, così come aveva
già fatto il mercante veneziano nella chiesa
dei padri Domenicani di Brindisi. La piccola scultura,
realizzata in legno di noce probabilmente nel XVI secolo,
è sorretta su una croce rivestita in argento,
e durante le festività la parte inferiore del
corpo del Cristo viene ricoperta con un prezioso drappo
azzurro ricamato in oro.
Sulle fondamenta della taverna latianese fu poi innalzata
la chiesa in onore del Crocifisso che divenne il protettore
della città, e dove oggi si conservano le reliquie
della Santa Croce e della Santa Spina di Nostro Signore.
I Crocifissi non
sono dunque una semplice raffigurazione simbolica, ma
la concretizzazione della presenza del sacro attraverso
la rappresentazione della passione e della morte di
Cristo, per questo sono da sempre ed ovunque molto venerati,
con molteplici forme rituali di religiosità popolare,
tra fede e leggende.
Testo di Giovanni Membola
per il settimanale "Il 7 Magazine" n. 148
del 16/5/2020
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Bibliografia:
- Angelo Sconosciuto. Il
triangolo dei Crocifissi miracolosi tra tempeste
e dita mozzate in Alceo, Giugno
2014
- Alessandra Pasolini. Il
mare e i suoi santi patroni. Dipinti votivi
e statue processionali (XVII secolo) in
Know the sea to live the sea - Conoscere
il mare per vivere il mare (atti del convegno
- Cagliari , 7-9 marzo 2019) a cura di Rossana
Martorelli, settembre 2019, p. 545 - 562
- Rosanna Alaggio. Brindisi
(vol. 8 della Collana Il Medioevo nelle città
italiane, diretta dal prof. Paolo Cammarosano
per il Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo
di Spoleto), 2015
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